Carlo Notarapietro

Carlo Notarpietro: “Avanti Articolo Uno, avanti la sinistra, avanti il socialismo”!

Sabato scorso, a Cinisello Balsamo, si è tenuta l’assemblea regionale di Articolo Uno Lombardia in vista della manifestazione del primo luglio a Roma. Un’assemblea partecipata e ricca di interventi che hanno dato vita ad un dibattito intenso e proficuo, aperto dal capogruppo alla Camera Francesco Laforgia e le cui conclusioni sono state assegnate al Presidente della Toscana Enrico Rossi.

Le parole dette sono state finalmente chiare e precise. Francesco Laforgia ha chiaramente affermato che l’1 luglio ci saremo e saremo il motore di questo processo, con Campo Progressista e Articolo Uno per costruire la Sinistra, alternativa al PD e aperta a tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo. Nelle conclusioni, invece, Enrico Rossi è entrato nel merito di quelli che dovranno essere i contenuti e le linee guida della Sinistra che stiamo costruendo, una Sinistra che si preoccupi dei destini dell’uomo, che metta in campo un umanesimo socialista ecologico, per rispondere all’egemonia neoliberista di Macron. Enrico Rossi si è poi soffermato sull’Europa, denunciandone una costruzione basata fino ad oggi solo sull’idea del mercato e non sui diritti, con la conseguenza che abbiamo messo i lavoratori gli uni contro gli altri.

Nel dibattito è intervenuto il neoeletto coordinatore di Articolo Uno di Milano, Onorio Rosati: Non si deve solo fotografare la realtà, ma si deve avere il coraggio di dire cosa succede nella realtà e dire che in questa crisi qualcuno si è arricchito mentre altri si impoverivano. Bisogna tornare ai fondamentali. La modernità é servita a mettere i problemi sotto il tappeto”.

È stato un dibattito serio e costruttivo, testimoniato dal fatto che i militanti sono arrivati confusi e con le scorie di un confronto nazionale che nelle ultime settimane aveva visto discutere negativamente la nostra compagine, dibattito conclusosi, però, con la consapevolezza che Articolo Uno deve andare avanti, diventando l’architrave della futura Sinistra di governo.
E lo affermo anche alla luce degli inquietanti risultati delle Amministrative, che hanno visto una chiara e forte affermazione del centrodestra unito, contro una centrosinistra che sta gradualmente perdendo i suoi elettori, stanchi per la mancanza di una visione e di una proposta politica alternativa.

Ho deciso di intervenire anche io, preoccupato proprio della piega che il dibattito nazionale aveva preso negli ultimi tempi, più incentrato sulle persone, sui leader e molto meno sulle idee, l’analisi del presente e una visione del futuro. In queste settimane mi è venuto in mente un film, “Viva la libertà”, interpretato da Toni Servillo. La storia del leader del più grande partito della sinistra italiana che, consumato e stanco, fugge via per qualche giorno durante la campagna elettorale. Al posto suo i collaboratori del leader decidono di chiamare in causa come “comparsa” il fratello gemello, clinicamente pazzo e folle come personalità. Il partito in quella campagna elettorale cresce, grazie alla libertà, alla semplicità e alla lucida follia della campagna portata vanti dal fratello folle, il quale chiude l’ultimo comizio in campagna elettorale in Piazza San Giovanni citando Bertold Brecht:

“Tu Dici: per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
un’apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi.
O dobbiamo contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta oltre la tua”.

