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La battaglia delle presidenze, Elisabetta Alberti Casellati al Senato, Roberto Fico alla Camera: vincitori e vinti

E’ ruotato quasi tutto attorno alla presidenza del Senato. E lo stallo è stato superato solo a meno di un’ora dell’inizio della terza votazione quando, anche grazie alla mediazione della Meloni, Berlusconi e Forza Italia hanno accettato di mollare sul nome di Romani (sul quale pesava il veto dei grillini per una condanna per peculato), ritrovando almeno una parvenza di unità sul nome di Elisabetta Alberti Casellati (sarà la prima donna presidente dell’assemblea di palazzo Madama). Un terzo nome, dunque, dopo che Salvini aveva già sganciato la Lega dagli obblighi di coalizione votando la Bernini al posto di Romani già ieri sera. Alla fine quel terzo nome è diventato una sorta di ultimo vagone del treno di una coalizione della quale Berlusconi si era sempre dichiarato il regista e alla fine ha rischiato di perdere. Unica condizione posta da Forza Italia: che cambiasse anche il candidato dei 5Stelle per la Camera. Nessun problema per Di Maio che ha subito messo in campo Roberto Fico per la quarta posizione.

Questo un breve riassunto dei fatti. Cerchiamo di capire chi ha vinto e chi ha perso. Per individuare chi ha vinto si deve partire proprio da chi ha perso, perchè sono proprio i perdenti quelli che hanno aperto la strada alla vittoria di quello che si potrebbe chiamare il non dichiarato asse tra Cinque Stelle  e Lega. Un asse atteso ora alla prova della formazione del Governo, ma questa sarà un’altra storia.
Certamente il più evidente perdente è Silvio Berlusconi. Il quale ha prima perso il confronto interno alla alleanza che lui stesso aveva promosso, portando Forza Italia ben al di sotto del risultato della Lega di Salvini. A quel punto, pur riconoscendo la vittoria del suo competitor interno alla alleanza ha continuato a muoversi come se fosse ancora lui il “proprietario” della coalizione. Ha indicato un candidato alla presidenza del Senato: Paolo Romani come prima scelta, ma lasciandosi scappare una certa disponibilità verso altri nomi del suo partito, come Bernini, Casellati e Gasparri. A quel punto Salvini, anche dinanzi al no a Romani dei grillini, ha deciso di rompere gli indugi e ha sparigliato cominciando a far votare già nella seconda votazione per la Bernini. A quel punto fuoco e fiamme di Berlusconi, che prima ha fatto ritirare la candidatura scelta da Salvini e poi ha accusato quest’ ultimo di atto ostile contro Forza Italia e di rottura dell’alleanza. Poi, visto che Salvini teneva duro e che aveva già in tasca la convergenza sulle sue mosse di Di Maio, si è rassegnato al male minore: accettare il cambio con la Casellati e restare agganciato, anche in posizione subalterna, al centro-destra.

Ma altrettanto evidente è anche la sconfitta del Pd, restato prigioniero di logiche renziste, anche dopo le dimissioni del segretario. Così prima ancora che iniziasse la partita i dirigenti del Pd hanno dichiarato che loro sarebbero stati comunque all’opposizione e che così toccava a chi aveva vinto fare i giochi. Nei fatti hanno rinunciato a giocare la partita, salvo votare nelle ultime votazioni Giachetti alla Camera e Fedeli al Senato. Il grande Totò avrebbe commentato: “E ho detto tutto!” Hanno, poi, dovuto incassare il duro atto di accusa del presidente emerito Giorgio Napolitano che, in un discorso, forse irrituale ma certamente efficace, non ha esitato a denunciare i danni fatti alla sinistra e ai partiti tradizionali dai tre governi dell'”autoesaltazione“, tutti a guida Pd. Alla fine è stato proprio Renzi a commentare: “Hanno vinto i caminetti“. Verrebbe da chiederre: “E allora?

La partita si sposta ora tutta sulla formazione del governo. Sarà un’altra storia e ci sarà un altro affidabile protagonista, il presidente della Repubblica, che avvierà le consultazioni subito dopo Pasqua. Il cui lavoro non sarà certo facile: Anche se la due giorni della battaglia delle presidenze gli consegna un quadro politico tuttora complicatissimo con qualche indicazione in più. Sullo sfondo tre priorità per il Paese: situazione economica, Europa, e non ultima una legge elettorale che possa evitare in futuro i danni provocati dal Rosatellum. Senza dimenticare che la Legislatura si apre comunque sotto la spada di Damocle di sempre possibili nuove elezioni.

Foto in evidenza: Elisabetta Alberti Casellai e Roberto Fico, nuovi presidenti del Senato e della Camera dei deputati

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