Notarpietro Rossi

Carlo Notarpietro: Siamo giovani e “traditori”

La politica è come l’amore, è fatto di sentimenti e passione, felicità e di tristezza, di gioia e lacrime. Come l’amore va alimentato, non bisogna mai dare nulla per scontato e tenere viva la passione ogni giorno. Come l’amore e la quotidianità individuale, la politica oggi vive ritmi serrati e veloci, dobbiamo essere immediati nelle risposte, nel comprendere mutamenti e situazioni. Ma dobbiamo, poi, la sera riflettere su quanto accaduto di giorno e capire dove stiamo andando, correggere gli errori commessi, prepararsi per le sfide del giorno dopo.
Gli anni che stiamo attraversando appaiono sempre più veloci e rapidi, perché rapidi sono i ritmi dello sviluppo sfrenato che avanza, più rapidi sono i ritmi dei cambiamenti che viviamo come singoli nella costruzione dei nostri destini individuali, più rapidamente infine si delineano orizzonti nuovi con tutte le loro contraddizioni. La velocità è stato un valore col quale abbiamo misurato tutto, in maniera superficiale e alienante. Oggi anche la politica ha bisogno di fermarsi a ragionare, capire dove stiamo andando, quale è l’orizzonte. Oggi la politica ha bisogno di rimettere in discussione tutto, a partire dal tempo e dalla sua scansione beffarda e veloce. Oggi la politica ha bisogno di creatività e parole significative ed evocative.

Per me la parola per mettere in discussione questi nuovi valori che ci hanno portato a diminuire il nostro grado di felicità individuale in un contesto collettivo ancora peggiore, la parola che metta in movimento un progetto politico che riesca a riunire la maggioranza silenziosa che da tempo non vota più, è il Socialismo. Non inteso come un ritorno al passato ma come un sogno collettivo che si opponga sia all’ideologia dominante (che inizia a scricchiolare) sia ai populismi: “la nuova terza via”, questa volta però non moderata ma radicale e socialista. Siamo convinti dell’attualità dei valori e dei principi che l’hanno ispirato, che si riassumono in due domande: da che parte stai? Per cosa e per chi lotti?
Io vorrei essere di parte, vorrei far parte di un partito partigiano, non contiguo con i potenti, non fintamente e acriticamente rivolto al futuro e al governo, a qualsiasi costo. Mi batto perché si crei una terza via veramente di sinistra, in alternativa alle forze centriste che affermano di guardare al futuro e all’innovazione ma lo fanno senza una mentalità critica e priva di spessore, e, dall’altra, a un populismo incarnato da Trump, Grillo, Salvini e Le Pen, pericoloso e con lo sguardo solo rivolto al passato: emblematico in tal senso lo slogan americano di Trumpmake America great again”.

In questo nuovo mondo noi come ci poniamo? La sinistra può avere il coraggio di dire che nell’era della disintermediazione e dei leaderismi, c’è bisogno di un nuovo progetto collettivo di carattere politico e sociale che abbatta l’illusione dell’individualismo e che torni a parlare del Noi? La sinistra può tornare a battersi contro il fatto che oggi un capo d’azienda guadagna mediamente 130 volte quello che prende un dipendente? Può tornare a battersi contro un capitalismo finanziario che ruba i soldi ai piccoli risparmiatori e non li restituisce, come è successo al Monte dei Paschi? Può avere il coraggio di dire alcune cose chiare e semplici come, rivoluzione verde e matrimoni ugualitari? E ancora, le questioni drammatiche del sud, della povertà in aumento e delle giovani generazioni alle quali se si chiede cosa si aspettano dal futuro non sanno neanche dare una risposta data la complessità del presente.

Un nuovo socialismo per i millennials vuol dire anche questo, ci vuole poco a mettere in movimento e liberare energie di una generazione nata durante i grandi sconvolgimenti politici e sociali e che è riuscita lo stesso a diventare una generazione democratica, pronta ad adattarsi a qualsiasi cambiamento e ad emozionarsi a progetti seri e innovativi.

Quale è quindi la sfida che si pone di fronte a noi alla luce di tutto questo? Dobbiamo comprendere e affrontare la complessità delle nostre società. Ma interpretare il presente non significa seguire le mode, significa invece capire il tempo in cui viviamo attrezzandoci per trasformarlo e migliorarlo secondo le nostre idee e i nostri valori. E da dove bisogna partire? Innanzitutto da una profonda critica del capitalismo e della globalizzazione così come l’abbiamo vissuta e interpretata fino ad oggi.
L’Italia è tra gli ultimi vagoni del treno europeo, alla luce sia degli indici economici ma anche della stanchezza sociale e della generalizzata sfiducia nel futuro e in questo i giovani sono oggi l’anello più debole di un già debole sistema nazionale.
I giovani cresceranno solo se saranno messi nelle condizioni di misurarsi con le difficoltà delle sfide che la lotta politica pone innanzi a noi. I ragazzi di oggi chiedono mezzi e strumenti per liberare le proprie energie e iniziare a seminare con Articolo Uno una prospettiva nuova, una classe dirigente preparata e slegata dalle vecchie logiche che tanti danni hanno fatto alla sinistra.

