WELLINGTON, CO - OCTOBER 11:  Mexican migrant workers harvest organic spinach at Grant Family Farms on October 11, 2011 in Wellington, Colorado. Although demand for the farm's organic produce is high, Andy Grant said that his migrant labor force, mostly from Mexico, is sharply down this year and that he'll be unable to harvest up to a third of his fall crops, leaving vegetables in the fields to rot. He said that stricter U.S. immigration policies nationwide have created a "climate of fear" in the immigrant community and many workers have either gone back to Mexico or have been deported. Although Grant requires proof of legal immigration status from his employees, undocumented migrant workers frequently obtain falsified permits in order to work throughout the U.S. Many farmers nationwide say they have found it nearly impossible to hire American citizens for labor-intensive seasonal farm work.  (Photo by John Moore/Getty Images)

Caporalato, c’è un argine. Pene inasprite per caporali e imprenditori

In poco meno di un anno, da quando il testo è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri, il DDL sul “caporalato” è stato approvato dal Senato e ora passerà all’esame, si spera rapido, della Camera dei Deputati.

Molte sono le novità, rilevanti e positive, che il disegno di legge introduce per creare un argine a questo triste fenomeno. Innanzitutto l’allargamento e il rafforzamento dell’operatività della “Rete del lavoro agricolo di qualità”, non più limitata all’adesione volontaria delle imprese agricole interessate, ma estesa agli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori.

La nuova legge prevede, inoltre, che gli enti territoriali siano coinvolti nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro degli addetti al settore agricolo anche attraverso la predisposizione di piani di intervento per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali (la stragrande maggioranza).

Di enorme rilievo, poi, sia l’estensione alle vittime del reato di caporalato dei benefici previsti dalla legge 228/2003 a favore delle vittime della tratta, sia l’inasprimento delle pene per “caporali” e imprenditori che da questa attività criminosa hanno tratto coscientemente vantaggio.

Insomma, un coacervo di previsioni ed indicazioni operative che colmano un vuoto legislativo inaccettabile. Poco senso hanno le critiche di chi ritiene che la norma in questione non risolva il problema se non si interviene sul versante dei prodotti agricoli sotto pagati che, in qualche misura, determinano il fenomeno. Sono questioni da tenere assolutamente distinte. Urgenti e improcrastinabili le misure di prevenzione e repressione contenute nel DDL. Altrettanto urgenti, ma che dovrebbero attenere al sostegno governativo verso l’innovazione e l’agricoltura di qualità, le misure per sottrarre dalla morsa dei trasformatori e delle grandi catene di distribuzione i produttori agricoli.

Certo, una legge non risolve immediatamente e miracolosamente i problemi, meno che mai un problema tragico come quello del caporalato. Perché abbia successo, occorre che i soggetti coinvolti – istituzioni, forze sociali ed economiche – assumano come priorità l’applicazione delle norme a loro destinate. Magari, la butto così, si potrebbero rispolverare le organizzazioni di categoria, penso alla vecchia e gloriosa “Federbraccianti” della CGIL, per difendere i diritti e la dignità dei lavoratori agricoli, italiani e non. E magari, gli stessi Partiti di sinistra pensare un po’ meno ai propri assetti di potere, interni ed istituzionali, e tornare a respirare quell’aria fresca e salubre della politica per qualcosa e non per qualcuno.

Combattuto tra “pessimismo della ragione e ottimismo della volontà”, al mio amico Charles dal Ghana, sta notizia gliela darò un po’ più in là.

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