Nella foto: L’assemblea di Articolo Uno a Cinisello Balsamo

Noi di Articolo Uno non dobbiamo aspettarci nessuna risposta se non la nostra, quella di una comunità che ha deciso di assumersi chiaramente qualche mese fa la responsabilità di dire che con queste politiche, con questa politica, non si può uscire dalla crisi che ormai ci attanaglia da anni.
Per me la parola per mettere in discussione questi valori che ci hanno portato a diminuire il nostro grado di felicità individuale in un contesto collettivo ancora peggiore, la parola che metta in movimento un progetto politico che riesca a riunire la maggioranza silenziosa che da tempo non vota più, è il Socialismo.
Partire da questo per intraprendere la strada giusta e per rispondere a due semplici domande: da che parte stai? Per cosa e per chi lotti?
Serve partire da questa domanda perché solo così possiamo costruire una Sinistra che torni a dire cose chiare.
La sinistra deve avere il coraggio di affermare alcune cose chiare e semplici come rivoluzione verde e matrimoni ugualitari, ed ancora, le questioni drammatiche del sud, della scuola pubblica devastata da anni di politiche vergognose, del rapporto tra innovazione e lavoro, della povertà in aumento e delle giovani generazioni alle quali se si chiede cosa si aspettano dal futuro non sanno neanche dare una risposta data la complessità del presente.
Dobbiamo comprendere e affrontare la complessità delle nostre società, ma interpretare il presente non significa seguire le mode, significa invece capire il tempo in cui viviamo attrezzandoci per trasformarlo e migliorarlo secondo le nostre idee e i nostri valori.

E da dove bisogna partire? Innanzitutto da una profonda critica del capitalismo e della globalizzazione così come l’abbiamo vissuta e interpretata fino ad oggi.
Nessuno si è realmente domandato quale potesse essere la leva politica per rimettere in moto un processo nuovo di riscatto: come attivare una forza politica e sociale capace di scardinare l’iniquità del sistema, di capovolgere la strutture dei luoghi di interesse pubblico, tenendo conto dei bisogni reali della maggioranza silenziosa.
La maggioranza invisibile di cui si parla non è omogenea ed è difficile da rappresentare, include neet (not in education, employment or training), pensionati meno abbienti, migranti e precari.

E allora iniziamo a ragionare tutti insieme di queste tematiche, apriamoci il più possibile a tutti coloro che vorranno partecipare a questo progetto politico, e non parlo solo del ceto politico! Smettiamola, quindi, di parlare della vicinanza o della lontananza da Renzi o Pisapia, dal teatro Brancaccio e dalla Piazza San Giovanni della Cgil. Uniamoci in una discussione comune, perché solo così potremo dire riaver vinto la sfida.

Onestamente non sono uscito dal partito democratico perché odiavo Matteo Renzi, l’ho fatto perché non condividevo le sue politiche pubbliche e la sua gestione del partito, ma sopratutto sono uscito dal PD perché penso che non è più il tempo di quel progetto politico di stampo ulivista che si poggiava su un’analisi della società, dell’economia e della politica che è completamente cambiata oggi!
E allora ve benissimo, andare in Piazza San Giovanni con la CGIL, va benissimo andare al teatro Brancaccio e saremo tutti il primo luglio in Piazza Santi Apostoli con Pisapia. Dobbiamo continuare ad essere presenti in tutte quelle piazze, quei luoghi problematici, quelle realtà deboli, dobbiamo prendere per mano questo paese ed essere presenti lì dove si combatte per cause giuste.

Per racchiudere in un’unica immagine il senso di questo idee e la prospettiva delle future battaglie politiche da affrontare, cito un altro meraviglioso film, “Pride”, la storia dei minatori del Galles che in sciopero contro i tagli della Thatcher vengono aiutati da un gruppo di omosessuali londinesi che si recano in Galles, dopo aver raccolto fondi, e sostengono materialmente e ideologicamente la protesta dei minatori. Il film si conclude con una scena suggestiva ed emozionante, sulle note di “there is power in the union” al gay pride di Londra del 1985 scendono in campo pullman di minatori che prendono per mano gli omosessuali e guidano in testa il corteo in un’unica piazza che combatte per i diritti civili, sociali e politici, sotto un’unica bandiera, uno stendardo che raffigura due mani che si stringono in segno di solidarietà.

Questo senso di comunità, di apertura, di coraggio, e di unità di tutte le battaglie che riguardano i diritti politici, sociali e civili, è stato largamente condiviso da un’assemblea i cui militanti, uscendo soddisfatti dalle conclusioni del proprio dibattito interno, sono usciti fuori e hanno partecipato al Gaypride che ha invaso le strade di Milano nel pomeriggio dello stesso giorno.
Uniamoci in tutte quelle piazze, quei luoghi, quelle battaglie che stano dalla parte giusta. Avanti Articolo Uno, avanti la Sinistra!

Nella foto di copertina: Carlo Notarpietro durante l’intervento nell’Assemblea di Articolo Uno Milano a Cinisello Balsamo

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