Assemblee

Il 3 dicembre non solo una lista comune

Nel preambolo del documento preparato per l’assemblea popolare del 3 dicembre, si afferma nella parte finale “ ….con questo spirito ci impegniamo a costruire una lista comune alle prossime elezioni politiche…” . È sufficiente? Certo, per iniziare va bene. Una legge elettorale sbagliata, pensata e imposta più per furbizia che per ridare agli italiani il potere democratico del voto e, forse, anche incostituzionale, la vicina scadenza elettorale, la impongono. Ma per andare a riprendersi gli elettori sfiduciati, i giovani e quanti hanno voltato le spalle, non è sufficiente, per la sinistra, fare solo una lista comune. Il 3 di dicembre deve finire l’attesa per il papa straniero e deve essere per tutti un inizio di un lavoro di lunga lena. Ho sottoscritto pure io il documento di “Una nuova proposta” come hanno fatto i 42.000 che hanno partecipato alle 153 assemblee territoriali preparatorie. Penso che in tutte queste assemblee, malgrado una loro certa impostazione burocratica e di apparato, è stata riscontrata una inedita disponibilità a unirsi per riconnettere la sinistra con la società, con il popolo, i suoi bisogni e sentimenti. Il dibattito a cui ho partecipato ha espresso in vari modi questa tensione e questa disponibilità. Un dibattito a cui molti giovani hanno dato un contributo di freschezza e di novità. Giovani dal pensiero autonomo e critico e non pischelli adoranti come quelli per i quali il Pd di Renzi ha organizzato la sua Leopolda.

L’analisi e le proposte contenute nel documento richiedono non solo una partecipazione comune alle prossime elezioni politiche, ma anche e soprattutto un progetto di più lungo respiro,di pensieri lunghi e di idee forti. Un progetto che deve guarire anche questa sinistra che si mette assieme da quella che è stata la malattia politicista ed elettoralistica di questi anni. C’è bisogno di un pensiero politico nuovo, alternativo, altrimenti il cammino che si sta intraprendendo è di corto respiro. Le elezioni sono solo un momento di un percorso che deve traguardare ben altri obiettivi e deve avere ambizioni forti. Le forze che si riuniranno a Roma presentino, senza farsi ossessionare dalle alleanze e dal Pd, non solo un buon programma di governo ma anche una idea di società dove l’uguaglianza, la solidarietà, la libertà, la sicurezza, la felicità, non siano solo parole da declinare nei documenti, nei convegni, ma visioni, idee forza per lotte e conflitti sociali. Senza conflitto, senza parti(idee, visioni, programmi) che si contrappongono la democrazia annaspa. Il documento è certamente un contributo a questo nuovo rapporto tra visione, idea di società e proposte per le prossime elezioni. Bisogna però andare oltre la scadenza elettorale. Le ragioni come i voti della sinistra nuova a cui dobbiamo lavorare avranno ancora più senso dopo il risultato elettorale. Per questo non ritengo che la sola lista comune sia sufficiente. I progetti politici ambiziosi richiedono coraggio e rotture, non si costruiscono per manovre politiche, per difendersi dai meccanismi elettorali, ne’ tantomeno per sopravvivenza parlamentare. Non possono nascere da pratiche e impostazioni burocratiche di apparato.

I 42.000 che hanno partecipato alle assemblee, sono convinti di aver partecipato ad un nuovo inizio? Essi comunque rappresentano un patrimonio che non va disperso il giorno dopo le elezioni. La sinistra ha già dato (ne porta ancor i segni) ad amalgama non riusciti e a liste arcobaleno. Insisto, riconnettere sinistra e società è un lavoro di lunga lena. Forse anche una “traversata nel deserto” da fare assieme. C’è bisogno di aria nuova per combattere le destre rifuggendo da luoghi comuni come “populismo” e bisogna farlo stando lontani da liturgie e da facili scorciatoie declamatorie. Insomma la sinistra per riconnettersi con la società, con il popolo, con chi è stato colpito dalla lunga recessione e dalle risposte neoliberiste ad essa date, non può esaurirsi in un pur generoso e necessario impegno per portare qualcuno in Parlamento. È richiesto un pensiero nuovo, un “intellettuale collettivo” capace e in grado di costruirlo e di rappresentarlo. Un soggetto politico che si unisce e che unisce. Un soggetto e un progetto che sappia riempire di cose nuove la parola sinistra.

“Nomina sunt conseguentia rerum” ci ricordava spesso il compagno Alfredo Reichlin. E di cose nuove (ecologia, lavoro,democrazia,uguaglianza e giustizia sociale,Europa) è pieno il documento sottoscritto e votato. Per queste ragioni non mi sembra sufficiente la lista comune e soprattutto il rituale che si scatenerà per la sua composizione, bisogna attrezzarsi per andare oltre senza farsi prendere dall’ansia da prestazione elettorale. Le elezioni sono un momento e un passaggio. È maturo il tempo per un nuovo progetto, per un luogo, uno spazio organizzato, dove incontrarsi ed agire, un luogo dove innanzitutto i giovani, esperienze associative laiche e cattoliche, possano scoprire come chiamare le cose: umanesimo, socialismo, sinistra. Ma prima le cose! Un luogo e uno spazio dove scoprire che un altro mondo è possibile perché un altro mondo, con le lotte del secolo scorso, è stato possibile. Una nuova sinistra che ha un legame con i simboli del passato ma che è curiosa e innovativa sul presente e sul futuro. Non una parola, se pur gloriosa, ma “cose” del XXI secolo come quelle che Papa Francesco non perde occasione di ricordare anche alla politica. La sinistra è chiamata a questa sfida. Il 3 dicembre non si deluda l’esigenza, l’ansia e la curiosità che è stata registrata nelle assemblee e in questi mesi.

Foto di copertina: Collage di assemblee di Articolo Uno-MDP, Sinistra Italiana e Possibile per eleggere i delegati all’assemblea nazionale del 3 dicembre

 

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