Foto Vincenzo Livieri - LaPresse 
24-08-2016 - Roma - Italia 
Cronaca
Trema il centro Italia. Alle 3.30 di questa notte si è registrata una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.0 a 4 chilometri dalla superfice e con epicentro ad Accumoli, in provincia di Rieti nel Lazio, a pochi chilometri, equidistante, tra Norcia e Amatrice
Nella foto: le immagini di Amatrice distrutta

Photo Vincenzo Livieri - LaPresse 
24-08-2016 - Rome -  Italy
News
The central Italian town of Amatrice was badly damaged by a 6.2 magnitude earthquake that struck early on Wednesday, with people trapped under the rubble, the town's mayor said.

Le tre R dell’autunno: ricostruzione, rilancio, referendum

Le tre R di questo autunno: ricostruzione, rilancio, referendum. Queste tre parole caratterizzeranno il vocabolario dell’autunno che sta per iniziare.

La prima R, ricostruzione. Il dramma del terremoto nel centro Italia ha messo in primo piano il tema della ricostruzione, riproponendo tutti i limiti di una politica pubblica che non si cura della prevenzione. Qualcuno si permette persino di andare in televisione a raccontare che grazie ai terremoti si rilancia il PIL e si fornisce un’occasione al settore dell’edilizia. La ricostruzione infatti può avere due volti. Quello degli sciacalli e degli approfittatori che vedono nell’improvviso arrivo di denaro da spendere in fretta un’occasione d’oro per fare affari e quello della buona amministrazione, quella che nel dramma della calamità naturale modifica strutturalmente le regole con le quali si fanno i controlli sugli edifici e prepara delle rigide griglie sulle quali far arrivare al momento giusto e nel posto giusto le risorse destinate alla ricostruzione. Quest’ultimo approccio ha un volto, in particolare: quello di Vasco Errani. L’uomo che giustamente il Governo ha richiamato in servizio per affrontare la ricostruzione dopo il terremoto del centro Italia, colui che ha saputo governare con intelligenza e ragionevolezza la ricostruzione di interi paesi dopo il sisma emiliano del 2012 e che ha guidato un sistema di enti locali nel difficile rapporto con la disperazione dei tanti che hanno visto crollare la propria casa o il proprio luogo di lavoro. In questo autunno vedremo se la scelta del commissario Errani porterà con sé anche un approccio diverso al tema della ricostruzione e saprà archiviare definitivamente la pessima cronaca delle ricostruzioni in Abruzzo, nel Belice o in Irpinia.

La seconda R, ripresa. Durante le vacanze gli italiani si sono sentiti dire che le scelte messe in atto sino ad oggi dai diversi governi che in questi anni hanno legittimato la loro stessa esistenza sulla necessità di affrontare la crisi economica nonostante l’assenza di un mandato elettorale chiaro, non hanno avuto gli effetti sperati. L’economia italiana è in piena stagnazione, con una crescita stimata che è pari alla metà di quanto era stato previsto dal Governo per il 2016. La riduzione di alcune imposte (la TASI in primis), i bonus una tantum, la annunciata riduzione dei costi dello Stato fatta con il riordino delle province, non hanno sortito gli effetti sperati. Ugualmente sembra essersi fermata la crescita delle nuove assunzioni che a questo punto – come denunciato in anticipo dalla CGIL – non può che essere attribuita al temporaneo intervento pubblico sviluppato con gli incentivi.
Non si può pensare che il paese possa avere nuovamente fiducia nelle proprie possibilità se non si interviene chiedendo di più a chi di più può dare. Nessuna manovra fiscale che mantenga inalterati gli equilibri esistenti tra la parte più ricca della società e quella più in difficoltà, è destinata a risollevare i consumi e migliorare il benessere del paese. Trovarsi 80 € in più in busta paga per poi dover pagare più ticket di prima per le visite mediche, non è una manovra che aiuta la ripresa dei consumi. Ridurre le tasse ai proprietari di abitazioni di lusso, non aumenta i loro consumi e scarica i costi delle mancate entrate sui bilanci dei Comuni e sull’imposizione fiscale che tocca i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Nella seconda R, quella della ripresa dell’economia, deve quindi entrare necessariamente un’altra R: quella della redistribuzione. Altrimenti il risultato sarà il perdurare della stagnazione ed il ritorno ad una fase di commissariamento della politica del nostro paese.

La terza R, il referendum. Se si fa una chiacchierata con molti iscritti ed elettori PD, se si ha modo di capire l’opinione di tanti che ci hanno sempre votato, si comprende che l’adesione al SI è tutt’altro che monolitica. C’è un elettorato tranquillo, che non sceglie in base agli umori di D’Alema e che non ha come obiettivo la caduta del Governo, che è molto critico su questa riforma e potrebbe votare NO perché non è convinto delle scelte che sono state fatte. Sembra che il timore di perdere stia scatenando un conflitto senza precedenti con una fetta del nostro stesso elettorato e che stia venendo meno – forse non casualmente – la capacità tenere insieme il Partito ed avere rispetto verso interlocutori che sono parte, da sempre, della nostra storia. Il Senato non viene davvero abolito, superiamo il bicameralismo perfetto per entrare in quello caotico (dove le due Camere si faranno la guerra tra loro per decidere le competenze dell’altra). Questa riforma, come quella elettorale la cui validità è ancora sotto la spada di Damocle della sentenza del prossimo ottobre, sembrano essere scritte pensando ad un paese governato dal PD e da Renzi per i prossimi 20 anni. Che cosa avverrà se il Senato delle regioni sarà a maggioranza PD e le elezioni le vincerà qualcun altro? C’è chi crede davvero che la forza politica che ha uno dei due rami del Parlamento non farà di tutto per ridimensionare la forza dei propri avversari sollevando eccezioni di costituzionalità? Avere dei dubbi su questa riforma non significa essere un nemico del Partito Democratico e temo che una parte di chi continua con violenza verbale e politica a sostenere questa cosa abbia in testa altro: costringere la minoranza ad andarsene. Ci si dimentichi una cosa: comunque vada a finire, dal lunedì successivo al referendum ci sarà un risultato e tutti lo dovremo rispettare. La sfida è arrivare a quel giorno ed ai mesi successivi con un PD unito e capace di vincere le elezioni.

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