Lo scorso 15 dicembre, Enrico Rossi ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Titolo dell’intervista: “Un patto sui collegi. Noi e i dem evitiamo le sfide tra i leader“. Capisco che un’affermazione del genere susciti curiosità, capisco assai meno qualche polemica (soprattutto sui social). Se l’intervista si scorre tutta, e si valuta il contesto, è facile rendersi conto che quanto dichiarato da Rossi è assolutamente coerente con quanto lui stesso e MDP sostengono da tempo.
Sostiene Rossi che “Non si può andare ad una campagna elettorale dove facciamo scorrere il sangue, anche perché per quello che mi riguarda i nostri principali avversari sono la destra, con cui noi certamente non andremo mai, ma anche il Movimento cinque Stelle, a cui voglio portar via un pezzo di elettorato di sinistra che si è buttato lì perché non aveva una sufficiente alternativa che noi invece stiamo cercando di costruire”.
Chiaro e, oggettivamente, incontestabile.
La distanza con il PD è rimarcata soprattutto in tema di lavoro e stato sociale, le cui posizioni, del PD e di Liberi e Uguali, sono definite inconciliabili.
Ma ci sono temi, altrettanto importanti, dove le distanze non solo si accorciano, ma si annullano: biotestamento, ius soli, antifascismo (che non è solo la commemorazione del 25 aprile, ma rinnovato impegno quotidiano politico e culturale visti gli inquietanti rigurgiti fascisti in Italia e in gran parte d’Europa).
Se su questo terreno condividessimo con il Partito Democratico un percorso politico e parlamentare comune, non credo che nessuno griderebbe all’inciucio o alla difficoltà di tagliare oramai inesistenti cordoni ombelicali. Portare a casa in questa legislatura lo ius soli, ad esempio, farebbe piangere di gioia tutti coloro che si riconoscono nei valori della sinistra e del cattolicesimo democratico, così come è successo con la legge sul fine vita.

Un altro passaggio dell’intervista, a mio modesto avviso assai sottovalutato, è quello che fa riferimento alle prossime scadenze elettorali amministrative. E ce ne saranno diverse e importanti nei prossimi due anni. Nella sola Toscana tre capoluoghi di provincia: Pisa, Siena e Massa.
Liberi e Uguali, o la forza politica che scaturirà da questa alleanza elettorale, dovrà e vorrà essere forza di governo nei territori? Ritengo assolutamente di sì. Liberi e Uguali ritiene di poter governare i territori in virtù della propria autosufficienza elettorale? Ritengo assolutamente di no.
Liberi ed Uguali, che non è nemmeno da questo punto di vista associabile al Movimento 5 Stelle, dovrà quindi porsi il problema delle alleanze. Potremmo, per ipotesi, pensare di guardare alla nostra sinistra e coinvolgere quelli che “quando si rompe la frammentazione e si costruiscono percorsi reali intorno ai bisogni …”. Per coinvolgerli, però, occorrerebbe che fossero chiariti due aspetti. Il primo è che qualcuno mi spieghi che diavolo significa la frase sopra riportata. Il secondo è che qualcuno mi spieghi come è possibile che una roba già frammentata si rompa. In attesa che movimenti quali Je sò pazzo e Potere al Popolo, che pare abbiano in qualche modo sedotto Anna Falcone e Tomaso Montanari, mi chiariscano quello che non comprendo per miei indubbi limiti intellettuali, io andrei per tranquillità su qualcosa di meno velleitario. E su questo terreno, francamente, non scorgo altri interlocutori possibili che il PD. Certo, specularmente a quanto sta accadendo in vista del prossimo appuntamento elettorale, non ci si allea per il governo in sé. Occorrerà individuare punti programmatici forti quali, per citarne solo alcuni, tutela e messa in sicurezza del territorio, ambiente, welfare, su cui costruire una solida e avanzata alleanza. Non credo che su questo terreno Sinistra Italiana e/o Possibile, possano muovere o avanzare obiezioni.

L’importante, però, è essere chiari da subito e non prendersi – scusate l’eccessiva schiettezza – per i fondelli. Enrico Rossi, per rimanere a colui che ha ispirato questo articolo, governa una importante regione italiana dove termovalorizzatore di Firenze e allungamento della pista di Peretola (per i non fiorentini, trattasi dell’aeroporto cittadino) sono stati a lungo oggetto di scontro tra e dentro i partiti, soprattutto della sinistra. Personalmente ho vissuto a Firenze per oltre 30 anni. Ebbene, sono oltre 30 anni che sento discutere di termovalorizzatore e allungamento della pista aeroportuale. Ci fu anche un altro fattore di contesa, la famigerata variante FIAT/Fondiaria, poi in qualche modo risolto. Ma quei temi sono stati sempre all’ordine del giorno di tutte le giunte regionali che si sono negli anni succedute, nonché di tutte amministrazioni comunali della Piana senza che mai si arrivasse a soluzioni condivise. Finalmente, ed è notizia di qualche giorno fa, la questione inceneritore, pur suscitando qualche mal di pancia, è stata rimessa in discussione, grazie al Presidente della Toscana Enrico Rossi. Ciò non è stato di ostacolo alla volontà di proseguire nella legislatura regionale, volontà ribadita anche da coloro che ritenevano strategica la realizzazione di quell’impianto. Tecnicamente si chiama senso di responsabilità politica e programmatica. La “forza che verrà” dovrà assumersi responsabilità di governo facendo scelte chiare, nette, considerando che il tempo di marcare comunque le differenze è finito.

Riepilogando, quindi, quattro mi sembrano i punti forza dell’intervista:
1. nessuna possibilità di accordi di governo con destre e 5 stelle;
2. nessuna possibilità di intesa politica con il PD sino a quando persisterà nel rivendicare politiche che hanno fatto male al Paese, oltre che a se stesso. Al tempo stesso unire le forze su idee e valori irrinunciabili;
3. inizio di un percorso politico-programmatico in vista delle prossime scadenze elettorali amministrative;
4. Liberi ed Uguali dovrà caratterizzarsi come forza di governo rifuggendo da ogni velleitarismo comunque mascherato.

C’è chi vorrebbe aggiungerne una quinta, ma più che “punto forza” derubricherei la proposta di Rossi a sano buon senso politico: “No alla guerra civile, facciamo in modo che non scorra sangue. Il tema non è il centro sinistra, bisogna prendere atto che Liberi e Uguali e Pd hanno prospettive che non coincidono. Ma questo non significa che dobbiamo identificarci come i principali nemici dell’uno e dell’altro. Dopo le separazioni lo strappo si sente di più, ma ora dobbiamo riconoscerci reciprocamente. Andare in campagna elettorale a scambi reciproci di insulti e invettive avrebbe effetti negativi per noi e per loro, favorendo destra e M5S“.

Non occorre essere esegeti di Rossi, e io non lo sono, per capire che quanto sopra è il minimo sindacale se si vuole davvero aprire una fase nuova per la sinistra nel suo complesso. Compresa quella, è ora di farsene una ragione, che nel PD c’è ed è più consistente di quanto farebbe comodo pensare. Questa ampia fetta di donne e uomini devono trovare in noi una sponda, un serio interlocutore, non un nemico.

Foto di copertina: Enrico Rossi

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