o-RENZI-6 giugno

Con questo Renzi di oggi non vinceremo più

Comincerei con un suggerimento alle opposizioni interne a Renzi: niente barricate, la situazione è troppo seria. Il voto è stato pessimo e potrà fra quindici giorni , con le incognite di Milano, Torino e persino Bologna, essere tragico. Conviene, quindi, prendere atto che siamo a un punto che comincia a diventare di non ritorno e che richiede una discussione franca che solo un congresso ravvicinato può garantire.

Renzi, lo abbiamo detto e scritto più volte, non è né un usurpatore né un apprendista dittatore. Ha vinto perché chi doveva aprire la strada al nuovo si è barricato. Lui ha sfondato la porta trascinandosi dietro molta parte del Pd. Poi ha annunciato di voler cambiare il mondo. Non l’ha cambiato.

La legge istituzionale è molto discussa e contrastata, così come il jobs act e la “buona scuola”. Renzi è stato bravo sui diritti civili e sull’immigrazione. Ha rotto il tabù dell’austerità in Europa. Tuttavia non è un riformista vero, è un assemblatore di idee, un solitario che alla guida di una ristretta squadra pensa che la politica sia “lotta continua”, ha nelle sue corde la tradizione dc ma non gli viene in mente che la Dc che gli italiani hanno votato e amato, e che gli avversari hanno rispettato, risolveva i problemi non li creava.

Il Pd ha perso a sinistra, come dimostra l’astensionismo, soprattutto quello ripetuto, nelle zone rosse. C’è un mondo di sinistra che guarda a Renzi peggio di come guardava a Craxi. Non hanno ragione, ma è così. E perché è così? Perché, come spiegano Velardi e Rondolino che ora appoggiano il premier, è un mondo sobillato da D’Alema e da Bersani o abitato da vecchi conservatori? Idiozie. E’ perché non vogliono accettare, giustamente, che l’intera storia democratica della sinistra italiana sia demonizzata e poi non accettano più che ci sia un leader della sinistra che non ha una visione.

In tutto il mondo i leader di sinistra hanno una visione, un’idea della trasformazione, una critica dello stato concreto, un’idea di futuro. Renzi no. I suoi gesti anzi sono all’opposto e sono urticanti. Meglio Marchionne che i sindacati, i corpi intermedi non servono (la lady di ferro diceva che la società non serve), il leader occupa il potere e la comunicazione ma non costruisce partecipazione. E’ così che si perdono voti a sinistra, è così che si costruisce la propria sconfitta.

La sconfitta di Renzi, lo sappia la tradizionale sinistra Pd, non è solo la sconfitta di uno solo. E’ anche la sconfitta di tutti: perché tutti hanno contribuito a creare le condizioni perché lui vincesse, perché una opposizione di principio ha impedito di condizionare le scelte, perché spetta alla sinistra drizzare la schiena e riprendersi i voti di chi scappa. La sinistra non deve solo difendere il passato ma non può accettare che venga criminalizzato. La sinistra non può accettare che vengano escluse parole di valore storico come socialismo e all’opposto capitalismo, lotta di classe, diritti sociali, ruolo dello Stato nell’economia. La sinistra non può avere sensi di colpa e urla improvvise. La sinistra deve cercare alleati senza farsi condizionare dal partito del “Fatto quotidiano”.

Oggi ha perso e sta iniziando una rovinosa caduta il riformismo senza valori e senza visione. Potrà vincere al referendum , ma potrebbe perdere le politiche. Di Maio è all’angolo, ma soprattutto c’è Stefano Parisi. Noi con questo Renzi qui , quello di questi mesi, non vinceremo più.

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