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Il presepe di Arcore, Berlusconi e la coalizione scomponibile

La definizione più azzeccata dell’alleanza di centrodestra a quattro gambe varata ieri l’ha data Francesco Damato un giornalista di lungo corso, certamente non ostile a Berlusconi e dintorni. Il quale nel suo blog (graffidamato.com) l’ha chiamata “il presepe di Arcore“. In questo modo si richiamano (e qui ci metto lo zampino anche io) tre elementi: la durata fino al voto e poi per il governo si vedrà; una rilevante eterogeneità tra gli allleati: pastori, popolani, ma anche re magi che hanno animato e animano la politica più e meno recente; il ruolo del padrone di casa, Arcore appunto che in quel presepe vorrebbe svolgere il ruolo della stella cometa, quella che indica al popolo la via, prima e dopo il voto.

Proviamo ad andare in dettaglio partendo proprio dalla possibile durata dell’alleanza: fino al voto certamente. Ma poi? E’ noto che il giorno dopo l’arrivo della Befana, il presepe si disfa e grotta e pastori vengono riposti negli scatoloni, i quali si riapriranno solo dopo un anno. Sarà così anche per i protagonisti di questo patto politico? E’ possibile, probabile, ma non sicuro. In fondo con il Rosatellum tutto è possibile: anche che un’alleanza, che magari è andata bene alle elezioni, si scomponga proprio il giorno dopo. Dipenderà da come si posizioneranno le quattro gambe nella competizione interna all’alleanza. Se arriverà prima Forza Italia la scomposizione dell’alleanza è probabile. Il suo presidente (a proposito Berlusconi presidente sarà sul simbolo azzurro scritto a chiare lettere) non ha escluso grandi coalizioni ed ha frequentemente ammiccato al Pd e soprattutto a Paolo Gentiloni. Ma se prima, nella corsa interna, sarà la Lega il piano al quale punterebbe Berlusconi non avrebbe gamba per andare in goal. Guardate come è strana la politica: la Lega di Salvini collante più affidabile per la tenuta dopo il voto di un’alleanza che punta su quelli che Berlusconi chiama i moderati.

A questo punto siamo già entrati nel secondo aspetto del patto di Arcore: l’eterogeneità dei contraenti. Forza Italia ripropone, oltre ai soliti slogan sulle tasse, il solito capo. Il quale non potrà diventare presidente del Consiglio in forza della legge Severino che non gli consente di esercitare l’elettorato attivo e passivo, ma che di quella legge mostra di “fregarsene” (il termine fascisteggiante rende bene lo stato dell’arte) al punto di far scrivere sul simbolo di Forza Italia:”Berlusconi presidente“. Poi c’è la Lega a trazione Salvini che però per strada ha perduto la candidatura di Maroni a presidente della regione Lombardia. Lui ha parlato di motivi personali, ma ha aggiunto che parteciperà alla campagna elettorale. Probabile, quindi, una candidatura al Parlamento, che, dicono i maligni, gli consentirebbe di avere la copertura di un’immunità parlamentare in previsti prossimi passaggi giudiziari. Intanto per la regione potrebbe correre Attilio Fontana già sindaco leghista di Varese. Vedremo.

Intanto però ai tavoli di Arcore la Lega ha ottenuto un impegno programmatico sul superamento della legge Fornero, in cambio di non creare problemi alla costruzione della quarta gamba dell’alleanza, nella quale dovrebbero esserci molti e autorevoli ex demoscristiani. Quagliariello con la sua Idea, ma non Tosi e (forse) neanche Lupi. La successione delle cronache mi ha portato a parlare della quarta gamba prima della terza: di Quagliariello prima che della Meloni. Ma Fratelli d’Italia il suo ruolo nell’alleanza lo ha e finora i suoi dirigenti hanno dimostrato di giocare bene (come si dice nel calcio) tra le linee. E di sapersi fare rispettare. Soprattutto nel centro Italia e nel Lazio, dove però il candidato favorito a correre per la presidenza dovrebbe essere Gasparri, che lascerà (non credo di buon grado) il Senato.

Questo il presepe allestito ad Arcore. Fino alle elezioni dovrebbe reggere e consentire alle sue quattro gambe di avere rappresentanza parlamentare. Poi ci sarà il problema del governo e lì si faranno i conti con due incognite: il risultato della Lega e il ruolo di Berlusconi attratto da Gentiloni e Renzi. Il tutto con una legge elettorale (il Rosatellum) che apre la strada alla scomposizione delle coalizioni.

Nella foto: Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi dopo il vertice di Arcore

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