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Il sindacato “necessario” per sfidare e battere la deriva populista. Buona la prima per Landini e gli altri. Ora tocca alla sinistra politica

I segnali che vengono dalla piazza di Cgil, Cisl e Uil sono largamente positivi. E non era affatto scontato che fosse così. Eppure in moltissimi (poco importa se duecentomila o più) hanno compostamente sfilato per Roma per sfidare il governo gialloverde e porre sul tavolo del governo la questioni delle sempre maggiori diseguaglianze e della sempre maggiore precarietà del mondo del lavoro. Accolti da un’inspiegabile e ingiustificata scarsa attenzione del mondo dell’ informazione con poche lodevoli eccezioni (Rai News 24 ha trasmesso l’intero discorso di Landini a piazza San Giovanni), il sindacato ha dato la sua prima forte risposta a chi lo continuava a indicare come un residuo del passato un tempo estremista e ora tentatato dal populismo.

Cgil, Cisl e Uil sono l’esatto contrario di queste caricaturali e contraddittorie rappresentazioni. La loro è una piattaforma, come hanno confermato i discorsi conclusivi della manifestazione, che mette insieme riformismo e determinazione politica e sindacale. Che richiama il Governo alle sue responsabilità e che chiede di essere ascoltato sulle politiche industriali, ma anche ecologiche e soprattutto del lavoro. Ma è anche un sindacato che, dinanzi alle brutte derive di questa maggioranza politica, ribadisce con forza le sue radici antifasciste e antirazzista e la sua attenzione alla difesa della Costituzione e dei suoi valori fondamentali. Singnificativo l’allarme lanciato da Landini sull’ipotesi che un progetto di autonomia rafforzata per le regioni del Nord possa aumentare drammaticamente le distanze tra zone più ricche e più povere del Paese. In pratica un terribile attacco al Mezzogiorno.

Per questo io credo che la piazza di ieri sia stata una piazza soprattutto “rassicurante“. Su cosa? Sul fatto che la sinistra democratica può e deve ancora contare su un mondo del lavoro in grado di essere rappresentato al meglio. Tutto questo può e deve avere effetti positivi sulla politica e sui partiti che devono tornare a rappresentarla. Ieri al corteo c’erano molti rappresentanti dei partiti di sinistra: da D’Alema e altri esponenti di Articolo 1 e Leu a due dei candidati alla segreteria del Pd (Martina e Zingaretti) a Calenda nella parte del corteo nella quale era particolarmente presente la Fim Cisl di Marco Bentivogli. Lo tesso Calenda che stamattina sul Corriere della sera si dice anche pronto a fare un passo indietro in favore di Gentiloni se la sua presenza fosse ritenuta un ostacolo a un accordo elettorale tra le forze europeiste.

Insomma un sindacato forte, che recupera (ammesso che l’abbia mai persa) la sua storia e anima riformista è qualcosa che pone anche e soprattutto alla rappresentanza politica della sinistra dinanzi alle proprie responsabilità. Vedremo nei prossimi giorni. Per ora resta il fatto che ieri Cgil, Cisl e Uil sono state in grado di ritrovare e offrire unità a un mondo del lavoro devastato dalla precarietà e, soprattutto, una solida smentita a chi (non solo tra chi governa oggi) aveva messo ai margini i sindacati considerandoli estremisti e massimalisti e come tali pronti a consegnarsi al populismo di Lega e Cinquestelle. Così non era e così non è stato. E giustamente Dario Di Vico sul Corriere della Sera di oggi osserva che la manifestazione ha consumato “la rottura con il populismo politico“. Un segnale che rende sempre più necessario il ruolo del sindacato. E questo è un segnale che soprattutto la sinistra politica (Pd e non Pd) deve essere in grado di cogliere e di alimentare.

Foto in evidenza: Dall’alto, la grande manifestazione di Cgil Cisl e Uil di Piazza San Giovanni

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