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I cambiamenti climatici stanno creando una nuova generazione di spose bambine

Traduzione dell’articolo di Gethin Chamberlain, pubblicato sul Guardian con il titolo “Why climate change is creating a new generation of child brides” (26 novembre 2017).
Sul tema si consiglia anche la visione di questo mini-documentario della Thomson Reuters Foundation, tradotto da Internazionale.

È stata l’alluvione che ha fatto coincidere il primo anno da adolescente di Ntonya Sande con il primo anno della sua vita da sposata. I suoi genitori arrivavano già con difficoltà alla fine del mese. Poi l’acqua ha portato via il campo dei suoi genitori in Kachaso, nel distretto di Nsanje, in Malawi. Dopodiché si sono ridotti a rovistare per pezzi di legna da ardere da vendere.

Perciò, quando un giovane uomo si è presentato alla loro porta chiedendo la mano della tredicenne, la coppia non ci ha pensato troppo a lungo, per il rischio che potesse guardare altrove. Ntonya li ha implorati di cambiare idea. Era troppo giovane, ha supplicato. Non voleva andarsene. Ma non è servito a niente. I suoi genitori l’hanno fatta sedere e le hanno spiegato che il clima era cambiato e gli aveva portato via tutto. Non c’era abbastanza cibo per tutti. Non potevano permettersi un’altra bocca da sfamare.

Quella notte si è distesa per la prima volta sul letto con un uomo che non aveva mai visto prima e ha seguito le istruzioni di sua zia, che l’aveva istruita sull’importante questione del sesso. Dieci mesi dopo, ha dato alla luce la loro prima figlia.

Tutti hanno un’immagine che associano ai cambiamenti climatici. Per alcuni è il tricheco che fatica a trovare posto sui banchi di ghiaccio in scioglimento di Blue Planet II. Per altri, è una visione apocalittica di città che scompaiono sotto le onde. Ma per un numero sempre crescente di ragazze africane, la manifestazione più palpabile dei cambiamenti climatici è il bambino fra le loro braccia mentre guardano i loro amici che vanno a scuola. Il progetto The Brides of the Sun (Le Spose del Sole), finanziato dall’European Journalism Centre, si propone di misurare la scala di quella che molti esperti avvertono essere una crisi crescente: l’emergenza di una generazione di spose bambine come diretta conseguenza dei cambiamenti climatici.

Nei villaggi dal sud del Malawi alla costa occidentale del Mozambico, le spose bambine e i loro genitori raccontano una storia sempre più familiare. Negli ultimi anni si sono resi conto che le temperature si stavano innalzando, le piogge diventavano meno prevedibili, venivano più tardi e a volte allagavano dove non c’erano mai state alluvioni prima. Le famiglie che un tempo erano in grado di permettersi cibo e istruzione per svariati figli, segnalano che adesso si trovano davanti una situazione impossibile.

Quando il fenomeno ha iniziato a manifestarsi, nessuno dei villaggi aveva gli strumenti per registrare questi cambiamenti in maniera scientifica […]. Tutto quello che sapevano è che il clima era cambiato e mentre prima erano in grado di far studiare le proprie figlie, adesso non potevano più. E l’unica soluzione era far sposare una o più bambine.

A volte sono i genitori che prendono la decisione. Per il bene del resto della famiglia, una figlia deve essere sacrificata. Viene ritirata da scuola e le viene trovato un marito. Una bocca in meno da sfamare. A volte è la ragazza stessa che prende la decisione e la impone ai genitori. Infelice e affamata, spera che un marito possa essere la soluzione. […]

Nel 2015, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, ha stimato che 13,5 milioni di bambini si sarebbe sposato prima dei 18 anni solo in quell’anno – circa 37.000 matrimoni infantili ogni anno – e 4,4 milioni di questi prima dei 15 anni. Sempre nel 2015, l’Unicef ha avvertito che in tutta l’Africa il numero totale di spose bambine potrebbe arrivare a 310 milioni entro il 2050, se il trend attuale continua.

