Spazi elettorali senza partiti1

La politica debole fondata su partiti fragili apre un vuoto e la violenza estremista ritorna

A Perugia viene accoltellato un militante che attaccava manifesti per “Potere al Popolo“. A Palermo ad essere pestato è un dirigente di Forza Nuova. E, per non farci mancare niente, la lapide che ricorda la scorta di Aldo Moro assassinata dalle Brigate rosse viene insozzata con scritte e svastiche. Il tutto a 10 giorni dal voto per le elezioni politiche che concluderà una bruttissima campagna elettorale, dopo che qualcosa di molto brutto era già accaduto a Macerata e altrove.

E’ il ritorno degli opposti estremismi? Speriamo di poter dire: non ancora, Ma certamente è il segnale forte che questi brutti ricordi non sono dietro le nostre spalle ma possono riproporsi davanti a noi con la stessa violenza di allora e mentre la nostra democrazia ha meno difese di allora. Sì, perchè allora, negli anni di piombo, c’era una politica forte con partiti robusti con molti iscritti e militanti e grande partecipazione nei momenti elettorali. E c’erano i sindacati, che mobilitando i lavoratori furono in grado di dare un contributo decisivo alla sconfitta del terrorismo. Ora i partiti, i sindacati, i corpi intermedi sono più fragili, dopo che qualcuno li ha indicati come obiettivo di una rottamazione (che brutta parola riferita a persone) che doveva favorire uno sbrigativo approdo ad una governabilità più agevole ed ha soltanto portato a un drammatico indebolimento della politica.

Diceva Pietro Nenni che quando nella politica si apre un vuoto c’è sempre qualcuno pronto a colmarlo. Il rischio è che questa volta ci provino organizzazioni politiche prevalentemente fasciste, con simboli paramilitari, che occupano le piazze e alle quali queste piazze vengano agevolmente concesse, nonostante leggi dello Stato non consentano nè la ricostruzione del partito fascista nè l’apologia del fascismo. Nè convince una sentenza che liberalizza il saluto romano in occasione di commemorazioni e celebrazioni funebri. Il tutto mentre da destra qualcuno e non soltanto la Meloni e Salvini, ma anche Berlusoni, ci spiegano che il fascismo in Italia non c’è più e che se mai ad essere pericoloso è l’eccesso di antifascismo. Importante dovrà essere a questo punto la grande e pacifica manifestazione antifascista convocata a Roma per sabato prossimo alla quale parteciperà anche il Pd.

Giustamente oggi Ezio Mauro nel suo editoriale su “Repubblica” lamenta che siano “saltati quei grandi pedagoghi di massa che erano i partiti ed esaurite le politiche centenarie che sono state un orizzonte di riferimento per generazioni“. In questo modo “è venuto meno anche il collegamento tra società politica nel suo complesso e istituzioni dsemocratiche“. Osservazioni più che giuste, alle quali spesso altri replicano che queste sono nostalgie ideologiche. E allora non chiamiamole ideologie, ma idee forti, ideali di riferimento senza i quali la politica prima si affievolisce e degrada in un semplicistico pragmatismo, nel quale tutto diventa possibile e giustificabile. Per esempio, diventano praticabili anche le intese (larghe sembra un’esagerazione) di governo tra opposte coalizioni. E anche qui non si può che condividere la conclusione di Mauro: “Per riportare la politica al suo posto servono identità forti, marcate, distinte e sicure”, le quali possano “fare nascere una passione per le parti in gioco e dunque per la contesa democratica“.

Sono fondamentali questi della lotta politica, ma quanto lontani sono dalla campagna elettorale delle maggiori forze politiche. Le quali davvero si preoccupano assai poco dal fatto che anche questa volta molti sono orientati a non andare neanche a votare. Eppure mai come questa volta la riposta del paese, al riaffiorare della violenza politica e dell’estremismo, potrebbe e dovrebbe essere quella di andare in larga percentuale alle urne. Nonostante la pessima legge elettorale e nostante i partiti fragili. Sarebbe, quello di tornare a votare, un modo nuovo per chiedere, magari dal basso e con metodo democratico, più politica e contrastare e battere sia gli opposti etremismi di vecchia memoria, sia i concorrenti populismi dei giorni nostri.

Nella foto: Spazi elettorali senza manifesti.

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