Prendo in prestito le emblematiche parole di Bertolt Brecht per iniziare questo mio “sfogo politico estivo”:

“Per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano.

Dopo che si è lavorato tanti anni

noi siamo ora in una condizione

più difficile di quando

si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi

più potente che mai.

Sembra gli siano cresciute le forze.

Ha preso un’apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso degli errori,

non si può più mentire.

Siamo sempre di meno.

Le nostre parole d’ordine sono confuse.

Una parte delle nostre parole

le ha travolte il nemico fino a renderle

irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?

Qualcosa o tutto ? Su chi contiamo ancora?

Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente?

Resteremo indietro,

senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi.

Non aspettarti nessuna risposta

oltre la tua”.

Sono queste le parole che mi sono venute in mente in questi giorni in cui l’agenda politica italiana e in particolare della nuova formazione di Sinistra, sembrano essere dettate solo da scontri sulle personalità e molto poco da quello che dovrà essere il programma di cambiamento rivoluzionario per un Paese ormai fermo da troppi anni e che ha bisogno banalmente di essere “scosso” nel verso giusto.
Capisco benissimo che i chiari di luna di Giuliano Pisapia, e la sua legittima intenzione di voler tenere le porte aperte a chiunque, siano i perni attorno ai quali ruota la discussione mediatica capeggiata da un giornale a cui lo stesso Pisapia è molto vicino. Ma non ci sto alla narrazione che chi si oppone a tutto questo navighi a vista guidato solo dal rancore nei confronti del Partito Democratico e di alcuni suoi esponenti. Per quanto mi riguarda il problema non è il contenitore “Partito Democratico” (che ho contribuito a fondare fin dall’età di 16 anni, insieme a tanti amici e compagni, sacrificando tempo e alimentando meravigliose passioni) il problema sono, ormai da troppo tempo, i contenuti: solo nelle ultime settimane abbiamo assistito sbigottiti ad una serie di uscite, definite gaffe ma che di gaffe secondo me hanno ben poco, come “aiutiamoli a casa loro”, “per Carlo Giuliani serviva mira migliore”, “lo stupro è più inaccettabile se compiuto da chi chiede accoglienza” e infine “dobbiamo continuare la nostra razza”. Io mi domando se il problema è di chi sta tentando a fatica di elaborare un progetto valido a sinistra del PD o di chi in quel contenitore ci è rimasto e si sente giornalmente schiaffeggiato nei suoi valori fondanti, o ci si vuole alleare. In questo senso sono emblematiche le parole utilizzate da Brecht: “Noi abbiamo commesso degli errori, non si può più mentire. Siamo sempre di meno. Le nostre parole d’ordine sono confuse. una parte delle nostre parole le ha stravolte il nemico fino a renderle irriconoscibili”.

Sgombrato il campo dal fatto che le decine di migliaia di militanti di Articolo Uno, molti dei quali oltretutto giovani, siano alimentati dall’odio nei confronti di qualcuno e non dalla speranza per qualcosa di alternativo e più giusto, proviamo a mettere in fila due riflessioni a supporto delle critiche nel merito.
Cosa accade nel mondo? Siamo, a mio modo di vedere in un mondo dove la tecnologia produce meno posti di lavoro di quanti ne crea, migliora il PIL, arricchisce molti (non tutti), migliora (a volte) la vita e la allunga, ci rende più connessi e meno distanti. Siamo stati abituati, dalla seconda metà dell’Ottocento, ad un mondo dove le grandi democrazie (tutte occidentali) erano fondate sul lavoro. Oggi, circa 1/3 del PIL mondiale è prodotto da Paesi non democratici e le democrazie tradizionali, pagano tutte dazio al crescere della bestia nazional-populista
I ceti popolari sono stati impoveriti dal progresso e i ceti medi vedono la minaccia montare e se privi degli strumenti intellettuali, formativi e culturali, si rifugiano nel fortino populista.
Il prossimo futuro sarà green e smart senza dubbio, ma ci sarà un enorme problema occupazione. Inutile nasconderlo. Lo vediamo già ora: anche con il PIL sopra il 2% di crescita i posti di lavoro che si creano sono meno di quanti sarebbero sorti solo 15 anni fa.

