Aggressione_Fascista1_Giornalisti_Espresso

E se per rilanciare la politica e la sinistra ripartissimo dall’antifascismo?

Sull’Italia tira una brutta aria che non bisogna avere paura di chiamare fascista e che come tale andrebbe trattata. Altro che partiti non partiti, altro che governo del cambiamento, altro che non esistono più destra e sinistra. Quello che sta accadendo in questo brutto avvio del nuovo anno non ammette sconti e quello che è accaduto nella giornata di ieri è purtroppo esemplare.

Riassumiamo. Il ministro dell’Interno Salvini, in divisa o in borghese che sia, per tutta la giornata non ha fatto che alzare i toni. Prima di tutto nel suo no senza se e senza ma a contribuire a risolvere il dramma dei 49 profughi bloccati da giorni in balia delle onde al largo di Malta. Al punto di compromettere anche i timidi tentativi del presidente del Consiglio Conte di aprire un varco in Italia e in Europa per impedire il precipiatare di quello che ha tutti i connotati di un dramma umano e politico. Non ha esitato Salvini neanche dinanzi all’appello del Papa, che per certi versi rammentava quello di Papa Montini alle Brigate rosse durante la tragedia del delitto Moro. Anch’esso disatteso dai destinatari.

Ma il vicepresidente del Consiglio è andato anche oltre. In serata ha presieduto una riunione per affrontare il tema della violenza negli stadi dopo i fatti di Milano. Questa la sua tesi e la sua proposta al mondo dello sport: le partite non vanno interrotte dinanzi a reiterati cori razzisti; le curve non vanno chiuse; anzi bisogna favorire anche le trasferte del tifo organizzato, magari mettendo a disposizione dei treni, che (non si comprende perchè) consentirebbero un miglior controllo della sicurezza. Se mai si potrebbero far giocare le partite di cartello maggiormente a rischio il pomeriggio invece che la sera. Via libera anche agli striscioni senza alcun controllo sui contenuti degli stessi. In fondo gli ultras sottoposti a Daspo, dice il ministro, sono soltanto 6mila…Mica per essi si può colpevolizzare tutto il tifo organizzato. Insomma curve aperte e libere in libero stadio. E se queste curve diventano (lo sono da tempo) brodo di cultura di organizzazioni razziste e fasciste la cosa non riguarda nè lo sport nè il ministro dell’Interno.

Naturalmente all’inseguimento di Salvini si è subito precipitato l’altro vicepresidente del Consiglio, quello dei 5 stelle Di Maio, il quale vedendo occupati molti degli spazi naziionali ha buttato l’occhio oltre le Alpi offrendo così generosa collabotazione al movimento dei gilet gialli che stanno infiammando la Francia e mettendo a loro disposizione niente meno che la piattaforma digitale Rousseau. Sì quella della ditta privata Casaleggio associati…Se non ci fosse da piangere sarebbe da ridere. I due perni del governo italiano (la Lega e i 5 stelle) sono all’inseguimento del peggior ribellismo, nazionale ed estero.

E visto che ci siamo vorrei rammentare un altro episodio tutt’altro che secondario che da ben il senso di quanto vicina e praticata sia una deriva fascista nella vita pubblica italiana. Ieri Avanguardia nazionale un violento movimento di etrema destra che da tempo sarebbe stato sciolto e come tale illegale è tornato a farsi vivo per commemorare in una manifestazione al cimitero del Verano “i caduti” di Acca Larentia dove il 7 gennaio 1978 furono ammazzati due attivisti missini proprio davanti alla sede del Movimento sociale. Ebbene i due giornalisti dell’Espresso che erano andati lì per seguire e raccontare l’evento sono stati minacciati e picchiati da noti esponenti di Forza nuova, in presenza di forze di polizia che si sono ben guardate da effettuare qualsiasi intervento. Dopo le vibrate proteste del direttore e del comitato di redazione del settimanale l’unico commento del ministro dell’Interno è stato: “Chi mena deve andare in galera“. Appunto.

Insomma brutto clima, brutta aria e tanta puzza di fascismo nel vuoto della politica. Qualcosa che a me, napoletano ormai oltre i 70 anni ha ricordato molto la mia città, la mia scuola, l’inizio della mia passione politica. All’inizio degli anni 60 Napoli era una città ancora fortemente caratterizzata destra. C’erano state le amministrazioni monarchiche di Lauro forti del consenso di una borghesia reazionaria e borbonica e di una plebe che il Pci stava provando a far diventare popolo, ma che continuava a votare a destra. La mia scuola era il Liceo Umberto e in esso era cospicua la presenza organizzata dei fascisti della Giovine Italia che organizzavano scioperi e manifestazioni prima per Trieste italiana, poi per l’alto Adige e infine contro l’atomica cinese. Io ero ancora al ginnasio e maturai insieme ad altri compagni una tale avversione per la prepotenza e arroganza dei missini che decisi di iscrivermi alla federazione giovanile socialista e avviare un percorso politico. Il cui primo obiettivo era liberare l’Umberto e poi, se possibile la città, dalla vergogna di un prevalere delle destre monarchiche e fasciste. Non da soli, ma ci riuscimmo: il Pci riuscì fare di una plebe un popolo, e altre forze liberaldemocratiche (un ruolo importante ebbe la rivista di mio padre e di Giuseppe Galasso Nord e Sud) riuscirono a liberare buona parte della borghesia della città dall’attrazione borbonica e reazionaria. Quanto a noi più giovani (di diverse provenienze politiche) il punto di ritrovo di convergenza fu per molto l’organizzazione politica Nuova Resistenza che ogni domenica mattina si riuniva nella sezione socialista del Vomero in via Scarlatti e alla quale aderivano liberali, democristiani, socialdemocratici repubblicani socialisti, comunisti. Divisi su molto ma uniti da una forte e comune esigenza antifascista.

Mi chiedo se non sia proprio da qui, dall’antifascismo, che la politica e in particolare la sinistra, possano ritrovarsi ripartire in questa brutta Italia e in questa deludente Europa e in un Occidente politico sempre più declinante come ci dimostra l’America di Trump. Programma vasto e percorso difficile, ma varrebbe la pena provarci.

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