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Abbiamo bisogno di un movimento anti-fascista radicale

Traduzione dell’articolo di Ash Sarkar pubblicato sul Guardian con il titolo “This isn’t just a culture war – we need a radical anti-fascist movement right now” (21 agosto 2018).

Mia madre era un’attivista anti-razzista negli anni ’70 e ’80. […] Sono cresciuta ascoltando le sue storie con lo stesso senso di meraviglia che potresti provare ascoltando le fatiche di Ercole: quelle vicende sono straordinarie, ma appartengono al passato […], certi mostri sono stati sconfitti da tempo. Il passato appariva così distante che avrebbe potuto anche essere mitologico.

In questi giorni vengo punita per la mia compiacenza. Le aggressioni antisemite sono ai massimi dal 1984, i casi di crimini d’odio a sfondo razziale sono aumentati dal referendum sull’UE e il discorso pubblico è diventato avvelenato nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo, questi migranti vulnerabili sono diventati il bersaglio di violenze e abusi verbali.

Il clima ostile è emerso mano nella mano con la crescita di un’estrema destra politicamente organizzata nel Regno Unito, sia online che nelle strade. […]

Non sorprende, quindi, che figure di spicco […] abbiano invocato la creazione di una nuova campagna nazionale per combattere “tutte le forme di razzismo, islamofobia e antisemitismo”. I fondatori della Lega Anti-Nazista (collegata a Rock Against Racism) hanno suggerito che un movimento politico e culturale rivitalizzato, che coinvolga artisti, rapper e musicisti, sarebbe una forza efficace nel combattere “la seria e crescente minaccia da parte della destra razzista e fascista”.

Nonostante condivida l’idea che abbracciare la vitalità e la gioia sia essenziale per non incappare nella tendenza della sinistra alle riunioni interminabili e sfiancanti, la cultura da sola non ci salverà dal razzismo. È sufficiente guardare agli Stati Uniti: l’industria culturale è indubbiamente progressista e, tuttavia, gli sforzi congiunti di YG, Mark Ruffalo e Beyoncé non sono riusciti a tenere Donald Trump fuori dalla Casa Bianca. Abbiamo bisogno di qualcosa di più della reiterazione dei valori di diversità e cosmopolitismo. Abbiamo bisogno di un network anti-razzista davvero radicale, che sia capace sia di mobilitare un’opposizione di massa quando l’estrema destra marcia che d’inserirsi nelle comunità così da contrastare l’abilità dell’estrema destra di presentarsi come chi difende la martoriata working class. […]

È importante riconoscere che la lotta al razzismo non si limita solo a proporre una scala di valori alternativa: bisogna anche prendere in considerazione come l’estrema destra gioca sulle difficoltà delle persone così da coltivare un senso di ostilità fra i bianchi e coloro che vengono categorizzati come migranti. […] È questo il terreno su cui gli anti-razzisti dovrebbero vincere […]. Affrontando le condizioni economiche immediate delle zone attorno alloro, gli attivisti anti-razzisti possono unire comunità apparentemente opposte fra loro e accorciare le distanze laddove l’estrema destra s’inserisce. […]

La sinistra ha scommesso che la piattaforma economica offerta da Jeremy Corbyn sarebbe stata sufficiente a mitigare l’attrattive di politiche di destra violente e non inclusive. Ma potremmo anche dover attenere altri quattro anni prima delle elezioni generali. Anche se il Labour fosse il favorito, è essenziale iniziare a trasformare il panorama politico che un governo Labour potrebbe ereditare. […]

Una ravvivata Lega Anti-Nazista non deve reinventare la ruota o aspettare quell’importantissimo endorsement di Stormzy. Vincere la guerra della cultura semplicemente non è abbastanza. Invece, le azioni anti-razziste devono essere radicate nelle esperienze della working class […] e lavorare per migliorare, adesso, le condizioni economiche più debilitanti.

Foto: Christopher Thomond/The Guardian

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