Fila ad una mensa Caritas

Il rapporto Caritas: un “esercito di poveri” da brividi

Esce il Rapporto della Caritas (1), e colpisce come una martellata. Poi parlano di “gufi“, di “rosiconi“, di “piagnoni“, perfino di “disfattisti“. Questo Rapporto – della Caritas , non di un Centro per la rivoluzione anticapitalista – dà i brividi: con quale coraggio ci si gloria dei risultati” raggiunti? “Hai voglia a dire che il Pil è aumentato dello zero virgola… finché un giovane non sa dove andare a lavoro, finché non si arriva a percepire una possibilità reale, con tutto il rispetto, quegli annunci hanno il sapore della beffa“, ha detto Mons. Galantino, il segretario della Conferenza dei Vescovi: perciò almeno si abbia il pudore di tacere, se la vergogna non aiuta a riconoscere gli errori.

Discontinuità, ma forte, ecco quello che occorre: anche da questi dati – come da molti altri – si desume che non solo non basta ciò che è stato fatto, ma che è stato sbagliato (“L’Italia è seconda solamente alla Spagna nel numero di persone che dal 2010 al 2015 hanno peggiorato la loro condizione economica…..vi sono invece paesi europei dove il numero di persone a rischio di povertà è diminuito, –262mila in Germania Il miglioramento della situazione in alcuni Paesi potrebbe anche essere stato influenzato da un migliore utilizzo delle risorse e dei fondi messi a disposizione dall’’Unione Europea…”, pag. 8, Tav. 2: nel 2015 c’erano stati già due anni di Governo Renzi. Chiamiamo le cose e le persone per nome).

Nella foto: Rapporto Caritas 2017

Infatti: secondo la Caritas, che utilizza dati Eurostat, gli italiani “a rischio o in situazione di povertà ed esclusione sociale” che, nel 2010, erano 14.891.000 e che l’Italia dovrebbe ridurre a 12.557.000 entro il 2020 (secondo la “Strategia Europa 2020“), alla fine del 2015 erano 17.469.000 (pag. 7, Tav. 1) – segnando un aumento, assoluto e relativo, addirittura superiore a quello registrato nell’intera UE -, e la Caritas giustamente li definisce “un esercito di poveri“: non solo non sono diminuiti, ma sono addirittura aumentati di oltre 2,5 milioni, più del il 17% (contro l’1,3%, in assoluto circa 1,5 milioni, nell’intera UE). Inoltre, a fine 2016 in Italia ben 7.209.000 persone si trovavano in stato di “grave deprivazione materiale“, con un aumento (record europeo) di oltre 2,8 milioni (+64% !) rispetto al 2010 (pag. 9, Tav. 3/4), laddove in UE quell’indicatore è diminuito di oltre 2,5 milioni (quando si dice che la crisi c’è stata per tutti, ma non è stata uguale per tutti). Chi a quel tempo aveva governato già per due/tre anni non può non riconoscersene il “merito”. Un risultato che non può non dirsi disastroso e che toglie spazio, già da solo, ad ogni indefinibile (se non con l’aggettivo “cinica”) vanteria.

Perciò servono programmi nuovi, con un forte impegno sociale, e persone diverse per gestirli, che non siano quelle a cui questi dati sono imputabili, come si evince con assoluta chiarezza dal Rapporto citato.

(1) Il Rapporto della Caritas, intitolato “Futuro anteriore” (su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia), è accessibile a http://www.settimananews.it/wp-content/uploads/2017/11/Rapporto_Caritas2017_FuturoAnteriore_copertina.pdf

 

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