Nicola_Zingaretti

Il disgelo a sinistra è il primo passo per ricacciare indietro le destre e deve partire dalle Europee e dal campo socialista

Cominciamo dai fatti positivi o quasi. Non sono molti e soprattutto non bastano, ma nel centro-sinistra segnalano una nuova e insperata vitalità. Innanzitutto è finalmente terminato il Congresso del Pd, e ha vinto nettamente Zingaretti che alla prima assemblea nazionale ha mostrato di essere in grado di controllare il suo partito. Era il momento di non creare rotture, e non c’è da scandalizzarsi se questo ha comportato concessioni in direzione renziana o ex renziana nelle prime indicazioni per gli organismi direttivi. I partiti funzionano così ed è bene che si reggano più sugli accordi tra le diverse anime o correnti che non sui comandi arroganti di un capo. Del resto è giusto dell’intendenza interna del Pd è bene se ne occupi il Pd e non altri. Piuttosto è opportuno soffermarsi sulle indicazioni politiche che sono venute da Zingaretti.

E qui ci sono segnali positivi, ma anche qualche ombra, una in particolare. La vedremo tra poco. Il neo segretario ha mostrato di non sottovalutare affatto il pericolo che viene dalla destra al Governo, leghista e non soltanto leghista. Ed ha dato anche un’ indicazione a breve molto importante: alle elezioni europee non si può andare con più liste che si rifacciano al Pse. E’ un segnale di apertura importante, e soprattutto mostra che Zingaretti ha capito che il disgelo, le liste apparentate o comuni non si possono fermare ad elezioni regionali o locali. Il prossimo impegno per battere le destre è quello delle elezioni europee. E quindi il collante del centro-sinistra non può essere che quello del vasto spazio del socialismo europeo. Poi, certo, c’ è anche la prospettiva di allargarsi verso Tsipras e Macron. Ma stando stabilmente nello spazio tradizionale delle grandi socialdemocrazie europee. Ed evitando sbandate e occhiolini in direzione, per esempio, di Ciudadanos in Spagna o di Berlusconi in Italia. C’era una volta il partito della nazione.

E’ un fatto altrettanto positivo che Zingaretti abbia proposto un coordinamento parlamentare delle opposizioni di centro-sinistra e che si prepari ad incontrare in tempi brevissimi Roberto Speranza in rappresentanza di Articolo 1. Naturalmente questo non vuol dire al momento un rientro nel Pd di chi ne è uscito, nè una riunificazione alle porte. Per far riuscire un’operazione del genere servirebbe pensarci molto e parlarne il meno possibile. Al momento, però, da una parte è chiaro a chi è in Articolo 1 che ricostruire il campo socialista senza il Pd sarebbe più che velleitario e dall’altra, però, viene meno la politica dei veti che ha animato forze oggi minoritarie anche all’interno del Pd. Sono questi i temi che dovranno affrontare Roberto Speranza e Nicola Zingaretti in un confronto che non si limiterà ad un solo incontro. E sono sempre questi gli argomenti al centro del Congresso di Articolo 1 – Mdp di inizio aprile.

C’è, però, un passaggio della relazione di Zingaretti che, a mio giudizio, suscita pesanti perplessità. Il segretario del Pd ha osservato che se l’Italia è oggi in gravi difficoltà è anche responsabilità di chi ha votato no al referendum sulla legge costituzionale. Affermazione sbagliata, inopportuna, e soprattutto inattuale. Sbagliata perchè se fosse passato il referendum avremmo meno difese costituzionali dall’arroganza leghista; inopportuna perchè ben il 60 per cento dei votanti ha bocciato quella “riforma“; inattuale perchè non mi sembra che sia questo il tempo di riproporre abolizioni del Senato e ulteriore indebolimento delle assemblee parlamentari.

Opportunamente ha ricordato Emanuele Macaluso come Renzi ora “si vanta di aver distrutto il movimento 5 Stelle e invece ha anticipato molte cose dei grillini dalla questione dei privilegi dei parlamentari alle polemiche contro le istituzioni parlamentari“. Io penso che se c’è qualcosa da fare e fare presto è quello di restituire ai partiti (che oggi spesso si dichiarano non partiti) il proprio ruolo, applicando l’articolo 49 della Costituzione. E in questa direzione è certamente da valutare positivamente l’attenzione che Luigi Zanda del Pd ha coraggiosamente detto di voler prestare alla necessità di ripristinare forme di finanziamento pubblico dei partiti.

Insomma: mi sembra che nella sinistra o centrosinistra si sia riaperto un dibattito serio sulle cose e sui tempi delle cose. Ho citato l’intervista di Macaluso non a caso. Potrei aggiungere i bei libri di Antonio Floridia e Peppe Provenzano. Contrariamente a quanto pensano alcuni, sono qualcosa che ci aiuta a recuperare il pensiero politico e ad andare verso il futuro. Altro che ritorno al passato! Come potrebbe dire il Giachetti di turno. Ad andare verso il futuro con la forza e le idee di una bella e grande storia, quella del riformismo dei socialisti, degli ambientalisti e dei cattolici democratici. Vasto programma? Sì. E per costruirlo, per ricostruire, il primo passo sono le elezioni europee. Attenti a non sbagliare la prima mossa.

Foto in evidenza: Nicola Zingaretti interviene all’assemblea nazionale che lo ha proclamato Segretario del Pd

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