Salvini_Conte_DiMaio1

Frittatona e rutto libero

Non essendo, né essendo mai stato, renziano, mi risulterebbe difficile concepire il mio prossimo futuro politico seduto sul divano a sgranocchiare pop corn. Mi tengo il divano ma, essendo un inconsolabile nostalgico di quel genio di Paolo Villaggio, al posto dei semi di mais tostati opto per una frittatona di cipolla, Peroni ghiacciata e rutto libero. Ieri in Senato si è assistito alla più sconcertante manifestazione di surrealismo politico nella storia della Repubblica. Roba che nemmeno Bunuel, magari dopo essersi fumato l’impossibile.

Un Presidente del Consiglio dimissionario che ha praticamente certificato che in 14 mesi non un solo giorno ha avuto la schiena dritta per mettere in riga un suo ministro. Si è limitato a Salvini e nemmeno mezza parola su alcuni imbarazzanti atti dei vari Di Maio, Toninelli, Lezzi, per non parlare delle perle dei vari Bonafede e Laura Castelli. Salvini stesso ha usato un’aula parlamentare per un comizio degno di qualche lido balneare. Nessuno spessore politico, nessuna strategia. Il furbissimo Renzi – eccellente il suo intervento – ha messo in chiaro che il vero dominus di un nuovo eventuale governo “biancorossogiallo” sarà lui e nessun altro. Hai voglia a parlare di “Governo di legislatura”, se e quando deciderà di staccare la spina lo farà e buonanotte al secchio. Errani e Grasso invocano i superiori interessi del Paese e si dicono disposti a baciare il rospo. Della serie, anche le formiche nel loro piccolo si manifestano.

La Direzione del PD ha approvato – addirittura per acclamazione – la relazione di Zingaretti che pone cinque condizioni per un governo con i 5 Stelle:

1. appartenenza leale all’Unione europea;

2. pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento;

3. sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale;

4. cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa;

5. svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti.


Nella foto: Nicola Zingaretti interviene alla Direzione del Pd convocata dopo la crisi del Governo 5Stelle-Lega

Detta così la cosa sembra bellissima, ma in concreto che significa?
E’ tipico della sinistra inventarsi qualcosa in corso d’opera quando la realtà, la contingenza politica, ti impongono un percorso diverso da quello che avevi in mente.
Il PCI, dopo l’uccisione di Moro e il conseguente naufragio della strategia del “compromesso storico” e dopo aver subito un’emorragia di voti dopo la stagione delle larghe intese, lanciò l’Alternativa Democratica. Nessuno ha mai capito cosa fosse, perché in realtà nulla era, ma era un modo per prendere tempo e individuare un altro orizzonte politico. Ecco, un po’ come i 5 punti di Zingaretti.

Io non credo che Di Maio – quello che si scandalizzava circa un mese fa per la liberazione di Carola Rackete e si scagliava contro le ONG – avrà nessuna difficoltà ad accettare le condizioni dei Democratici, vorrò però capire, tra un sorso di Peroni e l’altro, come praticamente si realizzeranno. Cioè io vorrei capire se oggi c’è un punto, uno solo, in materia economica, sociale o di politica industriale che 5 Stelle e sinistra condividono. E pensabile che rinneghino il reddito di cittadinanza o quota 100? E la presunta riforma della giustizia? E il taglio sic et simpliciter dei 319 parlamentari? E l’Ilva, la Whirlpool, l’Alitalia e i precari della scuola? E sul salario minimo sono sulla stessa lunghezza d’onda dei sindacati? E su quell’altra arma di distrazione di massa che dovrebbe essere la commissione d’inchiesta sulle banche?
Siamo proprio sicuri che l’interesse del Paese lo si assicuri e garantisca con un governo che nascerà oggettivamente più fragile e dal futuro più incerto quanto alla sua durata di quello gialloverde?
Siamo sicuri di non ricambiare l’enorme favore a Salvini, in evidente difficoltà?

Foto in evidenza: Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio

Commenti