Denise Latini Enrico Rossi

Denise Latini: Perchè Articolo Uno? Andava fatto!

Ho aderito ad Articolo UNO – MDP e non poteva essere altrimenti. Perché qui stanno tutte le ragioni del mio impegno civico e politico.
Da quando è nata questa nuova forza politica sento che la mia passione e la mia militanza hanno di nuovo un senso perché questo vuole essere un movimento davvero popolare, dove portare il nostro contributo di energie e di idee. Sono tornata a casa!

Ho aderito ad Articolo UNO per ogni lavoratore licenziato ingiustamente e rimasto senza tutele, per mia mamma che lavora da quando ha compiuto 15 anni ma non avrà diritto alla pensione fino a quando non ne avrà 67 e per chi una pensione non potrà neppure sperare di averla. Ho aderito ad Articolo UNO per ogni operaio morto sul lavoro, per la mia amica ricercatrice che non ha mai avuto un contratto in 16 anni, durante i quali però non è mai stata un giorno senza lavorare, e per tutti i suoi colleghi senza diritti che rinunciano ai propri progetti o se ne vanno dall’Italia per necessità e, talora, con sofferenza. L’ho fatto per ogni migrante che soffre a causa di una situazione geopolitica che l’occidente ha contribuito a creare ma che non vuole risolvere, per quei ragazzi e donne e bambini finiti in fondo al Mediterraneo e per quelli che, pur riuscendo a compiere la tragica traversata, si trovano in condizioni drammatiche, additati come usurpatori di opportunità e colpevolizzati se solo osano farsi vedere con un cellulare, unico strumento di contatto con una terra e una famiglia che amano ma che hanno dovuto abbandonare. Vi ho aderito per ogni insegnante che vive il proprio lavoro con passione, per formare le generazioni che forse un giorno sapranno rendere questo mondo migliore, e che invece vengono sistematicamente denigrati, insieme a migliaia di dipendenti pubblici, con leggi sbagliate, varate senza ascoltarli, che peggiorano la condizione della scuola e della P.A. in generale. Ho aderito a questo movimento per ogni giovane senza prospettiva, disoccupato o precario; per ogni lavoratrice demansionata al rientro dalla maternità, famiglia arcobaleno senza tutele; per ogni anziano senza assistenza, malato che rinuncia a curarsi, disabile senza le giuste strutture; per ogni territorio dilaniato dall’incuria, ogni opera pubblica inquinata dalla corruzione; per tutti quei bambini che non avranno le stesse opportunità di un loro coetaneo. L’ho fatto perché tutto questo è talmente ingiusto da fare male.

Sono cresciuta nelle sezioni di “Partito” e nelle Feste de l’Unità ma non ritengo che questo mi renda vintage, come spesso viene detto da chi usa strumentalmente questa cosa per definirci nostalgici. Credo, invece, che questo mi renda solida nelle mie convinzioni, formate in anni di militanza e di ottimi esempi di persone pronte a dedicare il proprio tempo per qualcosa di più grande di sé. A loro devo tutta quella passione che quotidianamente metto in tutto ciò che faccio.

Sono diventata un avvocato e avevo deciso di farlo, fin da piccola, con l’idea di difendere donne e bambini, individuando in questi la parte di società più debole e bisognosa di aiuto. Mi sono trovata poi a difendere i lavoratori. E non credo che sia stato un caso.
Sono stata segretario della Sinistra Giovanile, segretario dei DS di Certaldo, eletta come consigliere più votato del mio comune per tre consiliature, durante una delle quali ho avuto il privilegio di fare il Presidente del Consiglio Comunale. E ho amato l’attività amministrativa, perché l’amministrazione di una comunità di 17.000 abitanti ti permette di vedere concretamente gli effetti delle tue azioni, aiutandoti a comprendere che, proprio per questo, le decisioni vanno ponderate ed è necessario essere preparati prima di prenderle.

