Enrico Rossi

Il nostro nuovo inizio

Ho già scritto sul valore assolutamente relativo dell’unità laddove nessuna concessione, nessuno spiraglio, nessuna dimostrazione di buona volontà emerge perché l’unità sia perseguita e garantita. Al netto delle accuse mosse, spesso, in mala fede sulla presunta arbitrarietà e pretestuosità delle argomentazioni poste dalla sinistra dem, un dato è evidente: non si è voluto un confronto vero, non si è voluta garantire la contendibilità della segreteria del PD perché non si vuole spostare l’asse politico del partito.

Tardive e sostanzialmente funzionali al disegno politico di Renzi le prese di posizione del Ministro Orlando che dopo aver votato in Consiglio dei Ministri tutte le proposte oggettivamente neoliberiste del Governo, scopre la necessità di spostare a sinistra lo sguardo dei democratici e di guardare a tutti coloro che hanno abbandonato il PD o la cui protesta è stata intercettata da anni.
Paradossalmente la maggioranza dei dirigenti del PD ritiene che occorra cambiare ma nessuno di loro ha avuto il coraggio di farlo per davvero. La maggior parte di loro, infatti, si è distinta più per le invettive e la derisione degli oppositori interni che per la volontà di costruire ponti, di fare sintesi.

E’ stato enorme il dolore per la scelta di abbandonare la casa che avevamo contribuito a costruire. Enorme l’amarezza per aver interrotto il cammino con tante compagne e compagni che ritenevano che si dovesse continuare la battaglia dall’interno. Non ce lo hanno consentito. Questa è la sola e semplice verità.
Ma dolore e amarezza devono lasciare spazio ad un nuovo entusiasmo, ad una nuova avventura che abbia in sé qualcosa di “vecchio”: non la nostalgia dei partiti del secolo che fu, ma le idee che ci hanno unito intorno al progetto di “Rivoluzione Socialista”, ad Enrico Rossi.
Enrico non è un leader, non nel significato oramai prevalente di uomo solo al comando. Enrico è una colta e brava persona la cui passione politica ci ha contagiato e conquistato, la cui (a volte eccessiva) umiltà ci ha fatto capire che era uno dei pochi politici da cui poter acquistare, senza rischiare nulla, un’auto di seconda mano. Ha (abbiamo) incontrato nel suo (nostro) cammino, altre persone che condividono la stessa passione e gli stessi obiettivi. Domani a Roma, con Speranza e Scotto, proverà a dare un nuovo inizio alle speranze di molti. Non un nuovo partitino identitario, una riserva indiana. Credo che Enrico, oltre a meritare lealtà, meriti fiducia. Ho fiducia che le nostre idee incontreranno molti di coloro che pensano che se abbiamo avuto il consenso di Briatore e l’ostilità dei lavoratori dell’Alcoa, forse qualche problema c’era. Ecco, il nostro nuovo inizio dovrà prevedere meno Billionaire e più cultura, più scuola, più mondo del lavoro, più sostegno all’innovazione. Dovrà prevedere meno bonus per tutti, ma bonus per coloro che hanno maggiori difficoltà di accesso al sapere. Meno assistenzialismo e più welfare. Protezione, ma meno paure.

Queste idee potranno incontrare molta gente, ma le gambe di Rossi & Co. non bastano. Occorrono le nostre. Occorre il nostro entusiasmo, la nostra intelligenza per costruire qualcosa di realmente nuovo. Occorre la commozione di Mariagrazia nel vedere per la prima volta in vita sua, centinaia di persone al teatro Vittoria, unite e riunite da un solo desiderio: un nuovo protagonismo per tentare di cambiare. O provarci, quantomeno. In quel teatro una giovanissima compagna ci mostro il suo Pantheon di uomini e valori. E’ da lì che si riparte. Non è più tempo di visi lunghi e preoccupati, ma di allegria.
Passione, allegria, voglia di futuro. Da domani si riparte.

Nella foto: Enrico Rossi a Roma, sabato 18 febbraio, davanti al teatro Vittoria dopo l’assemblea di democraticisocialisti.

Commenti