Il mondo cambia, si ribalta, corre, avanza e torna indietro una velocità incredibile. Mentre si cerca di individuare nuove strade per scrivere gli assi portanti della globalizzazione, ora a difesa dell’economia di mercato si schiera incredibilmente la Cina, mentre Trump si fa interprete di una linea protezionistica. Lo scrive bene Federico Rampini: “E inquietante questa particolare versione inglese della retromarcia dalla globalizzazione: ne salva il difetto più grave, il privilegio feudale fiscale del turbo-capitalismo, causa primaria di diseguaglianze e impoverimento del ceto medio. Nello stesso giorno, al World Economic Forum di Davos il presidente cinese Xi Jinping offre una difesa organizzata della globalizzazione. […] Curioso ribaltamento delle parti”.

E in Italia? Siamo in una situazione di stallo da ormai troppi decenni. Vent’anni di Berlusconismo uniti a una crisi economica e sociale profonda sono sfociati da una parte nei Vaffa di Grillo dall’altra nella rottamazione di Matteo Renzi. In questi anni, le destre, spesso alleate con una Sinistra sottoposta ideologicamente ad esse, hanno costruito l’ideologia dominante tentando malamente di rispondere a questa crisi economica e producendo spesso danni. I populisti hanno cavalcato questi danni mentre le socialdemocrazie sono state a guardare. Il tutto mentre non abbiamo mai voluto capire o affrontare le reali problematiche inerenti i bilancio pubblico e la gestione delle nostre risorse. Ad esempio: fin dal 1992 l’Italia è sempre stata in avanzo statale primario con la sola eccezione del 2009: un record assoluto a livello mondiale e nel periodo 2009-2015 l’avanzo statale primario dell’Italia è stato mediamente il più alto nella Ue. Come conseguenza di ciò c’è anche il fatto che in valore assoluto il debito italiano è quello cresciuto percentualmente di meno nell’Ue tra il 2008 e il 2015. Tuttavia, il rapporto debito/Pil italiano è aumentato di più in proporzione per effetto della forte caduta del Pil stesso che l’eccessiva austerità ha provocato, vanificando in parte gli sforzi fatti dal nostro paese.

Vogliamo discutere di questo? O vogliamo continuare a parlare della virata a destra di Renzi, dei chiari di luna di Pisapia, dell’incapacità del M5S, dell’odio nei confronti del diverso di Salvini o di quanto piacciano gli animali a Berlusconi?
C’è un disperato bisogno di ribaltare l’inerzia nella quale ci siamo soffermati ormai da troppo tempo, di cambiare passo, di aggregare tanti ragazzi appassionati, formarli, aiutarli ad aiutare chiunque vorrà candidarsi a portavoce di un nuovo progetto alternativo. Non bastano le chiavi e le parole usate sinora e che dobbiamo immaginare un racconto e un profilo diverso per la nostra iniziativa. A noi manca una lettura aggiornata di ciò che è successo nel Paese in questi anni di crisi.

Dall’America all’Italia, passando per la Brexit, la Grexit, i problemi di governance europea, analizzando i continui legami tra politica ed economia. Tutto è collegato, tutto è governabile se si ha una visione di come sarà il mondo tra 20 anni, tutto è risolvibile se l’approccio cambia e si ribaltano le priorità. Il dato di fatto è che il mondo sta cambiando e bisogna studiare e immaginare come poter governare il cambiamento. Un detto a cui spesso mi appello dice che: “chi corre da solo corre più velocemente, chi corre insieme va lontano”; mi auguro che si capisca la portata di tali cambiamenti e si intuisca che solo assieme ci si salva e si riabilita il sogno di un paese migliore, solo così potremmo andare lontano e dare le famose risposte a quella maggioranza silenziosa che oggi, avendo le dovute ragioni, si sta ribellando.

Per questo oggi invece di un campo progressista c’è bisogno di parlare di un nuovo campo socialista per l’Italia, con forza, coraggio e a testa alta. Mettendoci testa e cuore. Guardando negli occhi le persone e i loro reali problemi. Affrontando quella maggioranza silenziosa per la quale c’è un vitale bisogno di cercare la leva del giusto riscatto, per i singoli individui e per il bene dell’Italia.
Alziamo la testa, alziamo le nostre bandiere scrivendoci sopra in modo chiaro le parole d’ordine (come giustizia sociale, libertà, diritti civili, rivoluzione rossa e verde e redistribuzione), accogliamo chiunque voglia parlare di riscatto per le giovani generazioni e di rivoluzione rossa e verde in maniera seria e con coraggio, e facciamoci guidare dalle parole di Brecht: “[…] Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi? O contare sulla buona sorte? Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”.

Nella foto di copertina: Carlo Notarpietro con Enrico Rossi

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