Rivoluzione

La “rivoluzione” di Rossi, ritorno al futuro

Carlo Troilo, giornalista da sempre impegnato su temi legati ai diritti civili, aderente all’associazione Luca Coscioni, ha recensito sull’Espresso, nel suo blog “Diritti negati”, il libro “Rivoluzione socialista”, curato da Peppino Caldarola, edito da Castelvecchi, con il quale il presidente della Toscana lancia la sua candidatura alla segreteria del Pd.  Il titolo della recensione di Troilo, “La rivoluzione socialista di Enrico Rossi: ritorno al futuro”. Ve la riproponiamo.

“Se guardiamo alla storia degli ultimi secoli, dalla rivoluzione francese in poi, la parola socialismo conserva intatto il suo valore, perché indica la volontà di superare lo stato di cose esistenti e migliorare la condizione umana. Penso che molti laici e cattolici della sinistra sono pronti a ripartire dalla condizione umana”. Per questo Enrico Rossi, governatore della Toscana, intitola il suo libro/intervista (a cura di Peppino Caldarola) “Rivoluzione socialista” e lancia la sua candidatura alla guida del PD.
Rossi non spara a zero su Renzi. Anzi, riconosce la forza della sua azione e la validità sostanziale della riforma costituzionale, annunciando il suo sì al referendum. Ma critica alcuni aspetti della sua politica, soprattutto in materia fiscale (l’abolizione dell’IMU per tutti, mentre i tagli delle tasse avrebbero dovuto andare a favore dei meno abbienti).
Se il ritorno al nome “socialismo” è una rivoluzione, dopo lustri di affannosa ricerca di identità da parte del PD, l’altra scelta emblematica è quella di far sì che il PD (contrariamente a quel che dice Renzi: “ il PD non è più il partito delle tasse”) sia invece “il partito della lotta alla evasione”. Sarebbe facile – sostiene Rossi – recuperare almeno 15 miliardi di evasione. E fa una serie di ipotesi interessanti fra le quali (ed è la mia unica perplessità) non viene evocata la certezza della pena per i grandi evasori.

Rossi “riabilita” l’intervento pubblico in economia e le politiche di welfare e propone:
– Un piano unico nazionale (infrastrutture materiali e immateriali) per i territori colpiti da recessione o in ritardo cronico
– Un sostegno “selettivo”, e non a pioggia, alle imprese, puntando sulle aziende dinamiche che accrescono fatturato e occupazione
– Un rinnovato ruolo dei sindacati (senza i quali i lavoratori non avrebbero più tutele) per una riforma dei contratti di lavoro che assicuri un modello partecipativo opposto a quello autoritario proposto da molti imprenditori
– Un piano contro la povertà (in Europa, solo l’Italia e la Grecia ne sono privi) che assicuri un contributo mensile di 400 euro a sei milioni di poveri, con una spesa di sette miliardi annuali da “coprire” con la lotta alla evasione
– Una revisione complessiva del modello della organizzazione dello Stato, a partire dalle Regioni. Rossi ricorda che la Francia, in un anno, è riuscita a passare da 23 a 13 regioni e propone una operazione simile in Italia, a partire dalla nascita, da lui già proposta, di una regione Toscana-Umbria-Marche.

Al di fuori del campo economico, Rossi evidenzia altri temi:
– Sui diritti civili Rossi – che riconosce la positività della legge sulle unioni civili – formula proposte forti in due campi:1) lo ius soli e il diritto di voto per milioni di uomini e donne che ne sono privi; 2) la possibilità di avere rapporti sessuali per detenuti e disabili, istituendo per questi ultimi la figura dell’assistente sessuale, che già esiste in diversi paesi europei. Su altri temi – come i registri delle unioni civili e quello dei testamenti biologici – Rossi ricorda che la sua Regione ha preceduto le leggi dello Stato in materia.
– Sulla accoglienza, Rossi parte da un dato sconvolgente (nel 2050 l’Africa avrà raddoppiato la sua popolazione, da 1,2 a 2,4 miliardi) per sostenere che l’accoglienza, oltre che un dovere umano e morale, può essere una opportunità se ben pianificata: diffusa, fatta con piccoli nuclei e affidata ai comuni e alle associazioni di volontariato. In questo modo si evitano anche reazioni di paura e di xenofobia
– Sulla sanità, Rossi difende il SSN italiano ma per i punti di crisi avanza due proposte: 1) un piano nazionale per il Sud per fermare il fenomeno drammatico (e costoso) della emigrazione sanitaria verso il Centro-Nord) ; 2) superare il problema scandaloso delle liste di attesa negli ospedali abolendo la libera professione extramoenia e – se necessario – “acquistando” le dieci ore lavorative settimanali di intramoenia.
– Sull’invecchiamento della popolazione e le condizioni dei non autosufficienti – un tema su cui il PD e gli altri partiti, con un milione di Alzheimer in aumento esponenziale, si trincerano nel silenzio – Rossi propone di “adottare” il modello tedesco della assicurazione generale obbligatoria, costoso ma risolutivo del problema, come dimostra l’ormai consolidata esperienza della Germania.

A me pare che un partito “socialista” con un programma come quello abbozzato da Rossi (di cui, per ragioni di spazio, ho fatto una estrema sintesi) avrebbe buone chances di successo. Potrebbero votarlo tutti gli attuali elettori del PD (esclusi – se Dio vuole – i teodem), buona parte della “sinistra” (SEL e i vari esuli dal PD), i cattolici impegnati nel sociale e nel volontariato, i laici (socialisti, radicali e cittadini senza partito). E – finalmente – avremmo superato l’ambiguità dell’attuale PD e ridato al “socialismo” il valore e la dignità che merita per la sua storia.

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