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Da Pittsburgh a Predappio, da Salvini a Bolsonaro. Il fascismo c’entra, e come!

“Ma che cosa c’entra il fascismo?”. E’ il titolo dell’articolo di fondo del Corriere della sera di oggi. La domanda che si pone Paolo Mieli, il quale è bene dirlo subito è l’esatto contrario di un negazionista a buon mercato, nasce dalla dura reazione di Pierre Moscovici alla ridicola sceneggiata di un parlamentare leghista che ha voluto calpestare con una scarpa mossa a mano alcuni appunti e documenti alla fine di una conferenza stampa del Commissario agli affari europei. Per Mieli si è trattato di “una guasconata” ed è quindi fuori luogo dire come ha detto il socialista francese: “Da qui al fascismo il passo e breve“.

In fondo anche Flaiano diceva che le tragedie (il fascismo tra esse) si ripropongono spesso in forma di farsa (la sceneggiata dell’eurodeputato Ciocca). Aggiungerei, però, che talvolta quello che si annuncia come una buffonata (non mi sembra che i cadetti di Guascogna meritino essere messi sullo stesso piano del disinvolto leghista) può rapidamente diventare una tragedia. Della quale molti protagonisti sono già in campo: a Predappio dove nostalgici, leghisti, rondisti e nipoti si ritrovano a commemorare Benito Mussolini, con alcuni che esibiscono magliette con scritte inneggianti ai campi di sterminio nazisti. A Pittsburgh dove un suprematista bianco fa strage in una Sinagoga in nome del più spietato e becero antisemitismo. Episodi gravissimi. Ma guai a considerarli episodi avulsi da quello che sta loro intorno.

Per quanto riguarda Pittsburgh vale la pena ricordare con quanta difficoltà il presidente Trump e con quali eccessi di equidistanza mettendo sullo stesso piano aggressori e aggrediti il presidente Trump a sette mesi dalla sua elezione prese faticosamente le distanze dai nazionalisti bianchi che prima si erano riuniti in Virginia al grido di “Fuori gli ebrei“! Mentre il giorno dopo uno di questi lanciò la sua auto ammazzando una donna e ferendo altre 19 presone. Siamo sicuri che questi precedenti abbiano potuto far credere a una sorta di diritto all’impunità ai suprematisti bianchi e a chi ha operato nella Sinagoga di Pittsburgh?. E al tempo stesso siamo sicuri che non abbiano avvertito la stessa sensazione per la quale “ora si può“, dopo i reiterati “Me ne frego!” del ministro dell’Interno italiano, i convenuti a Predappio, in totale dispregio della legge Scelba che punisce l’apologia del fascismo e addirittura ostentando magliette o felpe con scritte naziste?

Naturalmente Mieli non sbaglia quando ci ricorda che in Italia spesso si è abusato nell’accusare di fascismo gli avversari politici. Erano certo un fuor d’opera i Craxi che Forattini ci proponeva con gli stivaloni e altri orpelli del regime. Ma Craxi, che era davvero antifascista, a Roma come a Santiago del Cile, giustamente non ne ha mai fatto un dramma, come si conviene fare delle sciocchezze. Nè ha senso considerare un certo oltranzismo atlantico come quello imputato a Cossiga, alla stregua di sconfinamenti fascisti. Quanto ad Andreotti, sono convinto che l’incontro di Arcinazzo con il maresciallo Graziani, avrebbe fatto meglio a evitarlo.

Ora, però, se può essere vero che nella prima Repubblica ci sia stata spesso una retorica dell’antifascismo che ha finito per offuscare e togliere luicidità all’intelligenza dell’antifascismo è altrettanto vero che oggi siamo in una situazione diversa, magari opposta. Più che Pittsburgh e Predappio mi preoccupano i contorni nei quali si collocano questi avvenimenti: Trump e Salvini, ma non solo. Guardiamo all’Europa dei cosiddetti sovranisti che con Orban, e non solo, sono anche all’interno del Partito popolare europeo. E da oggi c’è anche il neopresidente brasiliano Bolsonaro.

Ecco allora che il fascismo e i suoi succedanei (sovranismo, razzismo, suprematismo, caudillismo e chi più ne ha più ne metta) c’entra e come. E dinanzi a questo stato di cose è certamente inutile la retorica dell’antifascismo, ma sono indispensabili l’intelligenza e la determinazione degli antifascisti.

Foto in evidenza: Matteo Salvini e il nuovo presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro

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