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Il nostro 25 aprile, il nostro antifascismo

Mentre nel governo gialloverde volano gli stracci (le cronache ci raccontano del presidente Conte che dice al suo vice e ministro dell’ Interno: non siamo i tuoi passacarte, come ti permetti!) arriva la festa della Liberazione, il 25 aprile, il principale punto di riferimento dei democratici nella storia della Repubblica. E’ in quella data che sono anche le radici forti della nostra Costituzione sulla quale giurano i ministri all’inizio del loro mandato.

Eppure quella data sembra essere diventata, per la parte leghista del governo, l’ennesima occasione per sollecitare le peggiori pulsioni fasciste o, se vogliamo usare un eufemismo, parafasciste che fino a poco tempo fa persino i più nostalgici di quel brutto ventennio tendevano ad occultare e a far dimenticare. In fondo anche la svolta di Fiuggi, voluta da Fini, dava il sapore di una abiura, anche se probabilmente più formale che sostanziale. E così il ministro dell’Interno di oggi non ha esitato a definire questa data, fondativa della nostra democrazia repubblicana, come una sorta di derby tra tifoserie ex fasciste ed ex comuniste. Che vergogna! Che offesa alla storia di tutti noi!

Piero Gobetti, all’indomani della marcia su Roma coglieva nel centro allorchè dalle colonne della sua “Rivoluzione liberale” definiva il fascismo come “biografia della nazione“. Qualcosa, insomma, che ci portiamo addosso come una maledizione, magari sopita, ma che in ogni momento può essere risvegliata. Ed è quello che sta cercando di fare (purtroppo con successo) il capo della Lega e ministro dell’Interno. Di qui l’uso e l’abuso di frasi e slogan del vecchio regime: “me ne frego, non mollo, molti nemici molto onore“. E via discorrendo, con l’aggiunta di un’ostentazione fotografica di armi e divise. E mentre tutto questo avviene il partito dell’onorevole Salvini cresce nei sondaggi.

Si risveglia, insomma, in una parte consistente della popolazione italiana quella vecchia convinzione per la quale serve l’uomo forte, in grado di difenderci a colpi di slogan e parole forti, invece che partiti e parlamenti in grado di governarci con delle buone leggi. Il tutto invocando parole d’ordine che vorrebbero sembrare patriottiche e sono soltanto esempio del peggior nazionalismo. Come dimostra anche l’assoluta insofferenza di Salvini e contorni per l’Europa. Altro che “sovranismo illuminato” invocato da Berlusconi.

Vuol dire questo che in Italia oggi il fascismo sia alle porte? Probabilmente no. O meglio non ancora. Visto che lo scudo offerto dalle nostre garanzie istituzionali, un po’ ammaccato forse, è ancora robusto: Corte costituzionale, presidente della Repubblica, magistratura. Eppure è il momento di tenere alta la guardia, perchè quella “autobiografia della nazione“, di gobettiana memoria, ce la portiamo addosso. E potrebbe bastare un avventuroso ministro dell’Interno a risvegliarla facendo passare il messaggio che ora si può. Si può essere di Casa Pound e di Forza nuova, si può essere razzista, si possono usare le armi come autodifesa. Insomma, si può essere fascisti. Perchè il 25 aprile è soltanto ormai un derby tra ex.

Invece no! Il 25 aprile chi, come noi ha a cuore la democrazia, deve celebrarlo senza se e senza ma, tenendo alta la guardia dinanzi a non edificanti episodi come quello di Savona dove è stato deviato il corteo dell’Anpi per non disturbare una sede Casa Pound che si trova sul percorso. Ed è soprattutto nelle scuole (con buona pace della Lega) che si deve tornare a parlare di antifascismo, di storia della Resistenza, di 25 aprile. Perchè, grazie anche e soprattutto alla guerra partigiana e alla Liberazione. nella nostra Repubblica la libertà si difende con i libri e non ostentando i mitra.

Foto in evidenza: 25 Aprile 1945, Modena

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