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Le origini socialiste dell’8 marzo

Traduzione dell’articolo di Cintia Francia e Daniel Gaido pubblicato su Jacobin Magazine con il titolo “The Socialist Origins of International Women’s Day” (8 marzo 2017).

Nel 1894, Clara Zetkin scrisse sulle pagine della rivista delle donne socialdemocratiche Die Gleichheit (Uguaglianza), che aveva fondato tre anni prima, per polemizzare con il femminismo tedesco mainstream. “Il femminismo borghese e il movimento delle donne proletarie – scrisse – sono due movimenti radicalmente diversi”.

Secondo Zetkin, le femministe borghesi spingevano per delle riforme, attraverso una guerra fra i sessi e contro gli uomini della loro stessa classe sociale, senza mettere in discussione l’esistenza stessa del capitalismo. Al contrario, le donne lavoratrici, attraverso la lotta di classe e in una lotta condotta assieme agli uomini della loro stessa classe, cercavano di trascendere il capitalismo.

Attorno al 1900, le donne dell’SPD tenevano conferenze biennali poco prima dei congressi del partito – conferenze in cui tutte le questioni più infuocate del movimento delle donne proletarie venivano discusse. Questa forza ideologica e organizzativa trasformò il movimento delle donne lavoratrici dei socialisti tedeschi nella spina dorsale del Movimento internazionale delle donne socialiste.

Nel 1907, la Conferenza internazionale delle donne socialiste si riunì per la prima volta a Stoccarda, in Germania, e proclamò, come propria istanza fondamentale, “il diritto al suffragio universale femminile senza limiti di proprietà, tasse, istruzione o ogni altro tipo di barriera che potrebbe impedire ai membri della classe operaia di avvalersi dei proprio diritti politici”. La lotta per il diritto di voto, insistevano le delegate, doveva essere portata avanti “non con le donne del movimento femminile borghese, ma in stretta collaborazione con i partiti socialisti”.

L’invito alla successiva Conferenza internazionale delle donne socialiste – tenutasi tre anni dopo a Copenhagen – dimostra la stessa lealtà alla lotta di classe proletaria: “Lanciamo un appello urgente a tutti i partiti socialisti e a tutte le organizzazioni socialiste femminili, ma anche a tutte le organizzazioni di lavoratrici, che sono alla base della lotta di classe, di mandare le loro delegate a questa conferenza”.

Erano in ottima compagnia dall’altra parte dell’Atlantico. L’anno precedente, le donne lavoratrici socialiste degli Stati Uniti avevano designato il 28 febbraio come la “Giornata della donna” – “un evento”, venne spiegato alla conferenza di Copenhagen dell’anno successivo, “che ha risvegliato l’attenzione dei nostri nemici”.

Seguendo l’esempio delle loro compagne americane, la delegata tedesca Luise Zietz propose di proclamare una “Giornata internazionale delle donne”, da celebrare ogni anno. Zetkin appoggiò la proposta, assieme a un centinaio di delegate provenienti da diciassette diversi paesi.

La risoluzione sulla “Giornata della donna” diceva:

“In accordo con le organizzazioni politiche e sindacali del proletariato che hanno coscienza di classe dei rispettivi paesi, le donne socialiste di tutte le nazionalità devono organizzare una speciale Giornata della donna (Frauentag), che deve, soprattutto, promuovere la propaganda sul suffragio femminile. Questa richiesta deve essere discussa in connessione con l’intera questione femminile, secondo la concezione socialista”.

Per le delegate, supportare la “concezione socialista” significava promuovere non solo il suffragio femminile, ma anche i diritti del lavoro per le lavoratrici, l’assistenza sociale per le madri e i figli, l’equo trattamento per le madri sole, la creazione e l’accesso ad asili nido e materne, la distribuzione di pasti gratuiti, strutture scolastiche gratuite e solidarietà internazionale.

In parole povere, la Giornata internazionale della donna era, sin dall’inizio, la Giornata delle lavoratrici. Mentre il suo obiettivo immediato era di conquistare il suffragio universale femminile, le sue aspirazioni erano molto più ampie: la sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo, abolire sia la schiavitù salariata dei lavoratori che la schiavitù domestica delle donne attraverso la socializzazione dell’istruzione e il lavoro di assistenza.

La prima Giornata internazionale della donna

La prima Giornata internazionale della donna fu celebrata non l’8 marzo, ma il 19 marzo del 1911. La data fu scelta per commemorare la rivoluzione del 1848 a Berlino – il giorno prima, il 18 marzo, era dedicato ogni anno agli “eroi caduti di marzo”.

