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Il voto più difficile della mia vita: per l’Europa, per l’Italia, per la sinistra. Ora la lista unitaria. Poi chissà …

Tra qualche settimana compirò 73 anni. Per lunga parte della mia vita mi sono occupato di politica e le elezioni mi hanno visto sempre partecipe con una buona dose di speranze e, perchè no, di ottimismo, magari non sempre giustificato. Questa volta non è così: che io guardi all’Europa, all’Italia o alla sinistra sono le preoccupazioni a prevalere.

Sull’Europa, che vorremmo diversa e migliore di quella attuale, perchè, come si legge nel titolo del libro di Enrico RossiNon basta dire Europa” incombono i cosiddetti partiti sovranisti. I quali offrono la loro peggiore rappresentanza nel nostro Paese, dove imperversa la Lega che è anche la forza trainante del peggior governo della storia dellla Repubblica. Inoltre i partiti tradizionalmente europeisti non godono eccellente salute. Vale per i socialisti sempre meno forti anche nelle loro roccaforti tradizionali nel centro e nel nord dell’Europa, e sono alle prese con notevoli contraddizioni al loro interno. Vale per il Ppe nel quale affiorano e non poco tentazioni che vanno in direzione di accordi con partiti populisti e di destra spinta. Del resto in Italia proprio Berlusconi spinge perchè questo partito si apra sempre più a quelli che lui chiama i sovranisti ragionevoli. Come se non bastasse Orban che del Ppe fa tuttora parte.

Come si vede la situazione non è migliore in Italia. Qui da lunedì prossimo potremmo trovarci nel pieno di una crisi politica, già più che affiorata in questi giorni, per le continue tensioni tra i due partiti (Lega e 5 Stelle). Il tutto con la non lontana possibilità di elezioni anticipate ravvicinatissime. Per evitare le quali potrebbe non bastare il tenace impegno del presidente della Repubblica.

Nè le cose vanno meglio per quel che concerne la sinistra italiana. Nel Pd certo qualcosa è cambiato ma poco e con tempi incerti. Certo quello di Zingaretti non è lo stesso partito di Renzi, il quale però il suo peso ed una certa tendenza a giochi di interdizione continua a farli valere. Gli altri partiti di partiti alla sua sinistra non sono riusciti neanche ad unirsi e ad offrire una proposta politica comune sull’Europa e l’Italia agli elettori.

Un quadro dunque tutt’altro che incoraggiante nel quale collocare la tradizionale domanda: Che fare? Alla quale naturalmente si unisce questa volta: Come votare? Provo a rispondere. Io credo che il primo obiettivo per gli elettori di sinistra debba essere quella di lavorare per l’unità, con il Pd, ma non soltanto con il Pd. Un obiettivo che, a mio giudizio, non è ancora a portata di mano, ma per il quale occorre lavorare congiuntamente. Come? con una fomula antica direi: marciando il meno distanti tra noi per arrivare a colpire il bersaglio (battere la destra e le destre) il più uniti possibili. Vasto programma certo. Ma non ne vedo altri.

Naturalmente questo al momento porta a scelte elettorali differenziate. Le quali, io credo, vadano tutte rispettate, che le si condividano o meno. Dal punto di vista organizzativo un obbiettivo possibile potrebbe diventare quello di riunire dopo la scadenza o le scadenze elettorali gli stati generali della sinistra per avviare una sorta di vera e propria costituente. Magari sulla spinta di un incoraggiante risultato nelle elezioni di domenica 26 maggio.

Per il resto non posso fare altro che una mia dichiarazione di voto. Quella per la lista unitaria del Partito socialista europeo nell’ambito delle indicazione di Articolo 1, la quale credo abbia fatto in questo caso una scelta politica di grande sacrificio e di altrettanto grande impegno unitario. Motivo per il quale posso affermare: “Hic manebimus optime“, naturalmente con l’obiettivo di lavorare per la più ampia unità possibile della o delle sinistre, da realizzare nella prospettiva socialista: in Italia come in Europa.

Non c’è dubbio che in questo quadro conterà molto se e quando Zingaretti riuscirà a cambiare l’attuale Pd, che resta un perno della possibile costruzione socialista. Nessuna polemica, quindi, con chi ritiene e ha ritenuto, come Enrico Rossi, che i motivi della scissione che diede vita ad Articolo 1 siano superati. Ma, al tempo stesso la ferma rivendicazione del fatto che quella dolorosa scelta ha contribuito non poco all’evoluzione verso sinistra del gruppo dirigente e di molti militanti del Pd. In fondo credo che quella scelta abbia favorito e non intralciato la vittoria di Zingaretti nelle primarie del Pd.
Ma di queste cose credo sia meglio riprendere a parlare in un confronto che non escluda alcuno, il giorno dopo le elezioni di domenica prossima. Per ora limitiamoci a ritrovarci, molti di noi, nella lista unitaria del Partito socialista europeo.

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