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Le elezioni europee viste dalla stampa estera (1)

Europee 2019. Riportiamo di seguito una selezione dei commenti sul voto apparsi oggi sulla stampa europea.

Nuova Europa, El País

«I risultati delle elezioni europee […] confermano l’arretramento delle famiglie politiche tradizionali all’Europarlamento. I popolari e i socialdemocratici hanno lasciato spazio alla costellazione di forze eterogenee fra le quali spiccano Liberali e Verdi, grazie ai risultati ottenuti, da questi ultimi, in Germania e in Francia. L’ultradestra coordinata da Matteo Salvini, dal canto suo, ha ottenuto meno rispetto ai pronostici a livello Europeo, nonostante abbia vinto in Italia. Vista la nuova composizione dell’Europarlamento, il fenomeno con cui bisognerà convivere non è differente da quello che osserviamo nei diversi parlamenti nazionali, però acquisisce un significato differente nella misura in cui obbliga non solo all’accordo, ma anche a includere in questo accordo nuove forze politiche.»

La democrazia europea è viva, El País

«L’Europa interessa. Mobilita. Lo dimostra l’aumento dell’affluenza di questa domenica. La più alta degli ultimi vent’anni. La democrazia vive di confronto e di conflitto. In realtà è il sistema che serve per organizzare il confronto e il conflitto e convertirli in governi e politiche. […] L’Euroscetticismo e il nazionalismo populista hanno spinto i cittadini alle urne con maggiore forza rispetto ad altre occasioni. Resta il dubbio se una presenza rinforzata di questo europeismo antieuropeo nelle istituzioni costituirà uno stimolo o un nuovo freno. Però questo non dipende giù più dai votanti.»

Elezioni europee 2019: Emerge un nuovo mondo politico, Le Monde

«Per coloro che ancora dubitavano, la risposta degli elettori francesi, domenica 26 maggio, è stata senza appello: una profonda ricomposizione politica è in corso nel nostro Paese. Si concentra sui problemi, dominati da una triplice crisi d’identità, sociale ed ecologica […]: il vecchio mondo crolla, un altro emerge, creando a ogni consultazione un terremoto di intensità variabile. […]
Le elezioni europee non hanno portato una, ma tre sorprese. La prima è la partecipazione. […] La seconda è l’avanzata delle liste pro-Europa in un contesto di grande sfiducia politica: sono in vantaggio di almeno quattro punti rispetto a quelli che mettono in discussione l’UE. […] Yannick Jadot, che incarna la terza sorpresa di queste elezioni, non si limita a indossare i colori dell’ecologia, diventa la prima scelta dei giovani. Si afferma anche come un europeista convinto e arriva, su questo punto, a dare una mano a Emmanuel Macron nella sua lotta contro i nazionalisti. […]
Il duello Macron-Le Pen, riacceso con cura dai due finalisti del 2017, ha superato le due forze politiche la cui alternanza ha scandito la vita della Quinta Repubblica. Il Partito socialista e i Repubblicani totalizzano poco più del 15% dei voti. In altre parole, non pesano nulla. Sapevamo, sin dalle elezioni presidenziali, che il partito di François Mitterrand era in cattive condizioni. Questa volta è toccato anche alla destra. I Repubblicani hanno vissuto, domenica, una discesa all’inferno, mangiati sul lato liberale da Emmanuel Macron e sul lato sovranista da Marine Le Pen».

Emmanuel Macron ha trasformato le elezioni europee in un referendum su se stesso e ha perso, New Statesman

«Emmanuel Macron ha giocato di azzardo e ha perso. Ha presentato le elezioni europee come un referendum su se stesso, pensando che fosse il modo migliore per impedire a Marine Le Pen di vincere, rigiocando il match finale delle elezioni presidenziali del 2017, che aveva vinto. Ma non ha funzionato. Il Front National di Le Pen, guidato dal giovane Jordan Bardella, è arrivato primo con il 23% dei voti, solo un punto percentuale davanti a La République En Marche di Macron, al 22%.»

Cinque lezioni dalle Europee, Politico

«L’UE è qui per restare. […] Il supporto generale per il progetto d’integrazione europeo è ai suoi massimi storici e i benefici dell’appartenenza all’UE sono ovvi anche ai suoi oppositori populisti. Forse, a causa di ciò, i nazionalisti e gli euroscettici chiedono una riforma non ben definita dell’UE, invece della disintegrazione del blocco. La lotta non è finita, ovviamente. Anche se l’UE non deve più affrontare il pericolo di un collasso, rischia comunque di venire svuotata e di diventare ingovernabile a causa delle politiche nazionaliste a somma zero.»

«Tutte le politiche europee sono locali. […] Nella maggior parte dei paesi, i temi europei sono stati oscurati dalle lotte nazionali. […] Per le forze pro e anti-UE, la lezione è semplice: il contesto locale è importante, non ci sono soluzioni che vanno bene per tutti e non ci possono essere alternative al prendere seriamente la politica domestica.»

Foto di copertina: Sean Gallup/Getty Images

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