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L’inchiesta in Campania. Il mito dell’efficienza e l’opacità del familismo amorale

La telenovela del traffico illecito dei rifiuti in Campania, l’intreccio perverso tra degenerazioni corruttive ed appetiti dell’economia illegale non è mai tramontata, il clamore efficientista naufraga sui conflitti di interesse di stampo familistico.

Le ecoballe, nonostante le roboanti promesse, non sono state mai rimosse. I veleni finiscono sempre sotto terra. Le scorie tossiche continuano a bruciare. Chi contrasta, il Sistema-Campania, non ha mai avuto dubbi. Chi denuncia lo schiamazzo propagandistico, attraverso un puntuale dovere di cronaca, lo stigmatizza con feriale rigore. Ora è tutto documentato. Si pre-annuncia una indagine che promette clamorosi sviluppi.

Prima di una seria valutazione sull’inchiesta penale che vede coinvolti politici, affaristi e clan, bisogna affermare con forza, il fallimento di un Governo e di una Giunta Regionale che avevano garantito la soluzione del problema in pochi mesi. Invece?

Matteo Renzi, fedele interprete dell’uomo solo al comando, aveva sostenuto la necessità di collocare un uomo forte del Pd alla guida della Campania. Primarie fatte di voti moltiplicati ed il sostegno di uomini della peggiore destra, avevano spianato la strada ad un personaggio che, solo ad una politica degenerata, non crea imbarazzo.

Tutti sanno, soprattutto a Salerno, che le amministrazioni da lui dirette, ad una disamina puntuale di una sana amministrazione, hanno poca luce e molte ombre, molta pubblicità e poco efficienza, molte incompiute e poche realizzazioni, tanti affari e scarsa trasparenza.

Un video di Fanpage in queste ore, documenta che in Campania si continua a sversare rifiuti pericolosi. Fanpage aveva già documentato, senza conseguenze, i brogli alle primarie Pd a Napoli.

Dobbiamo essere grati, difendere e tutelare giornalisti coraggiosi che, incuranti dei pericoli ed eticamente motivati al servizio di una corretta e democratica informazione, hanno consentito all’intero Paese, di sapere come funzionano gli affari sporchi in Campania.

Se avessero iniziato questa attività venti anni fa, a partire da Salerno, forse, non saremo in questa situazione.

Perché tra prove distrutte, autorizzazioni negate, inchieste parziali e qualche distrazione dei poteri di controllo, si è consentito di radicare ed estendere, in Campania, un sistema di potere che, due giovanissimi giornalisti salernitani, Andrea Pellegrino e Marta Naddei, non a caso e non superficialmente avevano denominato come “Sistema Salerno”. Ora il modello si è spostato a Napoli e si è unificato con quello casertano. Tocca alla magistratura napoletana andare fino in fondo ed accertare la verità dei fatti, anche se i video in possesso di Fanpage sono difficilmente contestabili.

Inquieta, non poco, il silenzio dei vertici Pd. Possibile che nessuno avverte la necessità di chiedere scusa ai campani per aver raccontato balle sulle “ecoballe”? E le campagne pubblicitarie, pagate con fondi pubblici, per la fine degli affari sui rifiuti e sul nuovo modelle di differenziata? Nessuno si chiede come mai, ad occuparsi di appalti regionali, con finanziamento del Governo, debba essere un assessore comunale di Salerno? Il figlio/assessore del padre/presidente?

A Salerno forse, qualcuno si è assuefatto a pratiche di dubbia legalità. Ma non può essere sempre cosi.

Noi, voci isolate fino a qualche anno fa, oggi, leggiamo notizie sulle prime pagine nazionali. Da un pò di tempo.

Ma il gruppo dirigente del Pd non legge i giornali e non vede i video.

Sono ancora in tempo, anche per qualche timido ravvedimento. Non si lascino nelle stesse mani i grandi appalti sui rifiuti e sulle bonifiche.

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