Valter_Veltroni

Caro Valter, riscopriamo davvero la parola “compagni”

Confesso di essermi emozionato quando mi hanno detto che ieri sera, Veltroni, concludendo a Milano il Forum del PD ha citato il mio libro “Quell’idea che ci era sembrata cosi bella” nella parte in cui parlo del significato della parola “compagni“.

Caro Valter, non mi sono pentito di aver lasciato il PD. Un partito che oramai non aveva più quei valori e ideali che mi avevano visto tra i protagonisti della sua nascita. E non è una questione di arroganza, semplicemente sono arrivato a un punto della mia vita in cui ho bisogno di essere a posto con la mia coscienza. E purtroppo non sopporto più coloro che continuano a dirmi che ho ragione, ma che dovevo rimanere dentro, per combattere al suo interno. A loro rispondo che ho davvero fatto un grande sforzo, quello che potevo fare, in questi mesi per continuare a dialogare. Ho anche ascoltato con rispetto il sincero grido di dolore che proveniva dai ragionamenti e dall’impegno del mio amico Cuperlo nella sua, quasi solitaria lotta interna al PD. Non è servito a nulla, Renzi e la sua maggioranza sono andati avanti senza esitazione in una strada suicida, non ascoltando nessuno, con un’idea di partito e di comunità che non appartiene certo ai valori e alla storia della sinistra.

Pensavamo a un PD capace di unire tutte le forze progressiste del Paese, sia di centro sia di sinistra. E invece vi trovate in un partito che pare aver smarrito la capacità di accogliere e dare piena cittadinanza ai bisogni delle persone in carne e ossa, con i loro carichi di sofferenze e speranze, con le loro riserve preziose di sentimenti ed emozioni che non si fanno contenere in una carica o in un ruolo che forse un segretario compiacente e riconoscente vi potrà riservare nella lista elettorale dei nominati.

Mai come adesso la sinistra è stata così minoritaria, nel Paese, dopo aver perso anche la capacità di ricerca dell’egemonia culturale. Proprio questo progressivo slittamento verso l’ideologia neoliberista, questa incapacità di ammettere che abbiamo sbagliato non solo prima, ma anche oggi, seppure in modo diverso, questa ostinazione a non volersi fermare per cambiare finalmente strada, è quello che sta progressivamente allontanando una parte di cittadini dalla politica e segnato il fallimento riformista del PD. E tutto questo contribuisce anche a scavare un fossato sempre più profondo tra persone che hanno militato insieme.

Possiamo ritrovarci? Certo, siamo ancora in tempo. Avevo creduto nel progetto di LEU ma oggi la sinistra sembra vittima delle sue contrapposizioni, il PD è ancora ostaggio di un gruppo che ha creato il disastro, tutto il resto continua a separarsi fino all’atomo per ricercare una pseudo purezza utile a consolarsi ma che non porta assolutamente da nessuna parte. Questo abbandono ha lasciato campo libero alla destra peggiore e a un movimento, i penta stellati, che ormai si rimangiano tutto e, per il potere, agiscono come dilettanti allo sbaraglio.

Volete cambiare il PD? Allora, io penso, che con quel popolo della sinistra occorre tornare a parlarci ora più che mai, con proposte e facce nuove che sappiano far tesoro degli errori commessi, capendo che la realtà obbliga la politica a mettersi in gioco ripartendo da zero. Ha ragione la mia amica Tea Albini con il suo accorato appello da Firenze: “Non ci sono e non ci debbono essere posizioni da difendere o teste da salvare, non ci sono garanzie da chiedere ma solo, a mio parere, con umiltà, ricercare, a partire dai territori, le ragioni forti dello stare insieme, con una scelta di campo chiara, con l’idea di non essere pura testimonianza ma forza attiva aperta e di governo. Ci saranno a breve impegni elettorali enormi che determineranno il futuro dell’Europa e città che dovranno scegliere i nuovi Sindaci non possiamo assistere alla rarefazione di proposte alternative alla deriva xenofoba e razzista, sarebbe un errore gravissimo e fatale sopratutto per la gente più fragile per i giovani e per chi fino poco tempo fa confidava in quei valori in quelle proposte i quei progetti in quelle azioni che la sinistra rappresentava e garantiva”.

Caro Valter, allora riscopriamo davvero la parola “compagni” costruendo insieme un grande soggetto unitario della sinistra italiana, aperto e inclusivo, senza nostalgie. Ma, soprattutto, come abito mentale e modo di vita, individuale e collettivo, che contraddice l’ordine e il disordine delle cose esistenti. Sono in atto cambiamenti profondi, fino a ieri impensabili, direi addirittura antropologici, roba da far impallidire perfino le straordinarie intuizioni di Pasolini. Al centro di tutto c’è la crisi della democrazia moderna e il nuovo rapporto tra l’economia e la società. L’aumento pauroso delle disuguaglianze. Ma soprattutto non c’è sinistra che possa permettersi di guardare al futuro senza ricostruire i valori e le ragioni di un nuovo “umanesimo”. Nuove culture dei diritti e dei doveri, nuova idea della cittadinanza. E, prima di ogni altra cosa, il diritto e la dignità del lavoro.


Foto in evidenza: Valter Veltroni durante l’intervento al Forum Pd di Milano

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