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Chi è complice delle politiche migratorie di Salvini?

Traduzione dell’articolo di Daniel Howden, direttore di Refugees Deeply, pubblicato sul Guardian con il titolo “By rejecting a migrant ship, Italian populists are simply following the EU’s lead” (11 giugno 2018).

[…] Per capire questo casino bisognerebbe partire da una domanda: perché il nuovo ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha deciso d’iniziare questa battaglia sull’Aquarius proprio adesso.

Gli osservatori sulle politiche migratorie saranno tentati di pensare che questa è una prova di forza per rafforzare la posizione dell’Italia prima della scadenza della fine di giugno per riformare parti del complessissimo sistema di accoglienza dell’Unione Europea. Secondo questa lettura, Salvini sta cercando di ottenere una revisione del cosiddetto Trattato di Dublino per alleggerire la pressione sulle frontiere di stati come l’Italia e la Grecia e rimuovere l’obbligo per i nuovi arrivi di fare richiesta di asilo nel paese di arrivo.

Questa interpretazione sarebbe sia rassicurante che completamente sbagliata. Tutto ciò non riguarda nuove conquiste legate all’interesse nazionale.

Gli osservatori europei si aspettavano che l’Italia si scontrasse con l’UE sulla moneta unica, ma il ministro degli Interni ha puntato direttamente all’immigrazione. Salvini sa bene – così come Viktor Orbán in Ungheria e Sebastian Kurz in Austria – che l’Europa non ha risposte da dare. L’Italia è stata lasciata da sola a gestire gli arrivi via mare dal nord Africa e discussioni sul Trattato di Dublino non cambieranno le cose. Non c’è solidarietà sull’accoglienza e l’immigrazione.

Salvini ha bloccato l’Aquarius perché questo è il terreno su cui vince a prescindere dal risultato. Come leader della Lega, di estrema destra, ha costruito un’intera campagna elettorale attorno alle promesse di deportare in massa i migranti. Il fatto che le sue proposte fossero e siano impraticabili e illegali non ha impedito al suo partito di arrivare al 17%.

Le dichiarazioni sguaiate di Salvini sui migranti africani che stanno trasformando l’Italia in un gigantesco campo profughi ignorano il dato di fatto che gli arrivi via mare quest’anno sono diminuiti di un quinto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Ma non importa – le battaglie retoriche sull’immigrazione gli permettono di comportarsi da partner di maggioranza nella coalizione di governo e da difensore dell’Italia.

La politica migratoria dell’UE, in particolare dal record di arrivi del 2015, è stata costruita sull’idea che controllare gli arrivi via mare avrebbe rafforzato il centro politico europeo. […] Gli elettori europei, secondo questo ragionamento, avrebbero perdonato gli abusi di diritti umani in posti lontani in cambio di frontiere più solide. […] I politici UE vedevano due scelte: permettere ai moderati di parlare come Salvini o avere Salvini stesso al potere.

Chi criticava questa strategia veniva etichettato come ingenuo.

Il volto di spicco di questa linea è stato il precedente ministro degli Interni italiano, Marco Minniti, che è arrivato a una notevole diminuzione degli sbarchi attraverso una serie di ambigui accordi con la Libia che hanno trasformato i trafficanti e gli scafisti nei custodi a pagamento dell’Europa.

Prima che si votasse, il “piano Minniti” aveva molti ammiratori nelle capitali europee e presso la Commissione Europea […]. Ma dal momento in cui l’ex-ministro e il suo partito sono stati cacciati dal governo è diventato dolorosamente ovvio che non c’è alcun guadagno elettorale per i centristi che rincorrono il populismo anti-immigrazione.

Durante lo scorso fine settimana, Minniti e i suoi ex colleghi di governo hanno duramente attaccato il rifiuto di Salvini di fornire un porto sicuro all’Aquarius e hanno ricordato l’efficienza dell’equilibrio che avevano trovato fra “sicurezza” e “accoglienza” – in altre parole, fra scoraggiare l’immigrazione e il trattamento umano di coloro che sono comunque riusciti ad arrivare. Ancora non colgono il punto.

Il punto è che trattando le politiche migratorie come un’arena di crisi, dove i diritti umani e il diritto internazionale possono essere abbandonati per la fretta di rispondere a un panico percepito, Minniti e i suoi sostenitori a Bruxelles e a Berlino sono stati gli ostetrici del salvinismo. […]

Foto in evidenza Kenny Karpov/AP

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