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L’esercito iracheno ha il «pieno controllo» di Kirkuk

Le truppe del governo iracheno sono entrate oggi nella città di Kirkuk, prendendone il «pieno controllo».

I comandanti iracheni hanno ordinato l’operazione in seguito al referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno tenutosi il 25 settembre. Questa votazione ha notevolmente aumentato le tensioni nella regione.

«L’avanzata irachena», scrive Adriano Sofri su Il Foglio, «è stata tenuta in scacco all’inizio, finché non è stato chiaro che i capi di una parte ingente delle forze militari del Puk, il partito egemone di Suleymanyah e Kirkuk, avevano concordato di disertare il confronto. È la fazione legata alla famiglia Talabani, opposta a quella di Ali Rasul Kosrat, il vicepresidente e veterano che con le sue divisioni di peshmerga è rimasto solo a tenere il campo. Ne è venuta una sproporzione pesante fra i contendenti – la Forza 70 del Puk, quella che è stata ritirata dai suoi capi, ha il miglior armamento – e soprattutto un tracollo di quello che si chiama il morale delle truppe». La ritirata sarebbe avvenuta in seguito a un accordo con l’esercito iracheno.

Da Erbil il Partito Democratico Kurdo di Barzani ha mandato a Kirkuk i suoi peshmerga, «ma intanto – scrive sempre Sofridalle postazioni disertate le truppe irachene avevano potuto avanzare, a Tuz Khurmathu (dove si svolgono gli scontri più duri) e in altri punti del vastissimo confine», conquistando punti strategici. Il complesso industriale al confine est di Kirkuk, una centrale elettrica, una raffineria adiacente ai giacimenti petroliferi fuori dalla città e l’aeroporto militare a ovest della città. Le forze governative hanno, in seguito, preso il controllo dell’ufficio del governatore di Kirkuk, Najmaldin O. Karim. L’edificio era vuoto al momento dell’ingresso dei soldati di Baghdad. Il governatore – che si era rifiutato di lasciare l’incarico quando gli era stato imposto di dimettersi per l’appoggio dato al referendum indipendentista – non era presente. Parrebbe aver lasciato Kirkuk per Erbil, la capitale della regione autonoma.

Le truppe irachene, entrando nella città, hanno rimosso una bandiera curda da una grossa statua dedicata a un combattente peshmerga e hanno issato una bandiera irachena. Hanno fatto lo stesso attraversando la città. L’indicazione è venuta direttamente dal primo ministro iracheno Haider al-Abadi.

Il leader della regione autonoma del Kurdistan, Massoud Barzani del PDK, ha promosso il referendum e incluso aree la cui sovranità è contesa, compresa la provincia di Kirkuk con i suoi giacimenti petroliferi. Le forze di sicurezza curde leali al suo principale rivale politico controllano molti dei punti strategici di Kirkuk e nei giorni scorsi emissari di Baghdad hanno lavorato per negoziare il loro ritiro.

Il commando generale dei peshmerga a Erbil ha dichiarato che le milizie sciite hanno preso parte alle operazioni nella provincia di Kirkuk, una «plateale dichiarazione di guerra contro la nazione del Kurdistan». In una dichiarazione di oggi pomeriggio, la coalizione guidata dagli americani ha specificato di non sostenere nessuna delle due parti a Kirkuk.

Wista Raool, comandante delle forze peshmerga del PUK a sud di Kirkuk, ha spiegato che il partito stava cercando di restituire i giacimenti petroliferi al governo federale e ha accusato Barzani e il suo partito di «rubare» il petrolio dal governo iracheno. Molti membri del PUK si sono opposti al referendum in quanto era promosso da Barzani.

A Nord-ovest della città, vicino ai giacimenti che i curdi controllano dal 2014, i combattenti peshmerga del PDK sono rimasti al loro posto. Kamal Karkokly, comandante delle forze locali, ha dichiarato che i suoi combattenti non si arrenderanno. «Abbiamo abbastanza armi. Possiamo combattere finché vogliamo».

Fonti: The New York Times | Conversazione con Adriano Sofri | Al Jazeera

(Foto: Reuters)

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