In Germania, vennero stampati e distribuiti due milioni e mezzo volantini che esortavano la partecipazione alla Giornata della donna. Die Gleichheit lanciò il proprio appello: “Compagne! Donne e ragazze lavoratrici! Il 19 marzo è il vostro giorno. È un vostro diritto. A sostenere le vostre richieste c’è la socialdemocrazia, il lavoro organizzato. Le donne socialiste di tutte i paesi sono solidali con voi. Il 19 marzo dovrebbe essere il vostro giorno di gloria!”

Con il grido di battaglia “Avanti verso il suffragio femminile”, più di un milione di donne – soprattutto, ma non solo, donne dell’SPD e dei sindacati – scesero in strada in Germania, chiedendo l’uguaglianza politica e sociale. Organizzarono “assemblee politiche popolari pubbliche” – quarantadue nella sola Berlino – dove discussero i problemi che riguardavano le loro vite.

In tutto il mondo, le lavoratrici si presero un giorno per sé. Nel 1911, le lavoratrici di Stati Uniti, Svizzera, Danimarca e Austria scelsero l’8 marzo come Giornata della donna. Le loro controparti in Francia, Olanda, Svezia, Boemia e (fondamentale) Russia presto si aggiunsero alla lista di celebranti.

Festeggiare la Giornata internazionale della donna l’8 marzo si consolidò come una pratica mondiale nel 1914. Una famosa insegna decorata con le parole “Giornata della Donna / 8 marzo, 1914 – Avanti con il suffragio femminile”, in cui una donna vestita di nero sventola la bandiera rossa, commemora l’evento. In Germania – presa dall’isteria che portò alla Prima Guerra Mondiale – la polizia proibì che il manifesto venisse appeso o distribuito pubblicamente. La quarta Giornata internazionale della donna si trasformò in un’azione di massa contro la guerra imperialista che sarebbe scoppiata tre mesi dopo.

Tre anni dopo, l’8 marzo acquistò un nuovo significato, quando la Rivoluzione di Febbraio scosse la Russia (il 23 febbraio nel calendario giuliano è l’8 marzo del calendario gregoriano). Le lavoratrici russe giocarono un ruolo fondamentale nella rivolta. Nonostante l’opposizione di tutti i partiti, compresi i Bolscevichi, trasformarono la manifestazione per la Giornata internazionale della donna in uno sciopero di massa che coinvolse tutta la classe operaia di Pietrogrado e diede vita alla Rivoluzione russa.

Cosa provocò la guerra

La guerra esplose nell’agosto del 1914, inaugurando una nuova era nello sviluppo del Movimento internazionale delle donne socialiste.

Tutta la Seconda Internazionale – e di conseguenza anche il Movimento internazionale delle donne socialiste – si spacco sui confini nazionali, soccombendo allo sciovinismo. In Germania, l’SPD (e il suo affiliato, la Commissione generale dei sindacati) adottò una politica di “pace sociale”, rendendo le manifestazioni critiche “verboten”. Coloro che violavano il divieto e celebravano pubblicamente la Giornata internazionale della donna erano oggetto di repressioni per mano del governo e della polizia.

All’inizio del novembre 1914, Clara Zetkin pubblicò un appello “Alle donne socialiste di tutti i paesi”, dove si espresse con forza contro la guerra e a favore di azioni di massa per la pace. Nell’ambito di questa sua opposizione all’imperialismo, Zetkin convocò la terza e ultima Conferenza delle donne nell’aprile del 1915. (Lenin accompagnò la delegazione bolscevica, che comprendeva sua moglie Krupskaya e Lilina Zinoviev).

Mentre la guerra imperialista andava avanti attorno a loro, dalla conferenza uscì il grido di battaglia internazionalista: “Guerra alla guerra”. Ma l’opposizione al militarismo scarseggiava. Tornata in Germania, Zetkin fu arrestata per aver distribuito il manifesto illegalmente.

Un promemoria annuale

[….] La seconda Conferenza internazionale delle donne comuniste, presieduta da Zetkin e tenutasi a Mosca nel 1921, proclamò che, in futuro, la Giornata internazionale della donna sarebbe stata celebrata in tutto il mondo l’8 marzo.

Da allora, i festeggiamenti per la Giornata internazionale della donna si sono tenuti l’8 marzo nei vari paesi del mondo – un promemoria annuale del potenziale rivoluzionario delle lavoratrici.

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