[…] Malgrado questo, c’è una crescente consapevolezza sul problema e una volontà dichiarata dei governi di affrontarlo. Il Malawi nel 2015 ha reso illegale il matrimonio sotto i 18 anni e quest’anno lo ha scritto anche nella propria costituzione. Il tasso di matrimoni infantili dovrebbe calare. Tuttavia persiste. In Mozambico il numero delle spose bambine sta addirittura aumentando come conseguenza della crescita demografica. Ma qualcos’altro è entrato nell’equazione.

Il nuovo fattore è rappresentato dai cambiamenti climatici, dice Mac Bain Mkandawire, direttore esecutivo di Youth Net and Counselling, che si batte per i diritti delle donne e dei bambini dalla sua base a Zonba, Malawi.

“Non abbiamo dati precisi, ma direi che dal 30% al 40% dei matrimoni infantili in Malawi sono dovuti alle alluvioni e alla siccità causate dai cambiamenti climatici”, dice. Non ci sono dati precisi, spiega, perché nessuno aveva mai pensato di mettere in connessione le due questioni e fare le domande giuste.

“Ci sono circa 4 o 5 milioni di bambine che rischiano di doversi sposare in Malawi. Fra queste, circa un milione e mezzo corre questo rischio a causa dei cambiamenti climatici. È un numero molto grande”.

I dati pubblicati potrebbero sottostimare l’entità del problema: molti matrimoni, infatti, sono informali, che non vengono registrati ufficialmente. Spesso consistono in un accordo fra due famiglie, o se non ci sono genitori fra gli stessi ragazzi. Spesso viene pagata una piccola dote dal marito o dalla sua famiglia.

È stato così per Filomena Antonio. Aveva 15 anni quando il ventunenne Momande Churute è andato da suo padre, Antonio, e gli ha offerto 2.000 metical mozambichiani (28 euro) per poter sposare sua figlia.

Antonio Momade Jamal ha 50 anni. Ha vissuto tutta la sua vita a Moma, nella provincia di Nampula. Ha iniziato a fare il pescatore nel 1985 quando era ancora un commercio redditizio. Allora, gli acquirenti erano soliti venire dalla città di Nampula per contendersi quanto pescato. Poi il tempo ha cominciato a cambiare.

[…] Antonio pensava che Filomena fosse troppo giovane per sposarsi, ma sentiva che aveva poca scelta. Quindi, quando Momande si è offerto di continuare a pagarle gli studi, ha accettato. Dice che non è l’unico. […]

Filomena è seduta accanto a lui, ascolta. Sembra avere accettato il proprio destino. Le basta poter continuare a studiare. Vuole diventare un’infermiera.

“Ci siamo incontrati qua, in zona, e mi ha chiesto di stare con lui”, racconta la ragazza, indicando Momande. “Mi è piaciuto. Pensavo che fosse un bell’uomo”. Gli ha detto che doveva chiedere il permesso di suo padre, però. “Mio padre ha accettato perché versava in pessime condizioni e pensava che mio marito avrebbe potuto darmi una mano per continuare a studiare. […] Credo che se le cose gli fossero continuate ad andare bene con la pesca, non avrebbe accettato la proposta perché allora poteva permettersi di pagare per la mia istruzione, per le tasse scolastiche, per i libri”.

Il Mozambico è uno dei paesi più poveri al mondo, con quasi il 70% dei suoi 28 milioni di cittadini che vive al di sotto della soglia di povertà. Ed è particolarmente esposto al cambiamento climatico: la Netherland Commission for Environmental Assessment avverte che “i rischi legati al clima – come siccità, alluvioni e cicloni – si manifestano con una frequenza crescente”.

L’età legale per il matrimonio è 18 anni (16 con il permesso dei genitori), tuttavia il Mozambico ha uno dei tassi più alti al mondo di matrimoni infantili, con circa una ragazza su due sposata entro i 18 anni e una su sette entro i 15. I numeri più alti si trovano nelle province del nord, inclusa Nampula, che ha anche il numero più alto di gravidanze infantili.

