Io diventerò qualcuno

Non studierò, non leggerò, a tutti voi dirò di no

Ecco perché diventerò qualcuno

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Conoscete la canzone di Caparezza? In breve parla di un partito che si fonda sul qualunquismo, che amava considerarsi “né di destra né di sinistra”, formato da “persone qualunque”. La sua politica si basava sull’attacco continuo e persistente ad uno Stato che definisce demagogo e controllato. Un partito fuori dal sistema bipolare. Un partito “che su questo fuoco, getta più benzina”, che sostituisce il progressismo all’incremento dell’odio, che vive della continua lotta tra poveri e più poveri. Ed in Italia tutto questo non ci è nuovo, c’è già stato e si chiamava Partito Nazionale Fascista.

Benito Mussolini partì dalla costruzione della propaganda alla movimentazione del popolo, contro le Istituzioni e lo Statuto Albertino, un colpo di Stato, una ridefinizione completa del ruolo del Parlamento, e pochi anni dopo, in nome del sovranismo nazionale, furono attuate le leggi razziali. Stragi di vite umane. Una guerra civile.

70 anni dopo abbiamo assistito alla notte più buia della Repubblica Italiana, e i giorni che seguiranno saranno probabilmente più oscuri. La chiamano Terza Repubblica, quella del popolo e dei cittadini, con il governo del cambiamento, guidato da post-ideologia e nazionalismo, ma odora di vecchio.

Mentre il centrosinistra italiano eleggeva la peggiore classe dirigente della sua storia, si concedeva a riforme neoliberali, con paura affrontava i diritti civili, regalava inascoltabili racconti di una prospettiva presente e futura completamente irreale, confondeva le periferie con i salotti romani, e s’inchinava di fronte ad un’Unione Europea, lontana dalla gente, indifendibile e contorta, l’estrema destra e il qualunquismo si sono mobilitati, hanno ribaltato il tavolo, la concezione di partecipazione politica, d’ideologia, e hanno puntato su una classe dirigente che sa perfettamente cosa dire. Poche idee, spesso confuse, ma che sanno arrivare ai tanti, e soprattutto a chi questa crisi economica la sente ancora sulle proprie spalle e dovrà conviverci ancora per diversi anni.

L’essere contro a tutto questo, le forti urla del “no” a tutto e tutti, la fomentazione di una rabbia sempre più sentita ha portato Movimento 5 Stelle e Lega ad essere la maggioranza d questo Paese, cancellando il bipolarismo e mettendo in un angolo il sentimento (mai nato) europeista.

Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto, e mentre il Partito Democratico mangiava popcorn, convoca 5Stelle e Lega. 80 giorni di fuffa e derisioni. Il Presidente della Repubblica ha assistito alla nascita di un contratto di governo surreale, ha concesso alle due forze la scelta del Presidente del Consiglio. Giuseppe Conte, una marionetta nelle mani dei capi dei due partiti, niente di più, niente di meno. Un tecnico a capo di un governo politico. Con questa preannunciata difficoltà è legittimo per il Presidente della Repubblica, che aveva chiarito fin da subito la sua indisponibilità, come gli dà diritto la Costituzione, non accettare ministri che non avrebbero rappresentato quel contratto di governo e che avrebbero messo a rischio l’interesse dei cittadini.

Una scelta condivisibile o meno, ma che rientra nei diritti e doveri del Presidente della Repubblica. Da qui nasce il veto su Paolo Savona. L’elettore della Lega, prima ancora di chiedersi chi c … è, lancia l’hashtag #VogliamoSavona. E via che l’uomo qualunque si trasforma in politicante. Matteo Salvini prende la palla al balzo. Non aveva alcuna intenzione di governare oggi e col Movimento 5 Stelle, scarica tutta la colpa su Sergio Mattarella e comincia la sua campagna elettorale per le prossime elezioni, ricordando che se gli avessero permesso di essere al Viminale a quest’ora starebbe già cacciando tutti i clandestini dall’Italia e liberando il nostro popolo.

Giorgia Meloni e Luigi Di Maio corrono all’inseguimento, si sono resi conto che la prossima tornata elettorale sarà Pro/Anti Euro, Pro/Contro Mattarella. Entrambi sperano di essere l’unico alleato e interlocutore di Matteo Salvini, che assapora già la vittoria di una campagna elettorale ancora da iniziare. Sparano accuse folli verso il Presidente della Repubblica e ne chiedono la messa in stato d’accusa per attentato alla Costituzione.

Badate bene.

Il sostegno e la solidarietà al Presidente Sergio Mattarella per le folli dichiarazioni di messa in stato d’accusa non sono automatiche al sostegno della gestione economica e finanziaria dell’Unione Europea.

Un problema finanziario in Europa c’è, va discusso ed affrontato. Anche se l’uscita dall’unione monetaria, a mio modo di vedere, non è la soluzione. Al tempo stesso, con metodi sovversivi 5Stelle, Lega e Fratelli d’Italia stanno creando un clima di tensione. Volano insulti e sputi sulla nostra carta costituzionale e sulle istituzioni che ci garantiscono diritti e libertà.

Mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica, in questo contesto, è un atto fascista, incostituzionale, antidemocratico e va contro la sovranità popolare e i cittadini della Repubblica Italiana.

La Sinistra, oggi, non può permettersi di guardare alle proprie sfumature. Deve scendere in piazza. Non può avere paura, non ci è più permesso aspettare. Siamo e saremo a difesa del popolo italiano. Siamo e saremo a difesa della Costituzione.

Foto in evidenza: Sergio Mattarella

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