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L’irresponsabile e scomposto attacco di Di Maio, e (probabilmente) Casaleggio, a Conte. Governo in bilico

Sembrava andare se non benino, normalmente. E tutto lasciava intendere che, se non nel fine settimana, almeno lunedì Giuseppe Conte avrebbe potuto salire al Quirinale per sciogliere la riserva sulla formazione del Governo. Invece da Mattarella il presidente incaricato, sia pure informalmente, è dovuto andare a consultarsi oggi: per capire se era il caso di andare avanti, dopo l’attacco alzo zero sferratogli dal “capo politico” (così si è autodefinito) del movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio. Quello stesso Di Maio che aveva voluto per avviare la trattativa con il centrosinistra che non ci fosse alcuna pregiudiziale su Giuseppe Conte. E anche su quel venir meno di quelle riserve diessine il presidente della Repubblica ha affidato l’incarico.

Poi sono cominciate le trattative per mettere a punto programma e struttura. E qui il contrordine dell’ex vice presidente del Consiglio del governo giallo verde. La trattativa, ha spiegato, non può partire se non si comincia dall’accettazione dei 20 punti del programma grillino messo nero su bianco. Nel quale non soltanto si ribadisce la richiesta di tagliare i parlamentari, ma stando sempre alle dichiarazioni di Di Maio, soprattutto la conferma dei decreti sicurezza firmati Salvini.

Come si spiega il repentino voltafaccia? Un modo per chiedere con maggior vigore e con un buon condimento di contenuti, la vicepresidenza del Consiglio per il capo politico? Oppure una forte nostalgia salvinista e una ciambella di salvataggio lanciata all’altro dioscuro che magari non si aspettava questo titpo di sbocco della crisi? Forse c’è anche questo. Ma non solo.

E allora partiamo da un punto: l’attacco del giovane Di Maio non è al Pd, ma soprattutto al presidente incaricato per il peso che questi sembra poter esercitare in una sorta di costituzionalizzazione del movimento, il quale potrebbe diventare un po’ più partito di quanto non sia stato fino a questo punto. Perchè Di Maio può continuare a sbraitare contro il poltronismo degli altri. Ma non può nascondere l’atipicità della selezione politica della classe dirigente del movimento. Una specie di numero chiuso (Casaleggio, Grillo, il capo politico) che decide con il supporto o lo schermo di una piattaforma digitale di proprietà di una ditta privata (la Casaleggio associati) tutte le scelte politiche e non soltanto, cariche di governo comprese.

Insomma, tutto nasce dall’interno del movimento. Nel quale (e questo potrebbe essere salutare) il nome di Rousseau comincia ad essere meno popolare, dopo l’incerto e opaco funzionamento fin qui dimostrato dalla piattaforma omonima. Insomma la leadership di Conte, presidente del Consiglio, potrebbe mettere in secondo piano il peso della piattaforma digitale e di colui che in forza di quella piattaforma reclama ora di essere il capo politico del cosiddetto “non partito“, dove “uno vale uno“, ma un sedicente capo politico può anche mettere in crisi la formazione di un governo.

Fin qui le ragioni dello stallo di queste ore. Stallo che il presidente incaricato ha provato a superare con il colloquio informale con Mattarella. Ed è certamente un fatto che i colloqui tra probabili componenti della maggioranza di governo siano faticosamente ripartiti. Pare dai contenuti (in fondo un programma in 20 punti è talmente vasto da significare tutto e niente). Vedremo nelle prossime ore. Bisognerà andare avanti e svelti, perchè anche la pazienza di Mattarella ha un limite (martedì, mercoledì?) e poi anche il Centrosinistra (Zingaretti in particolare) ha capito che avere paura delle elezioni può essere molto peggio delle elezioni stesse. Come dire per metà della prossima settimana la crisi si dovrebbe risolvere. Con il governo Conte o con un governo elettorale di garanzia.

Foto in evidenza: Sergio Mattarella e Giuseppe Conte

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