Leopolda_San_Giovanni

Il tiro al bersaglio su Conte e quella strana simmetria tra piazza San Giovanni e la Leopolda

E’ stato un fine settimana politico nel quale tutti hanno provato a mostrare i muscoli: con l’obiettivo quasi dichiarato di mettere sotto scacco Conte e il suo Governo. Che questa fosse la ragione sociale della piazza romana di Salvini e Meloni , con il mesto inserimento di Berlusconi, era fuori discussione. Ma con quella piazza si è realizzata una singolare simmetria da parte del raduno renziano della Leopolda, e da parte del capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio. Ed è proprio questa ultima convergenza dalla quale la sinistra, il Pd, e soprattutto il presidente del Consiglio debbono guardarsi.

Andiamo con ordine. Sabato in piazza San Giovanni c’era una gran folla (cinquantamila secondo la Questura) ben organizzata dalla regia di Salvini e ben supportata da Fratelli d’Italia e Casa Pound a conferma di quanto gli epigoni neofascisti siano robustamente rappresentati nella capitale. Poi, sul palco c’era anche Berlusconi per affermare che in Italia al governo ci sono diverse organizzazioni comuniste: dal Pd (renziani scissionisti compresi) ai Cinque Stelle con l’aggiunta della magistratura di sinistra che perseguita gli evasori fiscali.
Insomma tutto all’insegna del no alle tasse e del “cacceremo Conte e torneremo a governare“. Il tutto, naturalmente, condito dalle lamentazioni per il fatto che non ci sono più i governi eletti dagli italiani. I quali nella storia della Repubblica non ci sono mai stati e, soprattutto, sono esclusi dai capisaldi della Costituzione repubblicana.

Eppure un’eco e addirittura una simmetria con la destra piazzaiola di Roma si è potuto coglierle nelle dichiarazioni reiterate del ministro degli Esteri Cinque Stelle Di Maio e nei toni altrettanto minacciosi di alcuni interventi di Renzi e suoi collaboratori alla Leopolda di Firenze. Ed è da questo fuoco “amico” (?) che Conte dovrà guardarsi con particolare cura.

Cominciamo da Di Maio e dai Cinquestelle che, sempre pronti a invocare manette per gli evasori, chiedono radicali mutamenti della manovra per difendere partite Iva e commercianti, ammonendo: “Senza di noi il Governo non c’è più“. Dalla Leopolda gli ha fatto eco, questa volta non soltanto in simmetria ma in quasi perfetta sintonia, Renzi, che non vuole che l’uso del contante sia limitato a duemila euro, visto che il suo governo lo aveva fissato a tremila. E, soprattutto, renziani e cinquestelle indicano nel “pos” (la macchinetta per effettuare i pagamenti elettronici) uno strumento per vessare i commercianti.
Insomma leopoldini e cinque stelle tirano a zero contro la manovra che il Consiglio dei ministri ha appena approvato con il consenso dei loro ministri, pur con la formula “salvo intese“. La quale dovrebbe riferirsi ad eventuali aggiustamenti formali e alla correzione di possibili errori materiali, e invece nell’interpretazione renziana e dei cinque stelle si trasforma in un “salvo veti“. Un modo, questo, per umiliare e mettere in secondo piano il Consiglio dei ministri, al quale compete l’iniziativa legislativa da sottoporre al Parlamento. Una strana idea della democrazia e delle istituzioni.

Alla quale io credo debbano opporsi e resistere tanto Conte che il PdArticolo 1  e Leu. E questa volta le più recenti dichiarazioni di Zingaretti nell’ultima intervista televisiva sono rassicuranti e ferme. Al punto di non escludere, in caso del perseverare di grillini e renziani nell’azione di boicottaggio all’azione di governo, un possibile approdo elettorale.

Naturalmente alla Leopolda i toni anti Pd sono stati il principale filo conduttore. Spicca il discorso della ministra Bellanova che ha descritto il partito di Zingaretti come dominato da bande armate. Per la verità, ricordo che fu soltanto la corrente di Renzi e lo stesso capo a minacciare di usare il “lanciafiamme” per normalizzare il partito napoletano. Ma soprattutto un ex dirigente della Cgil dovrebbe ben misurare le parole nel parlare di “bande armate“. Magari nel ricordo di Guido Rossa che dalle bande (quelle che allora c’erano vermanete e si dichiaravano di sinistra) fu assassinato.

Infine, non può passare sotto silenzio il fatto che Renzi abbia ancora una volta spiegato che destra e sinistra non segnano più la lotta politica. Ma che questa ultima vede in contrapposizione sovranismo da una parte de europeismo dall’altra. Piccola chiosa: il sovranismo non è altro che la riproposizione di vecchie destre spesso al limite del fascismo ed era in piazza a San Giovanni. L’eupereismo è stato ed è soprattutto qualcosa con molti contenuti di sinistra. Basta pensare a chi scrisse il manifesto di Ventotene. Spinelli veniva dalla sinistra azionista, Colorni era socialista, Ernesto Rossi un radical-liberale di sinistra, il vero teorico della lotta ai monopoli. Altro che Macròn! E, comunque, non solo Macròn.

Se questo è il contesto politico di questi giorni credo che Conte, Zingaretti e Speranza debbano tenere la guardia ben alta, proprio a sinistra, per evitare che, magari in nome di un estremismo manettaro i Cinque Stelle, e di una generica retorica anti tasse i leopoldini, possano offrire una sponda populista (altro che europeista) all’altra piazza, quella dei sovranisti di piazza San Giovanni.

Foto in evidenza: Le due piazze, Leopolda e San Giovanni

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