Rossi GMI

Art.1, il nuovo inizio e la nuova classe dirigente

Enrico, i’ vorrei che tu e Roberto ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.

Nomi di battesimo a parte, le prime due quartine del celebre sonetto di Dante Alighieri ben si adatterebbero al “nuovo inizio”, ai primi passi di Art. 1 – Movimento Democratico e Progressista. Siamo in una fase delicata e particolare, stiamo dando vita, praticamente dal nulla da un punto di vista organizzativo, ad una nuova forza politica che ha l’ambizione di ricostruire il campo del centrosinistra su opzioni, idee e valori decisamente diversi da quelli degli ultimi anni e che si annunciano, temiamo, in perfetta continuità con il recente passato. Stiamo costruendo una forza politica che ha (deve avere!) l’ambizione di governare. Il primo appuntamento per verificarne la credibilità sarà la prossima “Conferenza Programmatica” che si terrà a Milano il 20 e 21 maggio. Successivamente ci si dovrà porre il problema dell’organizzazione per avere punti di riferimento visibili e certi, e poter procedere ad un maggiore radicamento nei territori. Quindi, una classe dirigente all’altezza dei compiti e delle prospettive che assumeremo a base della nostra azione politica.

E qui occorre evitare un errore che potrebbe rivelarsi letale. Art. 1 è oggettivamente la somma di percorsi e di esperienze, politiche e personali, molto diverse. Non solo rispetto all’area di appartenenza da cui si proviene (SEL, SI, PD o donne e uomini che avevano rinunciato all’impegno politico perché non si sentivano più rappresentati), ma anche all’interno della stessa area di provenienza. E’ noto, ad esempio, che all’interno del Partito Democratico chi sosteneva Enrico Rossi ha avuto, su alcuni temi particolarmente sensibili e rilevanti, posizioni assai differenti da Speranza, Bersani o D’Alema. Valga per tutti la posizione sul referendum costituzionale.

Ciò che innanzitutto ha reso possibile l’avvio di questa nuova esperienza, è la comune convinzione che all’interno di una comunità politica si decide a maggioranza solo dopo avere tentato inutilmente tutte le ipotesi di mediazione, solo dopo aver verificato che nessuna sintesi politica è possibile. Non si usa la maggioranza per umiliare le posizioni politiche diverse. E’ una comune convinzione essenziale e necessariamente propedeutica a qualsiasi processo politico. Vi è inoltre la comune convinzione, che parte da riconoscimento dei propri errori, che la sinistra non può più accettare come ineluttabile e priva di alternative la cultura liberista; che, come spiega Luciano Canfora, è possibile e doveroso liberarsi dalla “Schiavitù del Capitale”.

Se tutto ciò è vero e auspicabile, occorre uno sforzo maggiore di sintesi, occorre che ognuno di noi si tolga la maglia della squadra di provenienza e indossi con convinzione la nuova maglia. Non significa, banalmente, evitare la formazione di “correnti” interne. Le “provenienze” sono una ricchezza per il contributo di idee che possono e devono dare, ma evitiamo come la peste la conta e, soprattutto, assumere il passato, anche recente, quale base di confronto. Del passato dobbiamo solo salvare e valorizzare le robuste radici, non i sospetti personali (inutili e dannosi). E’ un rischio, ed è sciocco negarlo, che potrebbe affacciarsi proprio nei territori dove donne e uomini si (ri) incontrano dopo anni di contrapposizioni politiche e, in alcuni casi, personali. Occorrerà, allora, impegnarsi per individuare criteri trasparenti e condivisi di selezione e formazione di una nuova classe dirigente che sappia governare il vascello che si appresta a prendere il largo nel periglioso mare della politica italiana. Sono questi, credo i presupposti per creare una nuova comunità politica. La cui novità non prevede alcuna rottamazione. Al contrario, l’esperienza e la competenza politica, il talento, dovranno essere messe al servizio del resto dell’equipaggio. Se tutto ciò riusciremo a realizzare, se torneremo ad essere “compagni” nel senso letterale e non solo politico del termine, nessun impedimento potrà ostacolare questo nuovo inizio. Questo nuovo sogno.

Nella foto di copertina: Enrico Rossi, presidente della Toscana, fondatore di Art.1-MDP, il giorno di Pasqua a Livorno tra i lavoratori della Grandi Molini dove è in ballo il destino di 30 dei 45 dipendenti.

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