Fatima Mussa ha 16 anni e al nono mese di gravidanza. Non voleva davvero sposarsi. D’altra parte, suo padre non poteva più permettersi di mantenerla. Si è quindi sposata con Priorino Antonio, 18 anni, l’anno scorso, dopo che lui ha approcciato suo padre nel villaggio di Nataka, nella provincia di Nampula, e gli ha offerto 2.000 metical. Non c’è stata alcuna cerimonia.

“Mio padre ha detto: ‘Non avrei mai preso in considerazione di far sposare mia figlia adesso, perché è giovane. Ma si sposerà perché non ho abbastanza soldi per farle frequentare la scuola secondaria’. Io non volevo sposarmi così giovane, ma non sapevo cosa fare, visto che non potevo andare a scuola. Quindi ho visto un’opportunità di sposare qualcuno che forse poteva migliorare un pochino la mia vita”.

Al di là del confine, in Malawi, quasi la metà delle ragazze si sono sposate prima dei 18 anni e circa una su dieci prima dei 15. Nella classifica dell’Unicef sui paesi peggiori per il matrimonio infantile il Malawi è all’undicesimo posto. L’età legale per il matrimonio è stata innalzata a 18 anni nel 2015, ma non sembrano esserci azioni penali contro chi viola la legge.

La povertà è un fattore chiave, causata sempre più dai cambiamenti climatici. Il Fondo Monetario Internazionale afferma che il 70% dei 19 milioni di cittadini del paese vivono sotto la soglia di povertà e il 25% vive in estrema povertà. “[…] Queste cifre sono destinate a peggiorare a causa della siccità e delle alluvioni”.

Per Lucy Anusa è stata la siccità del 2016 che le ha dato la spinta definitiva. Aveva 14 anni, la più giovane di tre sorelle che vivevano con i loro genitori agricoltori a Namalaka, vicino alla sponda sud del Lago Malawi, quando la siccità ha distrutto completamente il loro raccolto.

“Ho conosciuto quest’uomo e mi ha proposto di sposarci. Ho dovuto accettare nonostante i miei genitori continuassero a parlarmi della mia istruzione. Ma io ho optato per il matrimonio visto come si erano messe le cose a casa”.

I suoi genitori non erano felici, ma lei era troppo testarda. Solo quando è rimasta incinta e suo marito l’ha sbattuta fuori di casa ha iniziato a pentirsi della decisione. Adesso ha 15 anni e ha dato alla luce sua figlia all’inizio dell’anno. […]

Il rapporto del governo del Malawi sulle alluvioni del 2015 inserisce i matrimoni infantili come uno degli effetti collaterali […].

Nel cortile di una casa nella periferia di Moma, nella provincia di Nampula, Majuma Julio sta mescolando una pentola di mais. Prepara il pranzo per suo marito, Juma Momade, che ha in braccio la loro figlia di un anno, Fatima.

La coppia si è sposata due anni fa quando Majuma aveva 15 anni e Juma 19- Non è ciò che voleva, dice Majuma. Ma stava a casa di uno zio, un contadino, che le stava pagando la scuola. Il clima è cambiato e non c’erano più soldi: il matrimonio era l’unica soluzione. “[…] Non mi piaceva l’idea, ma ho accettato perché volevo continuare a studiare”.

Majuma sapeva che il matrimonio avrebbe significato figli. Ma Juma aveva promesso di supportarla. “Juma e l’imam si sono presentati a casa di mio zio, hanno fatto la cerimonia ed eravamo sposati. Adesso sto bene. Mi sento meglio rispetto a quando stavo a casa di mio zio perché mio marito mi tratta bene. Continuo ad andare a scuola, non ci sono problemi”.

E conclude: “Non permetterò a mia figlia di sposarsi a 15 anni. Deve studiare”. […]

(Foto di copertina: Gethin Chamberlain)

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