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Giornata da incubo per la Repubblica. Cottarelli da Mattarella, tornerà domani al Quirinale con i nomi dei ministri. Spinta dei partiti per tornare a votare a luglio

Francamente non era mai successo nella storia del dopoguerra: il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli, andato al Quirinale per sciogliere la riserva e, presumibilmente, con la lista dei ministri, ad un certo punto ha lasciato il Quirinale da un ingresso laterale ed è tornato alla Camera nel suo studio per continuare a lavorare sulla lista, ma soprattutto sull’orizzonte politico e le possibilità di durata del governo. Di certo domattina tornerà al Quirinale per sciogliere positivamente la riserva o per rimettere il mandato.  Al Quirinale, comunque, si insiste sul fatto che Cottarelli non ha rinunciato e sta mettendo a punto la lista dei ministri

Per capire il perchè di quello che a tutti è parso un vero colpo di scena si possono fare solo ipotesi. Le fibrillazioni sono iniziate quando da parte del Pd (in particolare il capogruppo dei senatori Marcucci, ma anche Guerini e Orlando che fa parte della minoranza) hanno cominciato a rilanciare l’ipotesi di un voto a luglio o nella prima domenica di agosto nel caso, pressochè scontato, che non ci fosse la fiducia nei due rami del Parlamento. Una tesi, quella del voto pressochè immediato, che, a quanto pare sarebbe stata fatta propria anche dai Cinquestelle. Pensando male si potrebbe dire che tanto Di Maio che la dirigenza del Pd è particolarmente sensibile al tema di poter in larga parte confermare i candidati dello scorso 4 marzo. Ma questa potrebbe essere soltanto una cattiveria.

Di certo questa eventualità non poteva non rimbalzare nel corso del colloquio tra Mattarella e Cottarelli. I quali si sono trovato dinanzi due problemi. Il primo è davvero senza alternative la strada del voto in piena estate o rallentando qualche procedura si può arrivare a votare almeno a settembre? Il secondo: l’eventualità di votare subito certamente non è uno stimolo ad entrare in un esecutivo neutrale e di garanzia per di più con un sempre più ridotto percorso davanti a sè e questo, certamente, potrebbe essere un disincentivo all’accettazione di un già difficile servizio da rendere al Paese E su queste cose Cottarelli è tornato a lavorare subito dopo lasciato il Quirnale, dove tornerà domattina per una parola, si spera, definitiva. Almeno per quanto riguarda il suo tentativo. Perchè in ogni caso la questione della data del voto resterà sul tavolo.

In tutto questo c’è anche il difficile contesto internazionale aggravato, e non poco, dalle inaspettate e incomprensibili parole di un commissario Ue tedesco, Gunther Oettinger, per il quale i mercati potrebbero insegnare agli italiani a votare. Pronta e durissima la reazione del ministro Calenda. Affermazioni quelle del commissario Ue che, pur ridimensionate in successivi interventi restano gravissime non fanno altro che facilitare la campagna elettorale delle forze populiste. Il tutto mentre lo spread ha più volte sfondato quota 300.

Campagna elettorale che è già partita tra minacce di messa in stato di accusa di Mattarella (Cinquestelle) e manifestazioni di piazza anti establishment (Lega). Il tutto mentre per il primo di giugno il Pd annuncia mobilitazioni a sostegno del capo dello Stato. E poi, finalmente, il 2 giugno sarà la festa della Repubblica, che avrebbe diritto di essere festeggiata a prescindere.

Foto in evidenza: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli

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