Oggi prende il via, a Carpineto, un seminario a “porte chiuse“, che, su iniziativa di un gruppo di militanti e di intellettuali, proverà a ragionare per qualche giorno su come rilanciare la teoria e la prassi di una politica socialista in Italia. Questi appunti sono scritti pensando alla discussione che si proverà a fare insieme, e al percorso di formazione, elaborazione, comunicazione e aggregazione che è sempre più necessario e urgente costruire nel nostro Paese.

1. Il socialismo è una visione del mondo, della società, dell’uomo, che si fa storicamente programma, strategia e organizzazione.

2. Al centro del socialismo, come suo principio e fondamento, c’è l’idea di superare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e rimuovere gli ostacoli alla libera e piena autodeterminazione di ogni persona.

3. Il socialismo non è un modello astratto di giustizia, ma il farsi politica, mediato e strutturato dalla ragione, del desiderio di felicità della grande maggioranza degli esseri umani.

4. Ciò che più di ogni cosa distingue e connota il socialismo è l’idea che la trasformazione sociale passi attraverso la messa in comune delle leve fondamentali della ricchezza e del potere.

5. Uno Stato forte, autorevole, trasparente, partecipato, democratico, efficiente è lo strumento decisivo di un programma socialista. Uno Stato imprenditore, innovatore, regolatore, pianificatore strategico, ridistributore di ricchezza e potere, creatore di sviluppo e benessere.

6. L’esperienza degli ultimi secoli ha insegnato al socialismo l’importanza di conservare e valorizzare l’iniziativa privata. Un’economia socialista deve essere un’economia mista, in cui pubblico e privato cooperino armoniosamente per il bene comune. Ma il socialismo oggi vuol dire combattere senza esitazioni l’idea che un’economia capitalistica dominata dall’iniziativa privata sia in grado di risolvere i tremendi problemi che affliggono l’umanità.

7. Il socialismo deve farsi storia nella concretezza di nazioni, culture, popoli. Ma il socialismo non può mai essere nazionalista, poiché riconosce che l’emancipazione dell’uomo da parte dell’uomo, per avere solide basi, non può riguardare una sola parte dell’umanità.

8. Il socialismo è la forma storicamente più avanzata di umanesimo. L’umanesimo integrale che propone il socialismo assume pienamente il tema del rapporto tra l’uomo e la natura. La distruzione della natura è una forma di disumanizzazione del mondo, nonché uno dei segni più eloquenti del fallimento del modello capitalistico. Un programma socialista oggi è un programma ecologista, poiché la cura della natura è un aspetto decisivo di una società umana.

9. La colossale rivoluzione informatica in atto da decenni, unita alla sempre più irresistibile attrazione dei capitali verso la valorizzazione finanziaria, stanno sottraendo al capitalismo la capacità di creare lavoro, sviluppo e benessere. Per secoli, seppur attraverso immani ingiustizie, il capitalismo ha svolto la funzione progressiva di creare lavoro e una ricchezza sociale aggredibile dal conflitto. Oggi il capitalismo ha mantenuto questa funzione solo nei suoi segmenti piccolo e medio, che avrebbero bisogno anch’essi del sostegno di uno Stato forte. Il grande capitalismo è sempre più orientato a ridurre al minimo l’apporto del lavoro umano alla produzione e a cercare sempre più il suo nido confortevole nella rendita e nella speculazione finanziaria.

10. L’espulsione degli esseri umani dal lavoro, anche qualora fosse temperata da qualche reddito di sussistenza, non sarebbe una liberazione, ma una nuova forma di asservimento e di alienazione. Gli esseri umani sono animali sociali e la loro realizzazione avviene nella società. Al lavoro sfruttato possono, certamente, sostituirsi, magari attraverso una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, nuove forme di attività sociale, in rapporto con lo Stato e con la comunità. Ma questo implica un’organizzazione sociale radicalmente diversa da quella esistente. Ugualmente, la ridistribuzione della ricchezza prodotta dalla rendita e dalla speculazione finanziaria richiede un nuovo sistema di relazioni internazionali tra Stati grandi e forti, in grado di imporre reali ed elevate tassazioni e in più in generale un controllo politico alle grandi ricchezze.

11. Finanziarizzazione, robotizzazione, distruzione della natura, globalizzazione sono fenomeni che il capitalismo non è in grado di affrontare. Solo una svolta, una rivoluzione socialista può rimettere nelle mani dell’umanità gli strumenti per risolvere i problemi dell’umanità stessa.

12. Nella visione socialista del mondo, l’umano e il sociale non possono essere scissi. Se ciò vale per il lavoro, vale ugualmente per l’istruzione, la cultura e la salute. Il modello europeo di stato sociale, profondamente innervato dagli ideali socialisti e cristiani, non dev’essere solo difeso senza compromessi, ma rilanciato fortemente e esteso nel mondo. L’istruzione, la sanità, le pensioni, la protezione e la promozione della cultura, delle arti e delle scienze devono essere, tornare o diventare prerogativa e responsabilità del pubblico. Il socialismo ha sempre avuto una visione articolata del pubblico, che non esclude le dimensioni cooperativistiche, associazionistiche, partecipative e che non si limita alla sola sfera statuale in senso stretto. In ogni caso, nessuno di questi ambiti può più essere governato dalla ricerca del profitto.

13. Al fianco dello stato sociale, il socialismo vede altre funzioni e compiti decisivi per lo Stato. Uno Stato imprenditore, regolatore, pianificatore, creatore di sviluppo e di benessere, alla guida della conversione ecologica, attore decisivo di un nuovo sistema di relazioni internazionali e della costruzione di una nuova organizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Uno Stato che abbia una grande parte nella produzione del Pil e che dia regole e obiettivi ai privati. Uno Stato che si occupi anche di tutto ciò che non è misurato dal Pil. Uno Stato che sia il promotore e l’organizzatore di grandi processi di partecipazione popolare e democratica, attraverso cui far crescere la consapevolezza di ognuno di essere parte di una comunità e la responsabilità di assumerne e di rispettarne le decisioni.

14. Il socialismo, infine, sebbene non possa mai non essere un programma, non può mai essere solo un programma. Per sua stessa natura, per non essere in contraddizione con sé stesso, il socialismo implica un modo socialista di fare politica. La politica socialista deve prefigurare, testimoniare e costruire l’idea socialista di società. Il socialismo ha inventato i partiti popolari, l’idea moderna di militanza e di comunità politica, l’idea che solo associandosi e organizzandosi collettivamente gli sfruttati, gli oppressi e tutti coloro che vogliono trasformare lo stato di cose esistenti possono prevalere sulle forze della conservazione. Molteplici sono i contributi che la cultura socialista ha dato alla teoria e alla prassi della politica. L’Italia ne ha fornito uno immenso, attraverso l’opera di Antonio Gramsci, la sua teoria del partito, del blocco sociale, dell’egemonia, la cui vitalità e attualità sono testimoniati dall’ampiezza, oggi, degli studi gramsciani in tutto il mondo. Ma l’albero da cui attingere buoni frutti per ricostruire un’idea socialista della politica è estremamente ampio, sia nei rami della tradizione teoriche e delle esperienze storiche che nelle tante sperimentazioni concrete in tanti diversi Paesi negli ultimi anni.

Grande è la necessità e l’urgenza di farlo, perché, se tutte le idee hanno bisogno di organizzazione per entrare nella realtà, ciò è tanto più vero per quelle idee che, come il socialismo, vogliono cambiare alla radice l’assetto esistente della ricchezza e del potere.

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