Giuseppe_Conte1

L’informativa di Conte al Senato. Una maggioranza sbrindellata aggiunge confusione a confusione. Mozione di sfiducia a Salvini del Pd

Forse più che dall’assennato discorso sulle vicende degli incontri di Salvini e Savoini a Mosca del presidente Conte, la giornata è stata contrassegnata dal sommarsi delle diverse maleducazioni. Soprattutto nella maggioranza, ma anche tra le forze di opposizione. Naturalmente spicca quella del capo della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che in Parlamento non si è fatto vedere, avendo, proprio per quell’ora convocato una riunione sulla sicurezza al Viminale. Ma non sono stati da meno i rappresentanti dei 5 Stelle, che sono usciti dall’aula quando il presidente del Consiglio ha iniziato a parlare, vuoi per marcare la propria insoddisfazione sulla decisione di andare avanti con la Tav, sia per evidenziare che chi avrebbe dovuto spiegare le questione connesse a Moscopoli era Salvini e non Conte.

Nè certamente è stato un bello spettacolo quello svoltosi all’interno del Pd con l’ex segretario Renzi che prima ha rivendicato di voler illustrare lui la posizione del partito e poi, dinanzi alle perplessità sollevate da una buona parte di senatori, ha rinunciato a farlo rinviando al consueto messaggio on line di fine serata.

Insomma, questo è lo spettacolo offerto da chi inneggiando al cambiamento pratica soprattutto l’antipolitica. Il Pd, comunque, presenterà la sua mozione di sfiducia individuale nei confronti di Salvini. Lo ha confermato il segretario Nicola Zingaretti, osservando: “Sono giorni che chiediamo al ministro Salvini di dire la verità e di venire a dirla in Parlamento: oggi Conte ha ammesso che da Salvini non ha avuto nessuna notizia”.

In questo quadro il presidente del Consiglio ha pronunciato un discorso accorto e dignitoso, da un lato spiegando che quanto accaduto non avrebbe necessariamente portato alla crisi: “Non ci sono – ha detto – elementi che possano incrinare la fiuducia che nutro nei singoli membri del Governo“. Poi, però, non ha fatto finta di niente e si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. E allora ha aggiunto che “in futuro agli incontri bilaterali di singoli ministri dovranno partecipare solo persone accreditate dal Governo tenute, peraltro, alla riservatezza“. E, visto che c’era nella sua ricostruzione dei fatti, Conte si è attenuto a quanto appreso dagli uffici e da essi ricostruito, anche perchè “dal ministro competente non ho ricevuto informazioni“.
Naturalmente il presidente del Consiglio ha anche più volte ribadito che la politica estera italiana è quella delle tradizionali alleanze con la Ue e con la Nato e che a garantirle provvedono lo stesso presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri. A ciascuno il suo, quindi.

C’è, tuttavia, una significativa parte istituzionale nelle parole di Conte: la nostra democrazia, ha tenuto a sottolineare, vede e continua a vedere al centro del sistema il rapporto e il dialogo tra Governo e Parlamento; e anche per questo, “se ci sarà una crisi, questa dovrà passare per il Parlamento“. Cose scontate? Fino ad un certo punto. Visto che sono in netta contrapposizione con quella brutta abitudine di screditare le istituzioni parlamentari che alberga non soltanto nella Lega e nei Cinque Stelle.

L’impressione è che Conte, da un lato, abbia fatto un compitino preciso per evitare la crisi subito. Ma, dall’altro, non escluda affatto di poter essere ancora utile alle istituzioni in un eventuale non ravvicinatissimo dopo-crisi. Per questo non ha sottovalutato affatto quanto accaduto negli alberghi moscoviti (pochi giorni or sono il presidente del Senato aveva, inopportunamente ridotto il tutto ad un rincorrersi di gossip e pettegolezzi) e, messe da parte le insegne dell’avvocato del popolo, si è collocato come l’uomo della centralità del dialogo tra Governo e Parlamento.

Naturalmente in queste ore continuano a rincorrersi, con toni, talvolta minacciosi, interpretazioni e polemiche sui social. E non è mancato neppure chi nell’aula del Senato (tale Romeo capogruppo della Lega) ha provato a inserire anche l’argomento (?) Bibbiano. Come dire: O tempora o mores! La crisi forse non ci sarà, ma la politica è lontana.

Foto in evidenza: Il premier Giuseppe Conte

Commenti