Renzi

Bonus, Maastricht ed altre proposte balzane

In un articolo su questo giornale del 14 settembre scorso (La fervida fantasia del partito unico della spesa) parlai del partito unico della spesa pubblica presente in quasi tutte le parti politiche, impegnate in una sorta di gara a indebitare sempre più le generazioni future, a beneficio di quelle attuali, magari le più garantite.
Il dibattito sull’argomento in questi giorni è animato da Matteo Renzi, nel suo tour elettorale in treno per illustrare il suo programma, fatto di nuovi bonus e tagli di imposte a debito. Idee che riassume negli slogan: “tornare a Maastricht” e “operazione Capricorn”.
Tornare a Maastricht significa fare il 3% di nuovo debito (cioè 50 miliardi) per i prossimi 5 anni, saltando a piè pari l’obbligo del pareggio di bilancio, dettato dall’altra regola del Trattato, che impone di tendere al 60% del rapporto debito/Pil per i paesi oltre questo limite (l’Italia è al 132%), Renzi chiede, in sostanza, una autorizzazione a continuare nel deficit spending dei suoi 1000 giorni di governo.
Ciò anche per inseguire le idee, assurde e dannose, delle altre principali forze politiche.

La Lega Nord e Forza Italia propongono, infatti, l’immissione massiccia di “mini bond” da stampare, fino ad un ammontare prossimo alla attuale circolazione di banconote, nei tagli e colori analoghi agli euro, per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni. Nelle intenzioni dei fantasiosi proponenti anche per finanziare la “flat tax” e per fungere da nuova banconota nel caso di uscita dall’euro, pure immaginata dagli economisti della Lega.

Dal canto suo Berlusconi propone una doppia moneta: l’euro, per gli scambi con l’estero, l’altra, la lira credo, per il mercato interno. Una sorta di “via di mezzo” tra uscire dall’euro della Lega e la posizione formalmente europeista di Forza Italia. Scrive Berlusconi: “Noi proponiamo un utilizzo interno della seconda moneta per rilanciare i consumi e la domanda”; in sostanza una doppia moneta accettata dallo Stato per pagare le imposte (e quindi nuovo debito) e per “fare gli investimenti che servono”.

I 5Stelle, da sempre chiedono un “reddito di cittadinanza” di vasta portata, “che si autofinanzia coi soldi dell’Europa” (quindi a debito): un aumento della massa dei disoccupati assistiti dallo Stato, disincentivati a lavorare, con ciò togliendo ogni speranza di crescita attraverso la produttività e la competitività.

Renzi propone , oltre al taglio delle tasse, mille euro netti all’anno alle famiglie per ogni figlio minorenne. Una sorta di “quoziente familiare”, declinato con la cifra di 80 euro al mese. Come quattro anni fa, ne parla come come la prima misura della prossima legislatura, richiamando le infelici “slides” degli inizi. Stavolta precisando che non sarà per tutti: le famiglie di Marchionne, di Elkann e, si spera, anche di benestanti un po’ meno ricchi non ne sarebbero beneficiati.
Per la coperture servono ben 10 miliardi, poiché i minorenni in Italia sono circa 10 milioni.
Renzi si avvia, quindi, a un nuovo attacco all’Europa, in un momento di crescita apprezzabile, merito anche del governo Gentiloni che ha tranquillizzato gli italiani, dopo le “guerre” continue del precedente governo contro il nemico di turno: i sindacati, i corpi intermedi, la giustizia, la burocrazia, l’Europa, la Germania. Col risultato di ritrovarsi adesso tre quarti degli italiani e i partner europei contro; e senza tener conto che ansie e paure collettive per il futuro frenano la crescita, mentre l’ottimismo e la fiducia fungono da potente spinta. Il recente Nobel per l’Economia a Richard H. Thaler, per i suoi studi sull’economia comportamentale, testimonia l’importanza dei fattori psicologici individuali e collettivi nelle scelte economiche, nei consumi, negli investimenti.
Per convincere la Commissione Europea, se e quando sarà, a dare il via libera alla proposta, Renzi ha parlato di “mettere in moto un’operazione per abbattere il debito pubblico”: «Se elabori contestualmente sia una misura sul debito, sia una misura sul deficit, non è fuori dal mondo. Se abbassi il debito con un’operazione one shot che noi chiamiamo Operazione Capricorn, e contemporaneamente dai un po’ di respiro al bilancio, torni a Maastricht».

A parte il nome, che “casualmente” richiama il segno zodiacale di Renzi, qualcuno dovrebbe spiegare meglio di che si tratta. L’operazione “one shot” sul debito viene lanciata, senza spiegare, perché i dettagli potrebbero essere contro producenti.
Sarà un trasferimento alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) di partecipazioni pubbliche ed altri asset o una patrimoniale fatta di titoli rappresentativi dei beni mobili e immobili pubblici da vendere forzosamente agli italiani?
Fare più deficit abbattendo lo stock di debito con una operazione di ingegneria finanziaria non lascia certo tranquilli. Se si propone di prendere soldi da un ente pubblico, la CDP (privata per modo di dire) e/o dalle tasche dei contribuenti per darli in bonus e tagli di imposte si rischia di perpetuare i pregiudizi contro l’Italia.

Per il momento, con Berlusconi che propone l’esenzione del bollo sulla prima auto, l’azzeramento di ogni imposta sulla prima casa e pensioni minime a mille euro per tutti, Renzi sembra adeguarsi. Come gli altri politici, con la speranza (vana) che il nuovo deficit generi un elevato moltiplicatore. Ripete RenziBisogna disporre di uno spazio di crescita maggiore, che io individuo nella flessibilità bis, vale a dire nell’operazione Maastricht: deficit al tre per cento, crescita al due per cento, inflazione al due per cento e misura per ridurre il debito. Se continuiamo con la filosofia del taglio-taglio-taglio, l’operazione riuscirà perfettamente ma nel frattempo il paziente sarà morto»

La somma di tutte queste proposte dimostra come, di questi tempi, sia impossibile fare discorsi di politica economica seri.
Nella gara a chi offre più debito, poco spazio trovano le proposte di chi invece (ad esempio il Presidente della regione Toscana Enrico Rossi) propone invece una “riqualificazione della spesa” spostando risorse da agevolazioni fiscali e bonus per tutti a investimenti, che – oltre all’utilità intrinseca degli stessi – presentano un moltiplicatore molto più alto in termini di stimolo alla crescita. E’ noto infatti che una spesa per infrastrutture, in un certo arco di tempo, apporta nuovo Pil in misura doppia alla spesa effettuata.
Gli effetti di queste condotte, non solo italiane per la verità, aumenteranno sempre più la tendenza a segregare i rischi sui singoli paesi membri dell’Unione. Ciascuno per sé, con i nostri titoli di Stato in mano alle banche destinati ad essere abbattuti nel loro valore di bilancio alla stregua dei crediti deteriorati.

Se le proposte balzane che girano nel dibattito pre elettorale venissero davvero applicate, le prospettive per l’Italia sarebbero fortemente sfavorevoli. I mercati però non ne risentono ancora, perché sanno bene che dopo le “grandi idee” che animeranno i talk show televisivi in campagna elettorale, dopo le elezioni tutti ritorneranno al sano realismo. E se non accadrà ci penserà la troika.

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