Il mio debutto come candidato, la mia prima assoluta, è stata “benedetta” da 38.5 di febbre. Non ho potuto fare a meno di pensare che se mia mamma mi avesse fatto nascere di destra, piuttosto che affrontare l’inizio di una campagna elettorale in una fredda e umidissima sera di gennaio, sarei stato a letto con una tazza di brodo fumante, a lamentarmi come è giusto che sia per tutti i maschi appena il mercurio del termometro supera anche di poco i 37°. E a proposito di salute vorrei rassicurare Enrico Rossi: se per tutta la serata di ieri ha dovuto patire continui e fastidiosi fischi nelle orecchie, non ha di che preoccuparsi, trattasi non di pressione arteriosa ma delle mie maledizioni per avermi convinto ad accettare la candidatura! Comunque, influenza a parte, è stata una serata piacevole ed importante. Innanzitutto per la presenza, affatto scontata, di Massimo D’Alema che ha tenuto a battesimo oltre che a me, anche altri candidati del Collegio Foggia – BAT: Annetta Francabandiera, Cinzia Petrignano, Gianluca Ruotolo. Non scontata per un semplicissimo motivo. Si ripete, oramai stancamente e senza più alcun ritegno, che la candidatura di D’Alema non risponda ad altro se non ad un presunto desiderio di rivalsa e vendetta nei confronti di Matteo Renzi. Se così fosse, si sarebbe preoccupato unicamente della cura del suo collegio per garantirsi un’elezione affatto scontata. La sua presenza, prima a Manfredonia e poi a Cerignola, testimonia, al contrario, una generosità e una passione messe a disposizione di questa esperienza assolutamente nuova ed originale. Un’esperienza che oggi è alleanza elettorale ma che dal 5 marzo dovrà trasformarsi in un progetto politico compiuto, in un nuovo ed inclusivo partito della sinistra.

Sala piena, oltre 100 persone presenti, molte in piedi. Decisamente un successo per un tardo pomeriggio feriale. Sui quotidiani del mattino, e sui mezzi di stampa in generale, era ancora forte l’eco delle dichiarazioni di Romano Prodi e del suo endorsement a favore del PD con la motivazione che LeU non perseguirebbe l’unità del centrosinistra. Abbiamo il massimo rispetto per Prodi e per le sue convinzioni, ma vorremmo ricordargli che sull’argomento, caso mai le sue affermazioni e convinzioni fossero giuste, non sarebbe titolatissimo ad impartire lezioni. E qui ci viene di nuovo in soccorso Massimo D’Alema e una vicenda che lo riguarda da molto vicino, in quanto vittima di una fake news propinataci prima dell’avvento di internet e dei social. Siamo nella seconda metà degli anni ’90 e il centrosinistra, per la prima volta nella storia repubblicana, è al governo. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è proprio Prodi e D’Alema è il segretario del PDS. Si avvertono preoccupanti fibrillazioni in maggioranza e Prodi è deciso ad affrontare il Parlamento al fine di verificare la solidità della maggioranza. Affida ad Arturo Parisi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio il compito di assicurarsi che i “numeri” tornino e che non ci siano sorprese al momento del voto in aula. Parisi lo rassicura. D’Alema, al contrario , raccontano le cronache dell’epoca, non è affatto convinto che le cifre fornite da Parisi siano affidabili e chiede più volte a Prodi di rinviare la richiesta di fiducia e di dedicarsi a trovare soluzioni politiche che riportino serenità nella maggioranza. Il Professore, sollecitato e tranquillizzato da Parisi, preferisce non dargli retta. Come andò a finire e noto: governo a casa. Nasce, dopo qualche mese, il primo governo D’Alema e questa circostanza fa dimenticare tutto quello che era successo prima e diffonde la convinzione, non si sa da cosa supportata, che D’Alema abbia tramato per porre fine a quella esperienza di governo. “Quando un solo cane si mette ad abbaiare a un’ombra, diecimila cani ne fanno una realtà ”(Emil Ciroan). Tutta questa premessa per affermare due concetti.

Il primo. Quando la storia non sarà narrata soo da qualche solerte redattore del Gruppo L’Espresso, vorremmo che riconoscesse a D’Alema, e ,con lui, a noi che ne abbiamo condiviso scelte e percorso politico, una e solo una cosa: Massimo D’Alema è più bravo di Arturo Parisi in aritmetica!

La seconda. L’onestà intellettuale in politica è un valore consigliabile perchè facilmente riconoscibile da chi ti scolta. E magari chi ti ascolta, se ha già un po’ di capelli bianchi o è solamente curioso a prescindere dall’età, ricorda o scopre, che la reazione di Prodi alla sua sconfitta fu quella di crearsi un partito (quasi) personale, i Democratici, e a chi gli faceva notare che alle imminenti elezioni europee avrebbe sottratto voti al centrosinistra, rispose con un cinico e lapidario “competition is competition”. E basta così. Per ora.

Ma onestà intellettuale vorrebbe anche che lo snello programma di Liberi e Uguali fosse letto e commentato, magari anche criticamente, piuttosto che atteggiarsi come coloro che guardano il dito che indica anziché la luna. E’ il caso, ad esempio, della proposta di abolizione delle tasse universitarie e dell’introduzione di misure che favoriscano e rendano effettivo il diritto allo studio (borse di studio, case dello studente, ecc,). Innanzitutto non si capisce perchè ciò che già è realtà in molti paesi dell’Europa occidentale, non possa essere futuro prossimo nel nostro Paese. Ma soprattutto, ci sono proposte più efficaci che ci permettano di schiodarci dal penultimo posto in classifica per numero di laureati. E ancora, ci sono serie obiezioni di merito all’eliminazione del super ticket sanitario e, quindi, alla possibilità che milioni di nostri concittadini a basso reddito possano tornare decentemente a curarsi?

Noi abbiamo indicato proposte e coperture finanziarie ed è avvilente che la stragrande maggioranza dei mezzi di informazione si balocchi in discussioni su misure o inattuabili (fiscalità proposta dal centrodestra e 5Stelle) o inutili (bonus e decontribuzioni del PD. Giusto per non parlare della ventilata abolizione del canone RAI). Proprio questo è emerso dall’incontro di ieri e da qui la sua importanza: la convinzione e la consapevolezza che le nostre proposte, le nostre idee, i nostri valori, la nostra volontà di una società più giusta ed eguale, dovranno viaggiare sulle nostre gambe. Saremo noi, candidati e non, a doverle veicolare verso i nostri concittadini nell’unico modo che ci hanno insegnato: strada per strada casa per casa. Oddio, una campagna elettorale breve e in pieno inverno scoraggerebbe questa pratica, ma tant’è. Non abbiamo e non avremo tra i media chi ci dedicherà l’attenzione che pure meritiamo. I giochi sono fatti e questa ignobile legge elettorale li ha, di fatto, svelati. Sta a noi e solo a noi tentare di far saltare il banco. Ci proveremo. Tanto questa influenza, come la nottata di Edoardo, ‘a da passà.

Nella foto di copertina: Cerignola, la manifestazione elettorale di Liberi e Uguali: da sinistra, Luigi Pizzolo, Antonella Cappella, Massimo D’Alema, Annetta Francabandiera, Cinzia Petrignano

Commenti