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Cornice istituzionale, legge elettorale e difficile governo

Dicono cose diverse e con accenti e toni diversi. così come netta è la distanza tra i ruoli che svolgono. Il primo è il presidente della Repubblica, il secondo, per sua definizione si considera “molto laterale“, addirittura “un candidato locale” che si presenta in un collegio uninominale, il basso Salento, considerato per la sua parte politica (Liberi e Uguali) “perdente“. Eppure Sergio Mattarella, nella sua intervista a “Famiglia Cristiana” e Massimo D’Alema in quella al “Corriere della sera” si occupano entrambi di due stessi argomenti: la cornice istituzionale (intendendo regole costituzionali e legge elettorale) nella quale si colloca la campagna elettorale appena avviata e le indubbie e oggettive difficoltà per la formazione di quello che dovrà essere il Governo, ma anche la maggioranza che lo sosterrà, del dopo elezioni.

Come osserva questa mattina su Repubblica Stefano Folli Mattarella coglie un fatto in più che potrebbe caratterizzare il dopo 4 marzo: potrebbe infatti “aprirsi un capitolo inedito nella storia del Paese, un capitolo fatto di incertezze senza precedenti a cui appoggiarsi“. Una preoccupazione che il capo dello Stato aveva già anticipato nel suo messaggio televisivo di Capodanno. In quel messaggio e anche nell’intervista a “Famiglia cristianaMattarella si spende “in una difesa della seconda parte della Costituzione che (sono parole di Folli) suona critica indiretta a chi ha tentato di cambiarla facendo di ogni erba un fatto“.

A sua volta nell’intervista di oggi al “Corriere della sera“, con tempestivo parallelismo di tempi, D’Alema mette in risalto come potremmo assistere ad “una campagna elettorale devastante, anche a causa di una legge che ha tutti i difetti di un falso maggioritario e tutti i difetti di un proporzionale senza libertà di scelta“. Fatto questo che non faciliterà certo la formazione di un governo e di una maggioranza post-elettorale. Naturalmente D’Alema non trascura il fatto che su questo brutto e complicato meccanismo elettorale il governo Gentiloni ha messo più volte la fiducia. Un modo per buttare non poca acqua sul fuoco sulle tesi di coloro che considerano scontato che nella prossima Legilslatura l’attuale presidente del Consiglio o succederà a sè stesso o prolungherà sè stesso. Anche Folli nella sua analisi osserva che comunque Gentiloni è un esponente del Pd eletto nella sue liste. Il che lo porta a concludere che la via “breve” dinanzi all’attuale presidente del Consiglio è anche “stretta” e, soprattutto, che “una disfatta (del Pd) renderebbe più difficile e forse improponibile la via della continuità“.

E’ in questo contesto che anche D’Alema, messi gli opportuni paletti, considera ipotesi attendibile sulla quale lavorare quella di un governo del presidente che definisce così: “una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati“. E qui il candidato locale con “un ruolo molto laterale” di Liberi e Uguali invita il Pd a cercare di creare le occasioni per un dialogo futuro. Insomma: “Non facciamoci del male“! Ma mettendo ben in chiaro che chi ha reso difficile questo non sono stati certo gli scissionisti. I quali, attraverso Speranza, proposero “il voto disgiunto” che avrebbe consentito agli elettori di valutare distintamente il candidato del collegio uninominale e quelli del proporzionale, “permettendo desistenze per ridurre il conflitto dentro la sinistra“. Ma in quell’occasione D’Alema ricorda che la risposta del Pd fu di “un’arroganza irresponsabile“. E non ci furono appelli. O, almeno, lui non ne ricorda.

Insomma, da un lato c’è il presidente della Repubblica che non si nasconde le insidie di questa strana campagna elettorale, finora più agitata che tranquilla, e tiene ad avere a portata di mano la sua “cassetta degli attrezzi“, vale a dire la Costituzione, seconda parte compresa. Dall’altra ci sono gli attori: le forze politiche, spesso in polemica tra loro anche all’interno delle proprie coalizioni, e soprattutto c’è la grande incognita di un elettorato sempre più disaffezionato dalla politica e dalle urne: un male che molte forze politiche hanno più sottovalutato che curato, e che,se si riproporrà il 4 di marzo, renderà ancora meno agevole la formazione del difficile governo.

Nella foto di copertina: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Massimo D’Alema

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