Ma la mia storia, la lunga militanza, come dicevo, non mi fanno sentire obsoleta bensì una persona ricca di quei valori e quei principi che si apprendono in anni di battaglie a fianco delle persone con cui condividi idee e ideali, di dedizione a progetti ambiziosi ma necessari, in anni di delusioni ma anche di sfide vinte. Quei valori che puoi apprendere a pieno solo facendo parte di una comunità che mette al primo posto la dimensione collettiva e lavora nell’interesse della società che rappresenta. Anni di errori, seppur fatti in buona fede, e di amici che ti insegnano ad aggiustare il tiro.

Come posso, quindi, pensare che la modernità passi dalla rottamazione di tutto questo patrimonio di esperienze quando fondamento di tutto il mio agire è l’esempio di chi mi è stato vicino. Quello della mia famiglia: mio nonno che portava l’Unità nelle case la domenica mattina, mio zio che teneva aperta la sezione, i miei genitori, esempi di rettitudine morale. Quello dei volontari delle Feste de l’Unità, pronti a rinunciare alle ferie e al sonno per trovare i fondi per l’azione politica di tutto l’anno ma anche e soprattutto perché ci fosse, in ogni città, in ogni quartiere, uno spazio dove potesse tenersi un dibattito, veicolare un messaggio, comprendere un bisogno e aprirsi al confronto. L’esempio di Marcello Masini e sua moglie Miretta Busia, partigiano Lui, staffetta Lei che, dopo aver fatto la Resistenza armata che ha restituito dignità e libertà al nostro Paese, hanno dedicato una vita ad una resistenza pacifica, civile, fatta di memoria e impegno.

Questo non vuol certo dire che pretenda di leggere l’oggi con gli occhi di ieri. Il mondo è cambiato, evidentemente. Basti pensare al mutuo, prima simbolo di disagio e della dipendenza dal capitalismo, divenuto ormai un privilegio per pochi. O alla madre che lavora, un tempo esempio di emancipazione, adesso non più scelta consapevole ma necessità per le difficoltà di mantenere la famiglia con un solo stipendio. Ed altrettanto evidente è che, di fronte a questi cambiamenti, anche le risposte devono cambiare ma non potranno comunque prescindere da quegli ideali di pace, solidarietà, giustizia, uguaglianza, equità, dignità che sono alla base della nostra Costituzione e del nostro DNA.

Per farlo però, per trovare le risposte alle nuove necessità c’è bisogno di una classe dirigente preparata, pronta ad ascoltare e a comprendere i bisogni delle persone prima di agire. Che voglia tornare ad essere rappresentativa. Che abbia voglia di confrontarsi con la complessità dei nostri giorni. E ci si può riuscire solo strutturando un dialogo costante con i cittadini e con chi li rappresenta. Basta con la retorica della disintermediazione. E’ assolutamente necessario recuperare quella dimensione dialettica con le rappresentanze sociali, come i sindacati, e in generale con quel mondo dell’associazionismo desideroso di mettere in campo le proprie proposte per intrecciarle con le nostre.

E Articolo UNO è pronto a farla crescere questa nuova classe dirigente, per costruire un progetto credibile da declinare in azione politica seria, progressista e di sinistra, per ricostruire un centro-sinistra degno di questo nome e di cui il Paese ha tanto bisogno.
Il lavoro è tanto, la strada da fare anche. Ma abbiamo il diritto e soprattutto il dovere di immaginare un’idea di mondo più giusto e sostenibile e di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per cercare di realizzarlo. Io questo tentativo lo voglio fare, e voglio farlo con una sinistra rinnovata, aperta e progressista. Radicale nelle idee e riformista nell’azione. Una sinistra con una visione lungimirante che non cerchi consenso immediato con slogan o bonus ma che abbia l’ambizione di costruire le condizioni per garantire a tutti una vita più dignitosa in un mondo più equo.

Un giorno chiesi ad una Staffetta Partigiana perché avesse rischiato la vita, poco più che bambina, dove avesse trovato il coraggio. Voglio chiudere questa riflessione con la sua risposta, semplice e profonda allo stesso tempo: “Andava fatto!” Bene, facciamolo!!!

Nella foto di copertina: Denise Latini con Enrico Rossi

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