Manifestazione Pd

Le prossime sfide del Pd

Dopo la complessa vicenda del referendum del 17 aprile e i preoccupanti problemi giudiziari di alcuni suoi dirigenti locali ed esponenti del governo, il Partito Democratico si trova ad affrontare, con più difficoltà del previsto, la partita delle amministrative, prima di arrivare alla sfida finale di ottobre sul referendum costituzionale.

Presto si comincerà a capire la tendenza e, dal risultato delle amministrative, avremo con maggiori certezze il polso della situazione. Si voterà in città come Torino Milano, e il Presidente del Consiglio testerà sostanzialmente la credibilità del riformismo messo in campo e la validità delle manovre economiche dopo il jobs act, gli 80 e i 500 euro, e le manovre in tema fiscale su ImuIres e Irpef.  In queste due città, cuore pulsante dell’economia italiana, la situazione non è rosea come si prospettava solo fino a qualche settimana fa: a Torino il sindaco uscente e ricandidato Piero Fassino, che sembrava destinato ad una corsa senza ostacoli li sta, al contrario, trovando strada facendo (la sfida con il M5Stelle  si prospetta sorprendentemente più complicata), mentre a Milano, sondaggi alla mano, il candidato del centrodestra Stefano Parisi avrebbe rimontato il gap iniziale e si starebbe delineando una battaglia all’ultimo voto col candidato del Pd Beppe Sala, uscito vittorioso dalle primarie.

Il manifesto che annuncia l’iniziativa in programma il 30 aprile a Milano, alla Casa della Cultura, alle 18, che vedrà protagonisti Enrico Rossi, Pierfrancesco Majorino e Francesco Laforgia che discuteranno di “Sinistra e partito, nostalgia o voglia di futuro”?

Sarà interessante, in proposito,  l’iniziativa di sabato 30 aprile di Enrico Rossi a Milano,  in cui discuterà dei profondi cambiamenti della Sinistra insieme a due importanti protagonisti della politica milanese: il deputato Francesco Laforgia e il capolista del PD alle amministrative Pierfrancesco Majorino. Dopo che Enrico Rossi, alle 16.30, alla Festa delle famiglie Arcobaleno, avrà incontrato Beppe Sala e lo stesso Majorino. Nell’incontro alla Casa della Cultura  si dibatterà del rapporto che intercorre oggi tra le parole sinistra e partito, sinistra e governo, Sinistra e contemporaneità, ma che avrà come sfondo chiaro la difficile e importante sfida della città, per non riconsegnare Milano ai conservatorismi e al passato e consentire di prolungare il progetto di cambiamento iniziato con l’amministrazione Pisapia.

Dal Nord al Sud: a Napoli e Roma la situazione si mostra davvero difficile. Nel capuologo partenopeo appare complicatissima la sfida della candidata del Pd Valeria Valente al sindaco uscente Gianni De Magistris e al candidato del centro destra  Gianni Lettieri (nonostante si sia chiusa in maniera pacata la disputa con Antonio Bassolino); a Roma, invece, alla luce di mafiacapitale e per i postumi del drammatico divorzio PD-Marino, anche la corsa del candidato democratico Roberto Giachetti appare molto in salita. Una campagna elettorale, quella romana, tra le più confuse  ed incerte degli ultimi tempi. Appena ieri, Silvio Berlcusconi, ha deciso di scaricare Guido Bertolaso per appoggiare Alfio Marchini.  Visto il panorama politico complesso e in continuo cambiamento, sarà certamente la partita più aperta e strana delle amministrative.

All’appuntamento delle amministrative si arriva con addosso i veleni interni che hanno caratterizzato il referendum del 17 aprile, quando si è giocata una partita aspra al limite tra un normale referendum su un tema concreto e una grave strumentalizzazione di un istituto democratico, quello referendario. Cosa ci dicono i risultati che abbiamo sotto gli occhi? Prima di tutto la partecipazione. Vale per tutti i partiti, ma la tendenza è abbastanza chiara all’interno del Partito Democratico: il 70% degli elettori del PD non è andato a votare (più o meno la stessa percentuale che Matteo Renzi ha preso al congresso che lo ha incoronato Segretario).

Notiamo, con amarezza, che lo spettacolo messo in campo da alcuni dirigenti del PD dimostra che, prima ancora della scomparsa dei partiti tradizionali come strutture organizzate, si sta evidentemente perdendo e si è profondamente modificato il senso di comunità e di far parte dello stesso partito: i vincitori irridono con un tweet gli sconfitti (loro stessi compagni di partito), dimostrando di non saper vincere e gli sconfitti dimostrano, dai toni utilizzati, di non essere ancora capaci di saper perdere.

Nella foto: Matteo Renzi insieme al candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti

E’ evidente che in tutto questo il tema della politica energetica di questo paese e la necessità impellente di una riconversione totale e progressiva verso le energie rinnovabili é passata in secondo piano e dovrà essere seriamente ripresa in mano in futuro.

Quando si saranno concluse, in ordine, la partita delle amministrative e quella del referendum istituzionale, sarà il momento di concentrarsi su alcuni dati, chiari e preoccupanti: la disoccupazione giovanile (in Italia siamo al 39,1%), la crescita economica (i numeri dimostrano che senza il Quantitative Easing il 2015 per l’Italia si sarebbe chiuso in deflazione) e la questione morale (non sono più prorogabili le leggi sul conflitto di interessi e sulla trasparenza delle lobby, oltre che una chiara e incisiva lotta alla corruzione), il Governo infatti pare ancora troppo tentennante su Sud e Criminalità e i fatti lo dimostrano.

LE VIE D’USCITA – Le vie d’uscita a tutto questo a cui abbiamo accennato sono due,  a seconda di come verranno affrontati i problemi citati e le battaglie in atto: o l’Italia riuscirà a rinnovare il degradato sistema politico e a far ripartire il sistema economico del paese, oppure ritorneremo nell’instabilità politica e nella recessione economica.

Le “armi” per far sì che questo cambiamento avvenga sono due: iniziare ad ascoltare e a pensare ad un riscatto delle giovani generazioni, di quella generazione Erasmus fatta di ragazzi che hanno il cuore nei paesi di origine e la testa nel mondo, a quei ragazzi che Mario Draghi, in una recente intervista,  definisce impietosamente “generazione meglio istruita, generazione perduta” e, in conclusione, al di la di tutti i politicismi e i tatticismi possibili, evitare di consegnare ancora una volta le chiavi della modernità a chi non è in grado di governarla.

 

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