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Centrodestra moderato cercasi. Ricerca difficile, risultato improbabile. Soprattutto se con Berlusconi e Renzi

Dinanzi al nuovo governo, tutto a trazione Salvini, che sembra aver fatto proprie le più perentorie parole d’ordine dell’estremismo di destra (via i migranti, no agli omosessuali, estensione del concetto di legittima difesa anche a quando non si tratta di difesa), non sono pochi coloro che pensano che a mancare nel già variegato panorama politico italiano sia una forza moderata di centro destra. Così alcuni pensano che Berlusconi e Forza Italia possano finalmente essere in grado di colmare quel vuoto e altri guardano a un Matteo Renzi (sempre più tollerato a fatica nel Pd) come colui che, rifacendosi all’esperienza macroniana in Francia, potrebbe inventarsi un partito di siffatte moderate sembianze.

Per capire se una soluzione del genere (vuoi a trazione Berlusconi, vuoi a trazione Renzi, o meglio ancora a doppia leadership) sia praticabile proviamo a riepilogare quella che è stata la storia e la rappresentanza del centrodestra moderato in Italia. Ora, partiamo dal fatto che gran parte dell’elettorato non estremista tendente a destra, ha spesso votato per la Dc, la quale, grazie alla capacità di molti suoi dirigenti (da De Gasperi a Fanfani a Moro, a Martinazzoli), è stata, comunque, in grado di guardare anche e soprattutto a sinistra. Fatta questa premessa si può dire che l’unico esempio di partito saldamente democratico e, quindi, moderato di centrodestra è stato il Partito liberale italiano di Giovanni Malagodi. Un partito con una media di consenso attorno al 2 o 3 per cento, che tuttavia (in coincidenza con la apertura della Dc ai socialisti di Nenni) segnò alla fine dell’esperienza centrista qualche successo elettorale tra il 1963 e il 1968. Un piccolo successo elettorale al quale non corrispose un analogo e duraturo successo politico. Dopo la breve esperienza del governo Andreotti-Malagodi, infatti, i liberali tornarono fuori dall’area di governo, e per rientrarvi dovettero aspettare la segreteria di Valerio Zanone e la trasformazione della maggioranza di centro-sinistra (dalla Dc al Psi) in pentapartito (dal Pli al Psi). Come dire, lo spazio moderato centrista fuori della Dc ha sempre avuto confini limitati.Salvini

Dopo mani pulite e la crisi della cosiddetta prima repubblica, Berlusconi ha cercato di interpretare e allargare il più possibile, dichiarandosi unico rappresentante dei moderati, lo spazio del centrodestra non estremista. E, nonostante lo sdoganamento dei missini di Fini, la prima Forza Italia fu in grado di attrarre persono e uomini di cultura del mondo liberale, da Martino a Rebuffa, da Urbani a Pecorella), alcuni dei quali (per esempio Lucio Colletti) con marcate ascendenze di sinistra. Nonostante ciò, Forza Italia preferì alla valorizzazione di queste persone il chiudersi nel perimetro del partito azienda, nel quale contavano soprattutto i Previti, i Ghedini e nel migliore dei casi i Gianni Letta. Del resto, Berlusconi cercava parole d’ordine forti, in grado di reggere e assorbire la concorrenza di origine missina, piuttosto che aprirsi alla cultura liberaldemocratica.

Questi, dunque, i precedenti che dimostrano quanto difficile sia stata la ricerca di uno spazio di centrodestra liberaldemocratico, e come, invece, la dichiarazione di rappresentare i moderati italiani sia finita per essere soltanto uno slogan elettorale sempre sacrficato sull’altare con le alleanze prima con i missini, poi con i leghisti alla Salvini. Difficile, quindi, che possa venire da un Berlusconi, sempre più in balìa di interessi aziendali e familiari e in forte declino politico ed elettorale la capacità di offrire un’offerta politica di centrodestra moderato.

E Renzi? Per quanto mi riguarda, io credo che l’ex segretario del Pd abbia dimostrato di essere (e in questo somiglia non poco a Berlusconi) tutto meno che un moderato. Per essere moderati ci vuole una forte capacità prima di ascolto e poi di mediazione. La non lunga storia della sua resistibile ascesa politica dimostra che non sempre il talentuoso politico toscano è stato in grado di praticare questi fondamentali della politica: una carenza che probabilmente è stata decisiva nel provocare un rapido declino. In fondo, essere moderati è anche saper aspettare.

Infine, una considerazione generale: l’attuale governo a trazione Salvini impone a chi vuole seriamente opporsi scelte chiare, semplici, ma anche radicali. Alle sbandate che evocano razzismo, autoritarismo e talvolta fascismo bisogna saper opporre la moderazione del metodo democratico, ma anche la ferma determinazione nelle scelte politiche. Difficile che queste cose possano venire dall’ennesima Leopolda prossima ventura,

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