Claudio Fava22

La sfida Siciliana: Fava, la strada per cambiare

L’analisi del dibattito politico della Sicilia, dove convivono l’arabesco saraceno, il medioevo normanno ed il barocco spagnolo, richiede uno sforzo che è anzitutto più culturale che politico: l’oscillare della politica siciliana, chiamata al voto il 5 novembre per eleggere il potentissimo Presidente della Regione e la deputazione di Palazzo dei Normanni – sede dell’antichissimo Parlamento che lì risiede dal lontano 1130 – è il riflesso di un districato intreccio sociale, fatto di gestualità ed esagerazioni, temerarietà e pudore. Un insieme di complessità e contraddizioni, tipico di un’isola storicamente capace di essere tanto laboratorio politico e terra di passioni profonde quanto roccaforte del notabilato, contraddistinto da giravolte, spacconate, ipocrisie e generosità politiche.

A primo acchito, nulla è cambiato. I candidati in parte gli stessi: il fascista Musumeci, il grillino Cancellieri, finalmente Fava, ma non Crocetta, l’uscente, nascosto dietro l’ombrello rassicurante del civico Micari. Tuttavia, guardando meglio, a parte il gioco dei Pupi e dei Pupari, la situazione politica è mutata. Rispetto all’ultima volta, infatti, è il centrosinistra ad uscire da 5 anni di disastroso governo Crocetta, mentre è il centrodestra, non più diviso, a cavalcare la rimonta. I grillini non sono più la novità, ma sono una forza che aspira al governo, adombrata da silenzi e reticenze. E poi c’è la Sinistra, piena di contraddizioni, ma unita in un unico percorso.

Tre i poli ritenuti avanti, ma due i sentimenti: la rabbia o la rassegnazione. Il centrosinistra – o meglio dire il PD – ha messo l’ombrello per coprirsi dalla pioggia di valutazioni negative che hanno tempestato il governo Crocetta. Un fallimento evidente, annunciato da un PD spesso all’attacco – pure gli assessori, ma zero dimissioni – e poi certificato con la sua non ricandidatura – ricandidarlo? Per gli alti esponenti del renzismo era da “TSO”. La risposta? L’operazione degli “spiccioli” – monetine – perché tutto fa sostanza: ecco la copertura del civismo di Leoluca Orlando nel nome di Fabrizio Micari, e l’alleanza con quello di La Via, il fedelissimo di Alfano. Ed il governatore? Un po’ di “scena” per poi prendersi l’apparentamento del suo movimento, il Megafono, al Senato (in Sicilia non c’è solo il PD, ma pure i movimenti delle correnti PD) e la standing ovation per i suoi anni di governo, che con l’ombrello tanto non si nota. Uguali le logiche nel centrodestra: dopo mesi a cercare di affossarne la candidatura, Forza Italia ha capito che nessuno valeva elettoralmente quanto Musumeci. Allora basta più critiche e tutti veloci sul carro. E Musumeci – si sa che del porco non si butta via nulla – ha accolto tutti, organizzando la gita dei protagonisti della stagione cuffariana e lombardiana. Mentre un elettorato confuso e rassegnato prova a valutare il meno peggio nel deserto tartaro.
E poi c’è l’altro sentimento, la rabbia. Il Movimento 5 Stelle: ma cos’è il grillismo siciliano? E’ la politica politicante che ora aspira a governare. Le amministrazioni del Movimento 5 Stelle non sono soltanto un modello fallimentare, ma sono pure il trionfo della faciloneria e del consenso facile, spogliate della decantata diversità morale e intrise di ipocrisia. Hanno infatti imparato la lezione: buttarla in caciara ed evitare i temi che rendono governare e poi fare campagna elettorale più difficile. Le reticenze sulla Mafia e l’occhiolino sul cd “abusivismo di necessità” sono situazioni simboliche di quello che ci si prospetta col nuovismo grillino.

Dinnanzi a tutto questo sta il progetto della Sinistra con Claudio Fava. Abbiamo letto e sentito di tutto su questo percorso: dagli ambienti del PD partiva la tiritera della candidatura, escogitata a Roma, che nasce per far perdere il centrosinistra, come se la formula – centrosinistra – potesse valere a prescindere dei partecipanti e dei contenuti, o come se il risultato elettorale potesse ignorare la pesante eredità del governo uscente. Mentre negli ambienti più a sinistra insorgeva una certa diffidenza per un progetto che sembrava, invece, andare verso il ritorno del centro sinistra. E col profondo fastidio della destra e del M5S per la presenza di un ulteriore avversario, conflittuale su contenuti, metodi e finalità rispetto alla propria programmazione di governo. Con un suggello finale: tanto non avete i voti. Come se i voti non siano persone, coscienze, libere, ma pacchetti che deputati e notabili si portano dietro da un campo all’altro.

Un dibattito imbarazzante che ha però ignorato come la candidatura di Fava sia sorta, invece, dall’esigenza di dare un taglio netto rispetto alle politiche ed alle prassi politiche degli ultimi anni. E come questa sia stata una scelta tutta siciliana. Il percorso di Articolo Uno e Sinistra Italiana, il passo indietro di Navarra e l’apertura della sinistra alternativa, la costruzione di una piattaforma libera da politicismi, il recupero dei temi centrali della Sinistra e l’ambizione di parlare limpidamente a tutti, non sono l’esito di un ragionamento tattico, ma sono il risultato di un bisogno di rottura tanto sul piano politico – rispetto alla gestione dell’economia, dell’autonomia siciliana, degli enti pubblici, dei servizi, dei beni comuni, dell’ambiente, della cultura e del turismo – quanto sul piano della prassi politica – cioè del modo con cui sono state interpretate le Istituzioni, per porre un freno ed invertire le tendenza rispetto alla spregiudicatezza ed all’inadeguatezza con cui si è distrutta la credibilità della politica nella Regione Siciliana. E ciò da parte di tutti: che siano i due poli tradizionali o che sia il Movimento 5 Stelle.

Si è dunque caratterizzato quale atto di sfida e di generosità politica. Una contraddizione – il navigare il mare aperto nel luogo più impervio – rispetto alle grandi operazioni di ceto politico di questo periodo, ma che acquisisce, per la sua forza innovativa, una doppia valenza: da un lato presenta un progetto sulla Sicilia di rottura rispetto al suo passato e dall’altra offre la possibilità di lanciare un esperimento politico che può avere l’ambizione di indicare strade nuove al dibattito politico italiano. Una strada che unisce ed aggredisce quei luoghi dove la rappresentanza e la democrazia sembrano aver ceduto la proprio rilevanza. Un percorso che dunque ha un forte connotato valoriale ed ideologico. E questo al di là del risultato specifico che questa candidatura potrà conseguire alle elezioni regionali: la politica è mutevole e la Sicilia è stata spesso terra di novità – e così d’altra parte furono le regionali 2012. C’è sempre una strada, seppur stretta, per cambiare: la nostra, d’altra parte, è un’epoca di cambiamenti. A patto che si sia disposti a tornare a guardare alla luna, con coraggio e determinazione.

Nella foto di copertina: Claudio Fava, candidato alla Presidenza della Regione Sicilia, sostenuto da Articolo Uno-Mdp, Sinistra italiana, Prc, Verdi, Possibile di Civati e movimenti.

L’autore dell’articolo è Lillo Colaleo, 26 anni, già della direzione nazionale GD, oggi fa parte del coordinamento provinciale di Enna di Articolo 1.

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