Speranza Pisapia Festa Articolo Uno Napoli

Le cinque giornate di Napoli di Articolo Uno

Le cinque giornate di Napoli hanno regalato dibattiti di qualità e parole d’ordine. La strada da percorrere, benché tutta in salita, è apparsa chiara.

Combattere le disuguaglianze, restituire dignità al lavoro, prendere coscienza di cosa sia la violenza di genere, investire nella formazione, cancellare la buona scuola e rilanciare il diritto allo studio, amministrare con responsabilità e rigore le autonomie locali e le regioni, curare l’ambiente e il territorio, rendere la nostra democrazia più efficace e aperta, riformare la legge elettorale con equilibrio e ampia condivisione.

Gli ospiti che si sono alternati sono stati parecchi e di diverse provenienze politiche e geografiche. Si è interloquito con mondi vicini e anche più lontani e gli argomenti sono stati sempre posti con competenza e serietà.

Certo, alcune cose sono mancate. Su tutto ho l’impressione che certi nodi non vengano sciolti, che più che gli argomenti e temi, manchino soprattutto risposte e soluzioni.

Ho ancora l’impressione che il Paese fatichi a capirci, anche se finalmente si intravedono un interesse e un’attesa dei quali bisogna essere all’altezza.

Fatica a capirci perché, soprattutto, mancano delle risposte complessive che siano in grado di spiegare ai cittadini e alle cittadine che cosa faremmo noi concretamente per migliorare la loro condizione di vita.

Non basta oggi dirsi di sinistra o di centrosinistra affinché l’elettorato magicamente colga la nostra utilità. Non ha senso parlare di geografia politica e di alleanza con quattro parole d’ordine che non entrano nella carne viva delle persone.

Non esiste un popolo che sia favorevole allo ius soli e che per questo possa ritenere lo ius soli bastevole per dirsi di sinistra. Ho l’impressione che quello che manchi realmente alla nostra proposta sia da ricercarsi nella mancanza di processi democratici: abbiamo paura a confrontarci con la democrazia e camminiamo in punta di piedi, abbiamo imparato che la radicalità deve sempre essere giustificata con parole d’ordine di moderazione che nulla hanno a che vedere con la reale vita delle persone ed abbiamo imparato che, molto spesso, la pancia delle persone sta prendendo direzioni contrarie al vento di cambiamento che tanto vorremmo.

Nella foto: Antonio Bassolino, Francesco Laforgia e la Presidente della Camera Laura Boldrini alla Festa di Articolo Uno a Napoli

È l’epoca delle solitudini, dell’egocentrismo politico, degli uomini soli, soprattutto di sesso maschile a parte alcune autorevoli eccezioni. È l’epoca degli slogan accattivanti e delle risposte balbettate. A maggior ragione ritengo che soltanto processi democratici, in cui la classe dirigente sia scelta democraticamente, in cui le decisioni, le risposte, le declinazioni, siano assunte con un’attenta e larga analisi, possano dare risposte. E’ risieduto qui il vulnus più grave della nostra organizzazione e del nostro movimento.

L’annuncio dell’elezione di un’assemblea costituente democratica è la migliore conclusione del percorso di nascita del nostro movimento e il migliore inizio per la formazione di una nuova soggettività politica di sinistra.

Non partiamo da zero, affatto. Il nostro movimento è già una comunità, è fatto di persone e questa festa l’ha dimostrato.

Una Napoli accogliente, con il sole caldo, le compagne ed i compagni indaffarati, la Chiesa di Santa Chiara a far da cornice, i ragazzi che in strada ti mettevano in mano un pugno di sale in cambio di un caffè, le facce stanche, la folla che ti costringe a rallentare quando tu hai fretta, le pietre in cui si inciampa, le cene a mezzanotte come se fossero le otto di sera, i sorrisi e le belle facce di chi è stanchissimo ma riesce comunque ad accoglierti con un abbraccio. I bicchieri da cambiare in fretta sul palco, il pranzo con le compagne, le crocchette a qualsiasi ora, il concerto con una folla inaudita di persone che cantavano in napoletano, pure se erano milanesi.

Ecco, tutto questo è il nostro patrimonio, l’unico in nostro possesso, che va preservato e valorizzato, perché è capace di grandi sacrifici, ma ha anche bisogno di credere che un Paese migliore di questo sia possibile.
Continuiamo il cammino, la strada è lunga e tortuosa, le difficoltà sono tante e il Paese ha bisogno di risposte. Proviamo a cercarle insieme, senza aver paura. Proviamo a declinare una proposta per il Paese, che viva nel Paese e che sia essa stessa frutto del confronto democratico con i cittadini.

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