Domenica 26 aprile 1981. Concentramento ore 9, alla Fortezza da Basso. ”Bella e giusta” – come la definisce l’oratore principale, Enrico Berlinguer – la parola d’ordine che la Federazione giovanile comunista aveva voluto dare alla manifestazione: “Perché nel futuro dei giovani non ci sia più l’aborto”.

E così in migliaia, tantissime le ragazze, si misero in marcia verso piazza Santa Croce, dove il segretario generale, inaspettatamente, si scusò quasi, in esordio, di non dedicare il comizio alle solite questioni dell’attualità politica (era in corso il congresso del Psi), ma di voler affrontare senza indugi il tema dell’interruzione della gravidanza e dei due referendum che mettevano in discussione l’integrità della legge 194. Davanti a tanti giovani e alla fine di una mattinata grigia, sotto le prime gocce di pioggia, Berlinguer richiamò con energia tutto il partito ad impegnarsi a fondo perché a maggio uscissero battute dalle urne le forze “conservatrici, oscurantiste, reazionarie” che, se vittoriose, non avrebbero esitato a “tentare di colpire altre conquiste democratiche e sociali”.

Per Berlinguer era chiaro che la battaglia per la 194 andava ben al di là del contenuto specifico della legge e riguardava “una radicale nuova scelta politica e culturale”. “Minacce di involuzione – disse – derivano dall’andamento complessivo della vita della società, dalla crisi economica e dagli indirizzi dominanti della vita politica e culturale, dalle spinte particolaristiche, dalla frantumazione corporativa, dalle esasperazioni individualistiche, da questi fenomeni che percorrono il corpo sociale e minano la convivenza civile, indebolendo lo spirito di solidarietà e la lotta per la giustizia sociale… Questi fenomeni spingono la società a un imbarbarimento, da cui non ci si salva chiudendo gli occhi cercando scampo nell’evasione, rinchiudendosi in se stessi, cioè rinunciando a intervenire negli eventi in cui la storia ci ha immesso e arrendendosi”.

Riascoltare, su un vecchio nastro registrato dal vivo, la voce di Berlinguer ai microfoni di Santa Croce proprio nei giorni in cui il Consiglio d’Europa accusa l’Italia di discriminare medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto, fa un certo effetto. Come fanno un certo effetto i dati portati a sostegno di questa denuncia. Alle balbettanti giustificazioni del governo, risponde pacatamente Umberto Veronesi: “Quando parliamo del 70 per cento di medici obiettori, con picchi del novanta per cento in alcune regioni, allora siamo di fronte ad una situazione di dissesto e non osservanza della legge”. L’obiezione di coscienza è garantita per legge. Tuttavia, anche senza tirare in ballo le ragioni addotte da ciascuno all’obiezione, simili percentuali parlano di un tradimento vero e proprio della legge, sotto il profilo delle politiche organizzative e sanitarie del sistema.

Di nuovo un diritto conquistato a duro prezzo e una legge, certo frutto di compromesso ma esemplare per equilibrio, rispetto dell’autodeterminazione della donna (ricordate?) e senso di giustizia sociale, sono messi in discussione. Ed in questi anni è stata tradita anche quella parte della legge che riguarda le attività di educazione, informazione e prevenzione. A Firenze Berlinguer gridò forte la necessità che fossero create strutture adeguate, moltiplicate i consultori. Denunciò che in alcune regioni (allora governate dalla Dc) si era esercitata una vera e propria azione di “sabotaggio” contro i consultori, pur in presenza di risorse economiche disponibili. La difficoltà di introdurre in Italia l’informazione e l’educazione sessuale e alla contraccezione, di sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica nel campo della sessuologia e della procreazione. Disse che l’attacco all’ articolo 15 della legge era frutto di una linea “obiettivamente ostile a qualsiasi politica di prevenzione”.

Ricordo che l’articolo 15 della legge incarica le Regioni di promuovere “l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”. Fu proprio richiamandosi a questo articolo che, tra furibonde polemiche ma sulla base di un parere favorevole degli organismi tecnici sanitari, la Regione Toscana per prima introdusse nel 2005 la possibilità di importare la pillola abortiva per renderla utilizzabile in ospedale.

Nella foto di copertina: Enrico Berlinguer poco prima di salire sul palco del comizio del 26 Aprile 1981, in piazza Santa Croce, avvicinato da un giovane cronista, Francesco Matteini (dal suo blog Viola, amore e fantasia)

 

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