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Luigi Pizzolo: Agnelli per Leoni

Il PdR è vivo e lotta insieme a noi. No, no non ci riferiamo al “Partito di Renzi” ma al vero dominus che oggi orienta parte del centrosinistra: Il “Partito della Repubblica”. Non parliamo, ovviamente, della Forma di Governo nata in seguito al referendum del 1946, ma al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Non è un mistero, perché espressamente e più volte richiesto, che la Repubblica spinga Renzi a volgere lo sguardo verso i centristi piuttosto che alla sua sinistra e la potenza di fuoco di quel gruppo editoriale ha annichilito qualche leone del centrosinistra che si è riscoperto agnello. Il suo ruggito si è trasformato in un mesto belato in nome del più grande alibi degli ultimi mesi: l’unità. L’unità per arginare e battere il centrodestra e i grillini. Peccato, però, che il bene supremo funzioni a fasi alterne e a seconda della convenienza contingente di questo o quel presunto leader politico.

Il riferimento è, intuitivamente, alle prossime elezioni regionali in Sicilia e alle posizioni assunte da Renzi, Alfano e, da ultimo, Pisapia dietro cui mal si cela l’abile regia, appunto, de la Repubblica che ha la presunzione di aver individuato e smascherato la strategia di MDP nella battaglia finale scatenata contro il segretario Dem. Si tratterebbe di un piano in tre mosse.

Primo:bombardare il Nazareno, rinfacciando senza tregua l’intesa con Alfano”. Secondo:mettersi all’opposizione del Governo sulla manovra”. Terzo:rosicchiare voti decisivi per costringerli alla sconfitta in Sicilia, favorendo il ribaltone definitivo nel PD”.

Considero tale scenario non solo ridicolo, ma offensivo. E provo a dimostrarlo non con illazioni, perché considero su questo terreno la Repubblica insuperabile, ma con i fatti. Dunque, una delle prime dichiarazioni rese da Giuliano Pisapia all’atto della sua “discesa in campo (progressista)”, e più precisamente in un tweet del 26 gennaio, definisce una possibile alleanza con Alfano un incubo, una follia. Dichiarazione ribadita moltissime altre volte. Ne deriva, per logica e semplice conseguenza, che MDP, che non ha mai fatto mistero della propria pregiudiziale politica ad un’intesa con A.P., rinfaccerebbe a Pisapia stesso e non a Renzi l’improvviso cambio di rotta.

Ma andiamo avanti e sorvoliamo sulle dichiarazioni pre agostane di Renzi sul ministro degli Esteri e della sua capacità, nonostante l’oggettivo potere derivante dai suoi ruoli di governo, di essere a capo di una forza politica che raggiunge percentuali di consenso irrisorie a livello nazionale, ponendo, piuttosto, attenzione a quanto dichiarato da Angelino esattamente un mese fa. “La Sicilia è il luogo dove si può dimostrare che insieme si può vincere, soprattutto si può vincere contro Renzi e contro Grillo”. E ancora: “Attualmente io sono corteggiatissimo come non mai dalla sinistra in Sicilia perché il PD è disperato”. E conclude: “Ho proposto a Miccichè (plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia) di dare la presidenza a noi, così potremo contare di più. In alternativa, se Forza Italia vuole vincere con un proprio candidato governatore che avrebbe bisogno dei nostri voti, deve darci la garanzia che si sia tolta la ‘fatwa’”.

Queste dichiarazioni, come ricordato, risalgono al 27 luglio scorso. Ma si sa, agosto è il mese in cui le trattative di calciomercato diventano frenetiche e anche la politica non fa eccezione in questo senso. E così, il Direttore Sportivo del PD rilancia e, complice il tentennamento del centrodestra, che manco Sabatini e Ausilio messi insieme, non solo toglie la fatwa renziana ma garantisce addirittura una soglia bassissima per l’accesso al Parlamento nella prossima legislatura. Se questi sono i fatti, e lo sono, anziché immaginare fantasiose congiure, ipotetiche notti da lunghi coltelli, false ossessioni nei confronti del PD e del suo leader, non si può molto più banalmente convenire sulla circostanza che c’è chi dice no ad una politica autoreferenziale che tende a garantire la sopravvivenza di se stessa piuttosto che correre il rischio, non necessariamente alto e destinato alla sconfitta, di scelte chiare e coerenti? La decisione di sostenere Claudio Fava, se confermata, è proprio conseguenza di una strategia politica che pone un solo paletto: non ci si può alleare, e meno ancora governare, con forze e uomini che hanno gravissime responsabilità sullo stato di degrado economico, sociale e civile di quella splendida Regione. Quelli che la rottamata Rosy Bindi avrebbe definito impresentabili; ed è proprio su questo che chiediamo un supplemento di riflessione a Pisapia, Orlando e, perché no, a Repubblica. Vorremmo che riflettessero sull’utilità politica e morale di allearsi con personaggi quali Giuseppe Castiglione da Mineo (Catania) sede di un affollatissimo CARA. Affollato non tanto per numero di richiedenti asilo ma per dipendenti, 400, quasi tutti con tessera del NCD in tasca. O Simona Vicari, dimessasi da incarichi di governo per essere stata destinataria, a sua insaputa, di Rolex d’oro. O Giovanni Lo Sciuto, fotografato a sua insaputa, ca va sans dire, con Matteo Messina Denaro.
Nessuno ci convincerà mai che i voti, come la pecunia, non olet.

E se, così… giusto per scherzare e cimentarsi in un esercizio di fantapolitica, qualcuno puntasse all’alleanza con Alternativa Popolare per perdere le elezioni siciliane e poter affermare che: 1. è colpa dei traditori di MDP e con i traditori nemmeno un caffè; 2. Alfano non conta (elettoralmente/politicamente) una mazza e, quindi, le soglie di sbarramento restano alte? Ciò ribalterebbe completamente lo schema di Repubbica, ma è solo fantapolitica. Illazioni.

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