Arturo Bodini

Arturo Bodini: non “volemose bene”, ma convergenza culturale e progettuale

Il primo luglio si sono dati appuntamento in piazza Santi Apostoli Articolo UP e Campo Progressista, con tanti altri, persone e sigle, per avviare un percorso di ricongiunzione della diaspora dei movimenti e dei gruppi impegnati nel sociale. Il fine di questa iniziativa è costruire una equilibrata società diminuendo la forbice che si è creata nel nostro Paese tra i ricchi e i ceti popolari. Nel coro delle adesioni qualcuno, come Tomaso Montanari (“inutile andare”), è mancato all’appuntamento, nel caso specifico: “tutto deciso”, è stata la motivazione.
Eppure non è stata una fondazione che ha dato il via a un partito strutturato, ma piuttosto è l’avvio di un cammino, complicato anche dalle tante personalità e dalle diverse posizioni politiche, difficile ma anche intrigante. Ognuno ha le sue opinioni, ma per partecipare al governo del Paese, il piccolo serve a poco, ognuno deve fare dei sacrifici per comporre divergenze, per poter fare qualche piccolo passo in avanti.

Se si avvia una costruzione politica adeguandola a forme già in uso, in qualche caso anche poi fallite, si fa un passo indietro e si da ragione a coloro che pronosticano l’impossibilità di riunire una variegata costellazione di gruppi e di idee simili fra loro ma profondamente autonome.
La novità nasce con una alternativa al divenire della politica che si è consolidata nella seconda Repubblica. Berlusconi, Renzi, Grillo sono tre facce di uno stesso metodo. E’ stata questa la stagione del capo indiscusso, dell’autocrate, o del presunto salvatore della patria che occorre archiviare. E’ l’ora del ritorno all’art. 49 della Costituzione, che indica nel progetto politico e nel metodo democratico il modo di operare politicamente. Ritornare ad una comunicazione non enfatica, non propaganda utilitaristica per acquisire consenso, ma consapevole eco dei bisogni reali dei cittadini. Sembra banale ma per il mondo politico italiano è una rivoluzione copernicana.

In fondo in piazza Santi Apostoli si sono espressi desideri ed auspici : ci siamo e abbiamo tanta voglia di esserci. Montanari si metta il cuore in pace: li suo no, i no di Bersani, ma anche i si di Pisapia sono un viatico per un percorso innovativo comune. Ma questo percorso va strutturato e salvaguardato da tentazioni involutorie. Il PD nacque con un intrinseco peccato originali, dare garanzia di continuità ad una classe politica, la vocazione maggioritaria decadde in patti ed alleanze, il Lingotto fu insufficiente anche per l’impossibilità di realizzarne i contenuti. Passo dopo passo siamo arrivati al presidente–segretario toscano.

La classe politica della seconda Repubblica ha mostrato tutta la sua incapacità a costruire una nuova età del benessere sociale. Ha affrontato una crisi epocale e mondiale con gli strumenti asfittici da una politica ripetitiva e provinciale. I leader, per cultura assai diversi,  hanno però costruito una classe politica uniformata e prona alle indicazione del capo, incapace di indurre a rettificare proposte errate.
Oggi, per la gravità del momento, occorre un progetto politico, costruito coralmente e sempre aggiornato, con rigoroso riferimento alle problematiche internazionali, europee e nazionali. Non un dogma, ma un progetto continuamente adeguato alle variazioni in atto in ogni contesto. Occorre costruire una stella polare per guidare al meglio l’azione politica della comunità di riferimento.
Questa stella polare è anche lo strumento per costruire un comune sentire tra i tanti che si sono trovati in piazza Santi Apostoli o che vi hanno partecipato a distanza auspicandone una evoluzione positiva.

La strada è stata aperta da Articolo UNO-MDP, con un esordio in quel di Milano, con  “Fondamenta”. E’ l’inizio di un cammino a cui tutti (movimenti associazioni, officine,singoli) dovranno impegnarsi a dare un apporto costruttivo, ampliando i temi, rendendo più incisivi gli argomenti ancora non soddisfacenti, chiedendo supporto a operatori, studiosi e semplici cittadini, anche al di fuori del contesto politico. Solo questa operazione di implementazione potrà compattare il variegato popolo che ambisce ad una decisa innovazione politica.

Costruito, con empatia e condivisione (il pericolo sarà di una accettazione acritica di ciò che altri avranno proposto), il progetto politico, su questa base si potrà ragionevolmente attuare una convergenza politica. Non più un “volemose bene” ma una convergenza culturale e progettuale. Appare così velleitario il preporre a questo passaggio una alleanza politica solo basata sul desiderio di governare il Paese. Del resto alla fine dell’Ulivo contribuì e non poco il mancato patto programmatico dei partiti partecipanti a quella coalizione politica.

Questo procedimento razionale permetterà di costruire un percorso analogo a quello già sperimentato nel secondo dopoguerra nell’Assemblea Costituente che varò la Costituzione Repubblicana. Un paragone eccessivo, ma il metodo di lavoro dovrà essere lo stesso: è in gioco il destino del Paese ed occorre volare alto.

Nella foto di copertina: Arturo Bodini, Presidente del coordinamento metropolitano milanese di Articolo Uno-MDP

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