Katharina_Schultze_Verdi

La resistibile ascesa dei populisti

Sebbene sia soltanto un’elezione regionale, il voto per il Parlamento (Landtag) bavarese ha suscitato grande interesse ben oltre i confini tedeschi. Ciò è senz’altro dovuto all’importanza strategica della Baviera come motore economico della Mitteleuropa, ma non solo. Il voto bavarese mostra un’inversione di tendenza rispetto a quella che il nazionalpopulista olandese Geert Wilders ha definito due anni fa l’ “ondata nazionalista” destinata a travolgere l’Europa.

Se c’è, infatti, un dato rilevante che emerge dall’elezione bavarese è che l’ascesa dei populisti è – per citare Brecht – resistibile. Sì, è vero: l’ “Alternativa per la Germania” (AfD) entra per la prima volta nel Parlamento bavarese. Lo fa tuttavia con un magro 10,2 per cento – molto al di sotto delle aspettative. L’unico a non aver preso atto di questo è il leader della Lega Matteo Salvini che su Twitter si congratula con gli “amici” dell’AfD per la “vittoria del cambiamento”.

Una vittoria del cambiamento c’è senz’altro stata, ma non è sicuramente quella che intende Salvini. L’analisi del voto mostra chiaramente che non vi è stato alcuno slittamento a destra. La Baviera – una regione tradizionalmente conservatrice, cattolica e imbevuta di patriottismo localista – ha premiato al contrario la democrazia liberale.

Il cambiamento più radicale ha afflitto il Partito che da 60 anni regge le sorti della regione: l’ “Unione Cristianosociale”. Il Partito del collega di Salvini, Horst Seehofer, ha indubbiamente preso una sonora batosta, perdendo in un colpo più di dieci punti percentuali rispetto all’ultima elezione.

Sorprendentemente, però, i voti degli elettori cristianosociali non sono andati se non in minima parte all’ AfD: se è vero che 160.000 bavaresi hanno abbandonato la sicurezza del monopartito per rifugiarsi tra le braccia dei populisti, è anche vero che 220.000 elettori della CSU hanno optato per i liberalconservatori dello schieramento “Liberi Elettori”. Ancora più significativo: 190.000 cristianosociali hanno votato per uno schieramento di sinistra liberale come i Verdi.

Sul perché la CSU abbia subito il peggior risultato della sua storia vige tra gli osservatori una pressoché totale unanimità: nel tentativo di recuperare il voto degli elettori più conservatori i “Cristianosociali” hanno progressivamente spostato l’asse del Partito verso destra, irritando in questo modo gli elettori moderati. Due fattori hanno pesato particolarmente sul risultato delle elezioni: da un lato il fatto che alcuni politici eccellenti nelle fila delle CSU abbiano riciclato slogan elettorali dell’AfD, dall’altro i continui battibecchi tra il ministro Seehofer e la Cancelleria sul tema dei richiedenti asilo.

L’altro grande sconfitto dell’elezione bavarese sono i socialdemocratici (SPD), degradati al ruolo di quarta forza politica della regione. Anche in questo caso gli osservatori rilevano una sostanziale incapacità del Partito di proporre narrazioni alternative a quelle propugnate dai populisti.

Il vero volto del cambiamento in Baviera sono però i Verdi. Anche se una loro partecipazione al governo della regione è già esclusa, con la loro attenzione ai temi ambientali, l’approccio pragmatico alla questione immigrazione e la loro passione per la politica locale, i Verdi rappresentano attualmente una nuova, democratica alternativa per la Germania.

[Sulle ragioni della vittoria dei Verdi ho scritto più diffusamente qui: http://www.largine.it/index.php/verde-speranza/]

Foto in evidenza: Katharina Schulze, la leader dei Verdi bavaresi

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