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Dopo le primarie Pd, le opportunità di Articolo Uno

Dopo le primarie del Pd, che hanno consegnato il partito nelle mani di Matteo Renzi (ininfluenti i risultati dei competitor interni Orlando ed Emiliano), per gli ex Pd e tutti gli altri che hanno dato vita ad Articolo Uno si aprono prospettive inedite. Inedite, se quelli di Articolo Uno sapranno presentarsi come una forza credibile ed autorevole, non subalterna. Una forza di sinistra, di una sinistra di governo. Una forza, come la chiama uno dei fondatori, il Presidente della Toscana Enrico Rossi, “rossoverde”, “ecosocialista”, “convintamente europeista”, con contenuti netti, basati su uguaglianza, redistribuzione, lotta alla povertà, diritto al lavoro, giovani, reddito di inclusione sociale: temi e proposte sui quali definire un programma di governo, su cui trovare l’intesa e l’alleanza con tutte le altre forze di sinistra, da Campo Progressista a Sinistra Italiana a Possibile e con tutti i pezzi di società non riconducibili ad un partito o ad un movimento. Insomma, una forza capace di presentare una rottura culturale e programmatica con le esperienze del centro sinistra italiano degli ultimi anni.
Una volta definita questa vasta alleanza sociale, aperta e plurale, ci si potrà rivolgere al Pd: “Caro Pd, noi siamo questi, noi proponiamo questo, che vuoi fare? Vuoi allearti con Berlusconi, Verdini, Alfano”?
Lo schema non può essere che questo. “Noi, a mio parere – ha detto questa mattina Enrico Rossi a Rai News – dobbiamo insistere su questo. Il Pd deve chiarire se è una formazione che guarda a destra. Perché noi siamo una forza di sinistra e di governo”.

Per un governo dell’Italia di impianto progressista l’autosufficienza non basta. E’ inutile illudersi di poterla governare da soli. Di poter fare a meno di tessere una larga alleanza politica e sociale. Di sicuro non si potranno governare regioni come la Toscana, l’Emilia Romagna, le Marche, l’Italia intera senza il Pd. Ma anche senza Art. Uno-MDP non sarà possibile. La vocazione maggioritaria del Pd è rimasta ferma al capolinea delle elezioni europee. Preistoria. Dopo di allora solo sconfitte, alle regionali, alle comunali, al referendum. Lo schema bipolare è saltato, lo schema maggioritario non tiene più. Dopo la bocciatura della riforma costituzionale da parte degli elettori, dopo l’altra bocciatura dell’Italicum da parte della Consulta, si deve prendere atto che il quadro di fatto con cui d’ora in poi si avrà a che fare è una piattaforma proporzionale. Un contesto proporzionale dove il Pd – hanno sancito le primarie di domenica scorsa – è diventato senza ombra di dubbio un partito di centro, di stampo liberal-democartico, ma che non avrà mai la maggioranza assoluta.
Il risultato delle primarie è questo, non cambia, anche se l’affluenza ha fatto registrare un vistoso calo di partecipazione, in Toscana, in Emilia Romagna, nelle Marche, in Umbria e in molte altre realtà. Ma “Chi ha vinto, soprattutto uno come Renzi, si occuperà poco del calo dei votanti”, scrive Peppino Caldarola. Che aggiunge: “Con le primarie si volta pagina”.
Vero, si volta pagina, per scrivere una nuova pagina anche da parte di MDP, che ha grosse opportunità da sfruttare e che non deve assolutamente lasciarsi sfuggire. Ma una pagina di sinistra, senza la quale il centro sinistra non esisterebbe.

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