In cambio, Articolo Uno riceverà da questa generazione idee, entusiasmo e tanto impegno, quell’impegno che è anche sacrificio, che toglie tempo libero ad affetti e altre passioni.
Per questa generazione la politica è il giusto equilibrio tra visione e interpretazione del futuro e tanto altruismo, sogno e concretezza, testa e cuore. L’impegno politico è questo, come ben testimoniano le parole di Nicola Sacco: “Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso”; sono le parole che Nicola Sacco scisse al figlio dagli Stati Uniti, le parole di un pugliese, di un grande socialista condannato a morte.

I giovani di Articolo Uno metteranno in campo la forza delle loro idee, la concretezza dei loro studi e la determinazione che li porta a vivere il mondo globale con la mente aperta, nonostante le tante incertezze, col fine ultimo di far crescere una classe dirigente seria, europea, radicata nel profondo della società italiana e sopratutto distante dalle divisioni che hanno caratterizzato la sinistra nel passato, ma metteranno sopratutto a disposizione una visione del mondo che per la prima volta torna ad essere caratterizzata dalla condivisione e dalla collegialità, dal Noi rispetto all’Io. Questa generazione è pronta a battersi sulle proprie idee, partendo all’ascolto di quelle degli altri. E una generazione composta da ragazzi che hanno il cuore nei paesi di origine e la testa nel mondo, militanti globali che vanno in Erasmus, che vanno all’estero a lavorare, studiare e portare le proprie competenze, e spesso, in quel mondo governato dalla guerra, perdono la loro vita. Quei ragazzi, cittadini d’Italia e del mondo, sono i nuovi partigiani del nostro tempo, in un mondo incerto e spesso terribile.
In questo, Articolo Uno dovrà prendersi carico di questa generazione, attrezzarla alla battaglia politica e ascoltarla nella miriade di problemi e incertezze che ogni giorno la società pone.

E’ stato deludente e vergogno in tal senso, sentire definire da Matteo Renzi Articolo Uno come il partito dei traditori.
I “traditori” si chiamano Argia, giovane studentessa di Formia che studia a Milano Scienze Politiche, attivista di un’organizzazione internazionale per i diritti umani e con un Erasmus in Germania, o Nicolò, 23enne, studente di comunicazione politica, con un Erasmus in Spagna e tanta voglia di girare il mondo, ed ancora, Giuseppe, giovane consigliere comunale di Ostuni, che ogni giorno lotta per eliminare le contraddizioni e le ingiustizie di un mezzogiorno che ancora non riesce a liberare le energie dei tanti giovani che con passione decidono di rimanere nei loro paesi di origine, per un atto d’amore e di civiltà. “Traditore” è Luca, 25enne, dottorando in giurisprudenza all’Università di Bari, o Andrea, giovane studente di medicina a Cagliari, e come loro tanti altri. Se questi ragazzi sono traditori, allora siamo tutti orgogliosamente traditori del Partito Democratico.

Nella foto: I giovani sostenitori di Articolo Uno di Ostuni con Enrico Rossi

Il PD, che doveva essere il più grande progetto della politica Italiana dal dopoguerra, è stato invece un compromesso orbo tra tanti ex, dove tutti sapevano chiedere garanzie ma in pochi erano pronti a lottare per qualcosa e non per qualcuno. Così si è distrutto il progetto e sopratutto spezzato le tante speranze di giovani e non che per la prima volta si erano avvicinati alla politica.
Guai a pensare di riproporre la stessa situazione in Articolo Uno, guai a pensare che i giovani del movimento possano diventare il parco giochi dei capi-bastone locali o delle correnti già esistenti. Dobbiamo aver coraggio, spezzare le divisioni e le correnti prima che queste si strutturino, dobbiamo entrare con la testa e con il cuore in questo progetto prendendo per mano tutti, sopratutto chi tentenna, spalancando le porte e proponendo un progetto politico e programmatico rivoluzionario e radicale. Per spiegare bene cosa bisognerebbe fare preferisco utilizzare le parole di Kipling nella “Nave che scoprì se stessa” che, nel descrivere quello che accade ad una nave durante il viaggio inaugurale, si adatta bene alla sfida che ci aspetta: “Tutti i pezzi della nave, via via che ciascuno fa per la prima volta la sua parte, sorgono chiassosamente alla vita: ecco così il tuffo dei pistoni, il gemito dei cilindri, la vigoria dell’albero dell’elica, la tensione delle paratie, il chiacchiericcio dei rivetti: ciascuno si sente al centro del palcoscenico, ciascuno narra al vapore le proprie gesta uniche e incomparabili, finché tutti non si acquietano, e allora s’ode una voce nuova, profonda, la voce della nave che ha finalmente trovato la sua identità”. Come quella nave, noi compagni di Articolo Uno dovremo unire la forza dei nostri sogni all’impazienza per una riscossa sociale e politica che da anni manca come l’ossigeno a questo paese, raccogliendo le forze e le competenze di tutti per metterle al servizio di un progetto ambizioso.
Come dicevo, la politica è come l’amore, è fatto di sentimenti e passione, felicità e di momenti bassi, bisogna alimentarlo, mai darlo per scontato e tenere viva la passione. Se questo paragone è vero e se le sfide che abbiamo davanti le affronteremo con l’atteggiamento giusto e una sana e lucida follia, allora potremo dire di aver vinto la sfida e di aver fatto un atto d’amore per la politica e per il nostro paese.
Cari compagni di Articolo Uno, buon lavoro e avanti tutta!

Nella foto di copertina: Carlo Notarpietro, l’autore dell’articolo, con Enrico Rossi, cofondatore di Articolo Uno-MDP

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