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Le primarie del Pd, un’occasione per cambiare questo partito e non solo

Le primarie del PD per eleggere, con ritardo, il nuovo segretario, ad un anno dalla pesante sconfitta delle ultime elezioni politiche, sono un momento importante per il futuro di questo partito ma per la stessa sinistra italiana.

Troppo tempo per decidere il congresso e troppi individualismi hanno pregiudicato una discussione che poteva e doveva coinvolgere quanti sono preoccupati per le sorti di questo partito anche come ex elettori e militanti. Un partito che è considerato ancora lontano da una capacità di rappresentare i bisogni e i sentimenti di cambiamento, di giustizia, emersi a seguito di una globalizzazione non controllata e di scelte di politiche economiche e sociali portati avanti anche da governi che lo hanno visto coinvolto.

Sono tra quelli che sperano che l’esito finale di questo congresso che si conclude domenica con il rito delle primarie possa riaprire una prospettiva di dialogo a sinistra. C’è, al netto di perduranti faziosità e rancori personali, una domanda di unità tra tanti elettori e militanti di sinistra a cui ognuno ha il dovere di dare una risposta con nuovi strumenti e sedi di confronto e di iniziativa.

Un anno fa tutte le forze che si richiamano alla sinistra hanno subito la più pesante sconfitta della loro storia. La subì, innanzitutto, il PD ma anche Liberi e Uguali che nacque con l’ambizione e con una certa dose di politicismo per intercettare i delusi delle politiche del PD, gli astenuti, gli orfani di sinistra. Sconfitta di tutti. E su questo poco e tardi si è riflettuto.
Sulle ragioni della sconfitta e sulla conseguente deriva sovranista e di destra che è stata impressa al Paese è prevalsa una reazione infantile e la sopravvivenza di un ceto politico inadeguato e privo di umiltà oltre che di pensieri lunghi. Ancora rancori che accecano lucidità e intelligenza politica.

Chiudere con questo, tirare una riga con il passato riconoscendo errori di valutazione, di autosufficienza e di arroganza di potere è un passaggio necessario per dare una risposta alla domanda di unità e di ricostruzione di un campo ampio che sappia far dialogare per renderlo attrattivo e interessante per le nuove generazioni, oltreche indispensabile per sconfiggere una destra che si fa sempre più aggressiva.

Con le primarie il Pd è chiamato a dare la sua risposta come altri hanno il dovere di dare la loro alla domanda di unità e per avere una agenda politica nuova costruita su democrazia, lavoro, uguaglianza, diritti, accoglienza. Idee forti per ridare alla sinistra il ruolo che ha ormai perduto. E tra queste idee io ne vedo una vecchia, Socialismo e una nuova, Ambientalismo.

Tra i candidati alla segreteria del Pd e che le primarie di domenica sceglieranno, Nicola Zingaretti mi sembra quello più consapevole e interessato a chiudere con il passato, a “voltare pagina”e a portare fuori il Pd dalle secche dei posizionamenti personali o di corrente, delle tifoserie dei mediocri e dei beneficiati, della dialettica interna intesa non come confronto collettivo ma solo tra chi è a favore o contro qualcuno.

Spetterà a chi parteciperà alle primarie decidere il futuro del Pd.
Sono tra quelli che hanno lasciato il Pd qualche anno fa, non ho rancori e rimpianti ma mi metto tra coloro che vogliono lavorare ancora, da semplice militante e apolide di sinistra, alla ricostruzione di un campo ampio e inclusivo, su idee nuove e pensieri lunghi, per riunificare quello che si è diviso nel corso del tempo. E nel Pd mi auguro che vinca chi vuole lavorare con più determinazione per un progetto simile.

Per coerenza e per rispetto di procedure altrui non parteciperò alle primarie di domenica anche se rimango molto interessato al loro esito e spero che a vincere sia la consapevolezza di questo partito dell’urgenza del cambiamento e della rottura con il passato recente e non.

L’Italia ha bisogno di una sinistra capace di riaprire un dialogo e un rapporto unitario con la società, con il mondo del lavoro e con quanto di nuovo in esso si muove a partire dalla Cgil di Landini. La politica gridata sui social e senza rapporti con la realtà è destinata ad esaurirsi così come la politica intesa come manovra, come occupazione, distribuzione e gestione di potere non ha futuro. Di questa politica una parte della sinistra è stata protagonista e alla fine ne è diventata la vittima principale. È urgente mettersi dietro le spalle questa politica per creare nuovo impegno e per riannodare le fila della ricostruzione della nuova connessione sentimentale con il popolo italiano, condizione questa necessaria per riunificare quello che si è diviso nel corso del tempo.

Carmine Dipietrangelo è Presidente di Left Brindisi

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